Nacque un fanciullo dall’amore di Hermes, messaggero degli Dei, ed Afrodite, Dea dell’amore e della bellezza.
Il neonato fu allattato dalle Naiadi nelle grotte del Monte Ida, una montagna sacra situata nella regione della Frigia, in Asia minore.
All’età di quindici anni, annoiato dall’ambiente in cui viveva, cominciò la sua esplorazione del mondo e, desideroso di avventure, egli iniziò a viaggiare.
Un giorno, giunto in Caria, nel territorio di Alicarnasso, si avvicinò ad uno stagno d’acqua limpidissima, in cui viveva una ninfa di nome Salmace.

Ermafrodito e Salmace-Galleria Sabauda
A differenza delle altre compagne, ella disdegnava le attività venatorie e si dedicava prevalentemente alle arti di Venere.
Un giorno, mentre raccoglieva fiori, vide presso la fonte il bel figlio di Hermes e Afrodite, del quale si invaghì all’istante.
Mossa dalla sua natura frivola, Salmace inizialmente provò a sedurlo con le parole che Odisseo rivolge a Nausicaa, poi passò direttamente all’azione, eccitata dall’inesperienza del ragazzo che rifiutava le avances della ninfa, arrossendo.
“O fanciullo, che tanto appari
degno d’essere un Dio, se lo sei, puoi essere Cupido,
o, se sei un mortale, beati quelli che ti generarono,
felice tuo fratello, fortunata in verità
tua sorella, se ne hai una, e quella nutrice che ti porse il seno;
ma di gran lunga più beata e più di tutti la tua sposa,
se ne hai una, o la donna che riterrai degna d’esserlo.
Se hai già fatto la tua scelta, lascia che almeno un dolce desiderio segreto,
sia il prezzo della mia fiamma; e se la tua mano puoi concedere ancora,
oh, possa io essere la tua sposa ed esaudire tutti i miei desideri!”
(Ovidio, Metamorfosi Libro IV)

Jean François de Troy
Salmace, ormai in preda alla passione, tentò in più modi di gettarglisi al collo, ma la minaccia del contatto fisico sembrò scuotere il giovane, che la respinse.
Il fanciullo, pensando di essere al sicuro, si immerse nello stagno ma, appena si denudò, scatenò ancora di più l’enorme desiderio di Salmace, la quale si gettò nuda in acqua.
Seguì una lotta durante la quale il giovane resisteva, continuando a respingerla, e la ninfa cercava di avvinghiarsi a lui, baciandolo, toccandolo ed implorando gli Dei di non separarli.
In quel momento, la pelle del giovane iniziò ad ammorbidirsi, il suo viso e le sue gambe divennero più femminili ed iniziarono a crescergli i seni; tuttavia, i suoi genitali maschili erano rimasti.
Era devastato!

Giovanni Antonio Pellegrini
Sapeva di non poter più conquistare il mondo con i suoi sguardi, perché sarebbe stato rifiutato dal mondo.
Il desiderio di Salmace era stato esaudito, i corpi avvinghiati si erano fusi in un “unico corpo”, con una duplice forma, donna e uomo insieme.
La nuova creatura era una fusione di due generi, anche se ad uscire dalle acque fu effettivamente il solo fanciullo, di cui Ovidio svelò finalmente il nome, forgiato dall’unione di quelli dei suoi genitori, dei quali aveva ereditato alla nascita anche la bellezza: Ermafrodito.
Sconvolto e con spirito vendicativo, egli pregò gli Dei affinché ogni uomo, che fosse entrato in quelle acque, perdesse la virilità ed il vigore virile.
“Divinità di cui porto il nome, autori dei miei giorni,
concedetemi la grazia che imploro!
Affinché tutti coloro che verranno dopo di me
a fare il bagno in queste acque
perdano metà del loro sesso!».
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“Non erano due, ma una duplice forma,
così che non potevano chiamarsi maschio o femmina,
e sembravano né l’uno né l’altro”.
(Ovidio, Metamorfosi Libro IV)

Ermafrodito borghese-Ph. Sailko
Da questo mito deriva il tipo figurativo dell’ermafrodita, che era particolarmente popolare nel mondo ellenistico e a Roma, e che sembra essere stato fissato plasticamente dallo scultore greco Policle di Atene.
Della famosa statua bronzea di Policle, oggi scomparsa, abbiamo diverse repliche nei musei: Ermafrodito Borghese al Louvre; Ermafrodito Ludovisi nel museo di Firenze; Ermafrodito dormiente, II secolo d.C. su materasso del Bernini, XVII secolo, Galleria Borghese, Roma; Ermafrodito dormiente, Palazzo Massimo, Roma.
Qui gli scultori hanno assunto la figura ermafrodita, presentando agli spettatori idee di dualità ed ambiguità.
Hanno raffigurato la divinità mentre dorme, con il corpo attorcigliato nelle lenzuola, per presentare punti di vista opposti, così gli spettatori sono destinati a girare intorno alla figura.

Palazzo Massimo-Ph. bellezzeromane.com
Da un lato vedranno un viso femminile (rivolto verso la schiena) e curve femminili, mentre camminando dall’altra parte (la parte anteriore del corpo), vedranno le figure dei genitali maschili.
La figura è femminile e maschile allo stesso tempo, a seconda del punto di vista, pertanto, al centro di ogni scultura ermafrodita, il genere diventa ambiguo.
In termini di dualità, la figura addormentata costringe gli spettatori a confrontarsi con consapevolezza ed inconsapevolezza.
Mentre Ermafrodito dorme, non è consapevole degli spettatori che lo osservano i quali, dall’altra parte, diventano completamente consapevoli di questa figura nuda e del suo mutevole genere.

Ardhanarishvara
L’idea di un essere così fatto è nata dalle religioni in Oriente, come per esempio, nell’Induismo di Ardhanarishvara, in cui la natura ermafrodita esprime l’idea di un essere primitivo, che in origine univa in sé entrambi i sessi.
Nell’area greca apparve a Cipro, in cui troviamo una statua barbuta con le fattezze di un’Afrodite maschile, chiamata da Aristofane (commediografo greco) col nome di Afrodito.
Lo storico, indovino, aruspice ed esegeta ateniese Filocoro (300 a.C.), nel suo Atthis, capolavoro rimasto incompiuto per la morte dell’autore, in cui si narrava la storia dell’Attica, identificò ulteriormente questa divinità, associandola alla Luna.
Infatti descrive che, durante i riti sacrificali ad essa dedicati, uomini e donne si scambiavano i vestiti, attuando in tal maniera una forma di travestitismo.
Quindi, il successivo Ermafrodito di Ovidio sarebbe una diretta prosecuzione di questo Afrodito di Cipro, e significherebbe semplicemente “Afrodite in forma di Ermes.

Rappresentazione medioevale dellandrogino -XII secolo
Il termine ‘ermafrodita’ è stato a lungo il nome accettato per una persona, che ha parti sia maschili che femminili.
Tuttavia, l’ermafroditismo si verifica quando un organismo ha organi riproduttivi maschili e femminili, non solo parti.
In altre parole, possono produrre sia ovulo che sperma per la riproduzione.
Il termine corretto, per una persona, che ha solo parti esterne maschili e femminili, è in realtà “intersessualità”.

Ermafrodito Dogon, Mali -Ph. capitoliumart.it