Viaggiando per il sud Italia, sicuramente avrete notato degli elementi decorativi a forma di boccioli, in vari materiali, posizionati in coppia o singolarmente, alle estremità di finestre, terrazze, balconi, o all’apice dei trulli.
Ne esistono di due tipi: “Pumi” e “Pigne”.
Il termine Pumo molto probabilmente deriva dal latino “pomum” = frutto, ricollegandosi al culto della Dea Pomona, antica divinità romana dei frutti che crescono sugli alberi, dell’olivo e della vite.
La forma del Pumo raffigura quella di un bocciolo che sta per schiudersi, per far fiorire una nuova vita.
E’ circondato da tre foglie d’Acanto (leggi articolo), che simboleggiano l’energia vitale che rinasce a ogni primavera, dando inizio ad una nuova vita , apportatrice di rinnovamento.
Infatti, il Pumo è simbolo di prosperità e di fecondità, ma anche di castità, di immortalità e di resurrezione.
Nella cultura popolare meridionale esso ha anche funzione apotropaica e propiziatoria di buon auspicio in difesa del male.
Nel Salento, si trova questo simbolo sulle facciate dei palazzi signorili, semplici o lussuosi.
Un tempo, in base alla grandezza ed al colore, il Pumo rappresentava il simbolo distintivo della famiglia che abitava nel palazzo, oltre ad essere anche stemma araldico di molte nobili famiglie.
Il Pumo, quindi, porta bene e di solito va regalato per augurare prosperità e felicità.
Infatti, ritenenuto un grande portafortuna, è regalato come buon augurio per chi vive in una nuova casa, o inizia una nuova attività, oppure è donato ogni volta che c’è una nuova nascita.
Oggi è’ diventato un oggetto da collezione e d’abbellimento nell’arredamento.
In Puglia, il Pumo viene realizzato in ceramica smaltata colorata: molto comune è il bianco, ma si trova anche in altri colori, o è anche decorato in molti modi differenti, mescolando assieme motivi barocchi e colori sgargianti.
Il Pumo, usato come ornamento di balconi e cornicioni, generalmente è verde scuro o giallo ocra, e serve per scongiurare il male e Il Malocchio.
Nell’arte antica, un altro degli emblemi più misteriosi è il simbolo della Pigna.
Essa si ritrova tra le rovine babilonesi, egiziane, indonesiane, greche, romane e cristiane, nei disegni delle culture esoteriche (Massoneria, Teosofia, Gnosticismo), alludendo al più alto grado d’illuminazione spirituale.
E’ stata ritrovata, per esempio nelle rovine in pietra di Angkor Wat, in Cambogia, dove enormi torri a forma di Pigna si ergono dalla fitta giungla verso il cielo, con un meraviglioso effetto visivo.

Fontana della Pigna, Rimini
Presso le Terme di Agrippa, a Roma, Publio Cincio Savio ha scolpito il “Pignone”, una colossale statua, che probabilmente decorava originariamente il vicino Tempio di Iside al Campo Marzio, in cui faceva parte di una fontana che gettava acqua dalle punte.
Il suo ritrovamento diede il nome al Rione Pigna, tuttora esistente.
Esistono anche famose reliquie con la stessa forma, tra cui “la Pigna”, raffigurante due pavoni antitetici, che affiancano un’enorme Pigna di bronzo.


Oppure “Il bastone di Osiride” (Museo Egizio di Torino, Italia, 1224 a.C.) rappresentante cobra antitetici, con una Pigna nel mezzo.
La Pigna simboleggia le varie incarnazioni, rappresentando per lo più la “ghiandola pineale” o “Terzo Occhio”, che tutti noi possediamo e, per associazione esoterica, l’atto del risveglio stesso.
In India, la tradizione indù insegna ai seguaci a risvegliare il Terzo Occhio, attivando i loro “7 Chakra”, con l’esercizio Kundalini Yoga.
Questa ghiandola è situata nel centro geometrico del cervello e il filosofo francese Cartesio riteneva che fosse la sede dell’Anima.

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Quindi, la ghiandola pineale assomiglia ad una piccola Pigna, e da questo deriva il suo nome.
Anche il ciclo vitale stesso della Pigna ha in sé un significato esoterico.
Infatti, con la maturazione, la Pigna si apre lentamente per rilasciare i semi maturi.
Ciò è il simbolo della espansione della coscienza, che accompagna l’apertura della ghiandola pineale e il risveglio del Terzo Occhio.
Le Pigne compaiono regolarmente in tutte le decorazioni massoniche, raffigurate in opere d’arte, o pendenti dal soffitto delle Logge e sono scolpite nella pietra degli edifici massonici di tutto il mondo, oltre ad ornare gli strumenti rituali utilizzati dai Massoni.
Ernest Alfred Wallis Budge (egittologo inglese del 1800) notò che in alcuni papiri, che illustravano l’ingresso delle anime dei morti nella sala del giudizio di Osiride, il defunto aveva una Pigna attaccata alla sommità del capo.
I mistici greci, invece portavano un bastone simbolico, la cui sommità superiore era a forma di Pigna, chiamato il “tirso di Bacco”.

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