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NATALE E MISTICISMO

Scritto da MadameBlatt

Nel Natale, si nascondono antichi simboli tradizionali, che il mondo moderno non sempre è in grado di conoscere.
Il Natale cade sempre il giorno del 25 dicembre, non è una festa mobile: la ricorrenza della nascita di Cristo fu fissata dalla chiesa nel 440 d.C., per farla coincidere con il Solstizio d’inverno, perchè era la stessa in cui l’Impero romano già festeggiava il “Dies natalis Solis invicti”, cioè il “Giorno di nascita di Mithra”, il Dio identificato con il Sole o comunque in diretta connessione con esso.
Serviva per distogliere l’attenzione dei fedeli da quella festa che, con la sua spettacolarità, riuniva molte persone.

Giorno di nascita di Mithra

Infatti, non si conosce la data esatta della nascita di Gesù.
Quindi si adottò questa data, per sovrapporsi alla festa di Mithra, molto sentita nel mondo romano, perchè molti Imperatori erano iniziati ai Misteri del Dio, ma anche per la posizione calendariale di questo giorno, in stretto rapporto con il Solstizio d’Inverno e quindi con la rinascita del Sole.
E’ molto evidente, pertanto, il significato allegorico del Dio che nasce insieme al Sole.

Gesù Cristo- Louis Royer

Pochi sanno che, intorno alla data del 25 Dicembre, quasi tutti i popoli hanno sempre celebrato la nascita dei loro esseri divini o soprannaturali: in Egitto si festeggiava la nascita del dio Horo ed il padre, Osiride, si credeva fosse nato nello stesso periodo; nel Messico pre-colombiano, nasceva il dio Quetzalcoath e l’azteco Huitzilopochtli; Bacab nello Yucatan; il dio Bacco in Grecia, nonché Ercole e Adone; il dio Freyr, figlio di Odino e di Freya, era festeggiato dalle genti del Nord; Zaratustra in Azerbaigian; Buddha, in Oriente; Krishna, in India; Shing-Shin in Cina.

Bacab

Freyr

Zaratustra

Krishna by fszalai on Pixabay

 

Nel mondo cristiano, a Natale, tradizionale è la preparazione del Presepe, del quale oggi provo a fornire una spiegazione esoterica.
“Presepe” deriva dal latino “praesaepe”, cioè greppia, mangiatoia, ma anche recinto chiuso in cui venivano custoditi ovini e caprini.
Il termine è composto da “prae” (innanzi) e “saepes” (recinto), ovvero “luogo che ha davanti un recinto”.
Nel Presepe, di solito, c’è la grotta in cui il Bambino è deposto nella mangiatoia, tra Maria e Giuseppe, e riscaldato da due animali, l’asino ed il bue; in prossimità della grotta, ci sono i pastori con le loro greggi e gli Angeli.

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Inoltre, in disparte, fino al giorno dell’Epifania, troviamo i tre Magi.
La grotta è un simbolo universale; essa si trova all’interno della terra o di una montagna, quindi è simbolo del Centro del Mondo ed è per eccellenza il luogo della nascita e della rinascita.
Rappresenta il centro spirituale del macrocosmo (l’Universo), poiché il tetto della grotta rappresenta il cielo ed il pavimento la terra.
La grotta significa anche il cuore, quindi è il centro del microcosmo ( l’uomo).
Essendo un “luogo della nascita o rinascita”, la grotta rappresenta anche la figura dell’utero.
Simbolicamente, anche la grotta ha un duplice significato: è il luogo dei morti e la porta degli Inferi.

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Nella grotta, il Bambino è riscaldato dall’asino e dal bue, due tranquille bestie la cui presenza in una stalla è assolutamente normale.
L’asino è un importante simbolo bivalente: è l’animale malefico simbolo di oscurità, ignoranza e morte (per esempio, in India è la cavalcatura del Re dei Morti; in Egitto è l’animale di Seth, il Dio del Caos primordiale, raffigurato proprio con la testa di onagro, l’asino selvatico che vive nel deserto).
L’asino rappresenta a livello microcosmico la sensualità ed i bassi istinti dell’uomo.
Per questo il colore dell’asino è il rosso, colore della bestialità e dell’ira.

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Nello stesso tempo, quest’animale ha un aspetto positivo: è l’asina su cui Cristo entra in Gerusalemme nel giorno delle Palme; e, secondo Pindaro, è il nobile animale che gli Iperborei sacrificano al Sole-Apollo.
Il bue ha un significato positivo, è l’animale pacifico usato nel tiro del carro e dell’aratro, simbolo di bontà e di tranquillità.
Infatti, in India è simbolo della sapienza, che in sanscrito è “go-kara”, il “pascolo dei buoi”.

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Gli Angeli sono un chiaro riferimento all’emanazione dell’Uno, manifestatosi nella caverna nel suo passare dall’unità alla molteplicità.
Il pastore è la guida del gregge degli agnelli e, per tale ragione, è identificato con il Re o il Sacerdote, colui che conduce il popolo, ma su di un livello superiore egli è simbolo del Vegliante, del sapiente che vigila nella notte e conosce il percorso della luna e delle stelle.
Pertanto, sa riconoscere le fasi del tempo, è il nomade che percorre i sentieri della terra, è l’anima nel mondo della materia, alla ricerca della via che la riporterà al mondo celeste da cui è venuta.

Colui che veglia nella notte può ascoltare il richiamo degli Angeli e riconoscere che il Bambino nella mangiatoia è la Via da seguire.
Per questo il pastore è signore degli agnelli, gli animali simbolo per eccellenza dell’offerta sacrificale, il cui nome è simile a quello di Agni, il Dio vedico del fuoco e del sacrificio.
Solitamente, accanto ai pastori intorno al Presepe, ci sono personaggi intenti ai piaceri materiali, tipo l’oste, il mercante, quindi simboli della completa immersione nella materialità, in cui non è più possibile ascoltare la voce degli Angeli.

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Questa, pertanto, è una netta divisione tra “anime che cercano” ed “anime ottenebrate”.
Figure in sottofondo sono i Re Magi: sono tre ed i doni, offerti al Bambino, sono sempre gli stessi, cioè l’oro, l’incenso e la mirra.
I tre doni si ritrovano nella religione ebraica, nel rituale dell’offerta di incenso a Jahweh.
Infatti, la tavola d’oro delle offerte viene prima unta con mirra purissima, e poi su di essa si brucia incenso.


Ognuno dei doni ha però un significato ben preciso: l’incenso è l’aroma che si offre agli Dèi, l’oro è prerogativa dei Re e la mirra è la sostanza che rende incorruttibile il corpo del defunto, preservandolo per l’eternità.
In pratica, il numero 3 si riferisce al triplice stato del Bambino: Dio, Re ed Uomo immortale, quindi rappresenta la certezza della completezza di “essere uomo”.


Astrologicamente, il 25 dicembre rappresenta il momento in cui il sole è appena entrato nella costellazione del Capricorno.
Il Capricorno rappresenta simbolicamente le montagne e le grotte: è appunto nell’oscurità di una grotta (l’interiorità), che Gesù può nascere.
L’approssimarsi dell’inverno corrisponde alla sospensione di molte attività, i giorni si accorciano, le notti si allungano: è il momento della meditazione, del raccoglimento.
Queste attività consentono all’uomo di penetrare nella profondità del suo essere e di trovare le condizioni per la nascita del Bambino.
Inoltre, intorno al 25 dicembre, nella natura vi è la nascita del principio cristico (la luce ed il calore che trasformano tutto).
Nel Medioevo, si credeva che, se si moriva alla mezzanotte della notte di Natale, si andava subito in paradiso.
I bambini nati la notte di Natale, poi, per alcuni avrebbero dovuto avere poteri sovrannaturali, ma per altri, erano invece portatori di un flagello, perché nati lo stesso giorno di Cristo.
Per quanto riguarda l’Albero di Natale, nell’antico Egitto, l’abete simboleggiava la natività. Nell’antica Grecia, l’abete bianco era sacro ad Artemide, che era la dea della Luna, della caccia e delle nascite.

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Inoltre, nel calendario celtico, l’abete era destinato al culto del giorno della nascità del Fanciullo Divino.
Nello stesso tempo, questa scelta potrebbe derivare dal ciocco di Yule, (in inglese, termine arcaico per Natale) associato ad una festa pagana nordica, che durava dodici giorni, il cui ceppo veniva bruciato nel focolare di casa.
Lo scambio dei doni, nel giorno di Natale, dovrebbe derivare da un rito pagano romano, “strenae”, in cui la popolazione si scambiava cibo, monete e pietre preziose, come portafortuna per il nuovo anno. Da qui la parola “strenna” per indicare il dono.

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Chi distribuisce, solitamente, i regali è Santa Claus, in Italia Babbo Natale, che deriva da San Nicola.
La leggenda narra che San Nicola, vescovo di Myra del IV secolo d.C., avendo ereditato molti beni e denari dai suoi genitori, per liberarsene cominciò a fare regali a chi ne aveva più bisogno, trovando gioia nel semplice donare ai bisognosi.
Così nacque questa moderna consuetudine dei doni natalizi.
Tradizionalmente, Babbo Natale arriva con una slitta trainata da renne ma, per esempio, in Australia, dove non c’è mai neve durante il Natale, ai bambini si racconta che egli arrivi con una zattera rimorchiata da alcuni delfini.

Merry Christmas - Vintage
Insomma…ad ognuno il suo Natale e per tutti Pace, Salute, Serenità ed Amore.

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“La speranza è il tappeto magico che ci trasporta dal momento presente nel regno delle infinite possibilità” (H. J. Brown)

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