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AILANTO, L’ALBERO DEL PARADISO

Scritto da MadameBlatt

“So, so you think you can tell
Heaven from Hell?”
-Pink Floyd-

L’Ailanto (Ailanthus altissima), “Albero del paradiso”, è stato introdotto in Italia dalla Cina nel 1760.
Si è naturalizzato in tutto il nostro Paese e viene usato a volte per il rivestimento di pendici detritiche, dato che si propaga rapidamente su terreni di scarico o abbandonati.
Ciò è dovuto alla sua abbondante produzione di polloni, alcuni dei quali spuntano a distanze ragguardevoli dall’albero di origine.
È una specie assai rustica e resistente alla siccità.
Per queste sue caratteristiche è da utilizzare con prudenza, in quanto può diventare una pericolosa pianta infestante in luoghi dove la sua presenza non è desiderata.


Nella riserva naturale del’Isola di Montecristo, per esempio, una delle minacce più gravi della conservazione della vegetazione naturale è costituita dall’Ailanto.
La sua introduzione è dovuta al tentativo di iniziare l’allevamento di un lepidottero chiamato “Sfinge dell’Ailanto” (Atteva aurea), in sostituzione del baco da seta, la cui sopravvivenza in quel periodo era minacciata da un’epidemia.
Il legno dell’Ailanto è bianco e assomiglia a quello dei frassini.
Può produrre una cellulosa di buona qualità, ma non viene utilizzato industrialmente.
In Ticino, l’Ailanto è stato introdotto già nel 1800.
Fra le aree di prima introduzione figura la zona di Biasca, dove gli scalpellini italiani lo hanno impiantato per ombreggiare le cave, data la sua crescita veloce anche in condizioni estreme.

Atteva aurea dell’Ailanto-Ph. JamesDeMers on Pixabay

Secondo l’ingegnere forestale Arnoldo Bettelini, alla fine del XIX secolo la specie era coltivata anche nei giardini della regione Sottoceneri, nel Canton Ticino, per l’eleganza delle sue fronde.
Però le foglie, se stropicciate, emanano un forte e sgradevole odore.
In Cina, l’Ailanto è simbolo dell’elevazione spirituale.
In Europa, forse per lo stesso motivo, queste piante erano un tempo particolarmente diffuse nei piazzali antistanti i conventi e nei giardini delle canoniche.

Henri Rousseau, Le Douanier

Il pittore naif Henri Rousseau, detto “Le Douanier” (1844-1910), era solito raffigurare tra gli Ailanti, le sue tigri e la fauna esotica dei suoi sogni, in isole lontane.
Il nome Ailanto ha due probabili origini; la prima dal francese “ail = aglio” e dal greco “anthòs = fiore”, in riferimento allo sgradevole odore agliaceo emanato dalle foglie, quando vengono stropicciate; la seconda dal vocabolo cinese “Ailanto” che significa “Albero del cielo”, o “Albero del paradiso”.
Nella medicina popolare, l’Ailanto è utile per arginare disturbi legati alla perdita di memoria, incapacità di concentrazione, difficoltà nell’apprendimento e nel ricordare le cose.

Ph. WikimediaImages on Pixabay

È adatto anche in caso di confusione e temerarietà, ovvero eseguire azioni, senza cautela, per contrastare disturbi come forti mal di testa accompagnati da capogiri, vertigini o nausea.
Utile anche nel controllo del grado di ansia ed affaticamento, è in grado di risolvere il problema dell’insonnia.
È utile nel frenare i problemi relativi agli occhi come la congiuntivite, la sensazione di bruciore agli occhi, che causa dolore e visione offuscata a causa di secrezione purulenta; efficace nel trattamento di disturbi nasali come secchezza del naso, congestione nelle narici, starnuti e perdita dell’olfatto.
L’Ailanto è usato anche per disturbi della pelle, dello stomaco, per rimuovere vermi intestinali e tantissimi altri problemi.

Ph. WikimediaImages on Pixabay

Ph. TravelerOnEarth on Pixabay

Nonostante siano tante e preziosissime le sue proprietà benefiche, bisogna ricordare che comunque l’Ailanto è tossico per uomini ed animali, quindi bisogna maneggiarlo con estrema attenzione ed esperienza.
Il suo legno è flessibile e si adatta bene alla produzione di teglie da cucina, importanti nella cucina cinese per la cottura di mantou, pasticcini e riso.
Con un nome come ‘Albero del Paradiso’, sarete curiosi di vedere quali pratiche spirituali circondano l’Ailanto.
Questo albero svolge un importante ruolo simbolico in molte, se non tutte, tradizioni religiose e mistiche, così come importanti rituali di guarigione.

Miele di Ailanto dell’Altopiano Carsico

Chiamato anche ‘Albero della Vita’ è un simbolo diffuso nel Cristianesimo, nel Giudaismo, nell’Islam, un simbolo della ricerca della conoscenza.
I rami simboleggiano una connessione con il cielo e le radici con gli inferi (per questo motivo in alcune zone è chiamato “Albero dell’Inferno”), formando insieme l’intero simbolo della conoscenza.
Proprio come la religione e la spiritualità nella cultura umana, spesso nate da condizioni estreme, così l’Albero del Cielo serve come metafora della resilienza dello spirito, dell’incessante sete di vita e dell’incredibile inventiva della natura, per fiorire anche negli ambienti più estremi.

“Così, così pensi di poter distinguere
il paradiso dall’inferno?”
-Pink Floyd-

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