Carlina è un genere di piante appartenente alla famiglia delle Asteraceae, che comprende circa venti specie perenni, le quali crescono spontanee in Europa e in Asia, prediligendo terreni calcarei ed assolati.
Queste piante erano ben conosciute già dal Medioevo, probabilmente grazie alle loro proprietà meteorologiche.
Infatti, le popolazioni alpine italiane, austriache e francesi, già a quei tempi usavano appendere fuori dai casolari i fiori di Carlina, in quanto le brattee esterne si chiudono all’arrivo della pioggia, quando il tempo muta al peggio e sempre di notte, per riaprirsi col bel tempo: insomma un vero e proprio igrometro naturale!
Il nome generico sembra derivi da Carlo Magno, che attribuì alla pianta il potere di curare la pestilenza.

Carlina vulgaris-Ph. summa on Pixabay
La leggenda narra che la malattia scoppiò nel suo accampamento sul Monte Amiata ed egli pregò per avere una guida che gli dicesse cosa fare.
Gli apparve un angelo, che gli consigliò di scagliare un dardo in direzione del sole e, là dove fosse caduto, avrebbe trovato una pianta che avrebbe guarito i suoi uomini.
Carlo Magno fece come gli era stato ordinato e la sua freccia colpì la Carlina vulgaris, che venne usata per curare le persone malate.
Altri ipotizzano un riferimento a Carlo V d’Asburgo.
In realtà, appare più probabile una banale deformazione della parola “carduncolos”, diminutivo di Cardo e il nome starebbe quindi, per ‘piccolo cardo’.
I fiori sono tutti tubulosi, di colore giallo dorato, bianco, rosa o porpora.
È interessante notare come diversi membri del genere Carlina compaiano sotto forma di rimedi erboristici nell’erboristeria europea.

Carlina vulgaris-Ph. Hans on Pixabay
Questi mirano a trattare lesioni ed eruzioni cutanee e mal di denti, oltre ad essere utili nei problemi gastrointestinali.
Plinio affermava che si poteva fare un decotto di Carlina, applicarlo su una testa calva e ripristinare così i capelli.
La specie più nota, la Carlina comune (Carlina vulgaris), è utilizzata per giardini rocciosi e coltivata per ottenere composizioni di fiori secchi.
E’ conosciuta anche come: Carlina dorata, Carlina bianca, Articiochi de monte, Pan de l’alpin, Tiroliro, Buralze, Spin de prà, Carlina segnatempo, Semprevivo, Cardo di S. Pellegrino.
In altre lingue: Carline thistles, Wetterdistel.
La Carlina comune è un piccolo cardo corto, robusto e spinoso con intriganti fiori senza raggi dorati e sfumati di viola, circondati da vistose brattee gialle, simili a sepali che si allargano ampiamente sotto.
In boccio, il fiore è contenuto da una fitta massa di spine bruno-violacee scure o nere, intrecciate con una rete di fibre bianche simili a cotone idrofilo.
Le foglie oblunghe hanno lame dentate o lobate con bordi spinosi. Questa pianta cresce fino ad una altitudine di duemila metri e si può comunemente trovare nei boschi e terreni sassosi, in tutto l’arco alpino.

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In passato, la Carlina era un’erba importante ed era classificata come alessifarmaco (antidoto ai veleni) e, per questo motivo era coltivata nei giardini dei monasteri.
Oggi è un’erba poco usata, poiché esistono rimedi più efficaci.
Veniva usata per lenire il mal di denti inoltre, la polvere della radice, che veniva anche fumata, serviva per curare la scabbia ed altre malattie della pelle, le vesciche e le piccole piaghe.
I ricettacoli dei capolini sono eduli, utilizzabili come i cuori dei carciofi, oppure tagliati a piccoli pezzi, messi a cuocere con lo zucchero in poca acqua, fino ad ottenere una purea dolce-piccante, ottima da utilizzare come la mostarda.
Le radici invece, tagliate a rondelle e private della parte interna legnosa, possono essere utilizzate per fare canditi, una prelibatezza se ricoperti di cioccolato.
Le foglie secche o essiccate riescono a cagliare il latte.

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La Carlina acaulis, (priva di gambo), chiamata volgarmente Carlina senza gambo, Carlina argentata, Carlina nana, Silver thistle, è chiamata così appunto perché il fiore poggia direttamente sulle foglie spinose della rosetta basale di circa una ventina di cm di diametro.
Il suo rizoma contiene una serie di oli essenziali come l’ossido di Carlina, che è un antibatterico.
La radice era impiegata in erboristeria, come diuretico e contro il raffreddore.
Anche i suoi giovani boccioli possono essere cucinati e mangiati come i carciofi, e sono soprannominati “pane del cacciatore” (così come quelli della Carlina comune), in quanto i cacciatori erano soliti mangiarne durante le battute di caccia.

Carlina argentata-Ph. LoggaWiggler on Pixabay
A volte, la Carlina argentata viene coltivata come pianta ornamentale da giardino roccioso, o essiccata ed appesa come decorazione.
Nella cultura basca, era tradizionalmente usata come simbolo di buona fortuna, fissata nella porta frontale della casa e veniva donata alla dea Mari Urraca.
Secondo una leggenda, la pianta sarebbe nata dalle lacrime di una fata che piangeva la morte del suo amante.
In un’altra invece, si narra che la Carlina fosse il cibo del mitico “unicorno”.
La Carlina è una fonte di nettare per un’ampia varietà di farfalle tra cui Cedronella (Gonepteryx rhamni), Lisandra (Polyommatus coridon), Titonia (Pyronia tithonus), Galatea (Melanargia galathea), Epargireo (Epargyreus clarus), Aglaia (Speyeria aglaja) e Licena azzurra (Phengaris arion).

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In Esoterismo, la Carlina è ingrediente di molti riti magici ed è considerata un amuleto contro il Malocchio ed ogni malattia.
Mettere qualche fiore in un indumento o in una bambola, romperà qualsiasi fattura o incantesimo.
Per rimuovere l’energia negativa, utilizza la Carlina, l’Yerba santa, la radice di Angelica ed il Basilico in un bagno, oppure in una bustina di tè o di mojo.
Anticamente si indossava ogni volta che il palcoscenico della propria vita sembrava troppo travolgente e si preferiva nascondersi dietro il sipario.
La Carlina è anche una delle migliori erbe da portare, quando si è coinvolti in guerre magiche.
Portare i capolini in tasca è un potente amuleto protettivo, in quanto essi sono “munizioni portatili” contro gli spiriti maligni.

Carlina argentata- Ph. erge on Pixabay
Lanciata nel fuoco, esorcizza e purifica istantaneamente l’area o devia i fulmini.
Gli indumenti realizzati con fibra di Carlina rendono chi li indossa immune alle maledizioni e spezzano qualsiasi incantesimo piazzato in precedenza.
Indossata come una collana attorno al collo, fa infuriare i serpenti vicini, spingendoli in una rabbia insensata, nella quale attaccano qualsiasi cosa nel loro raggio d’azione, compresi loro stessi.
La Carlina rappresenta la resistenza, il coraggio, la resilienza, la forza, la perseveranza e la volontà di sopravvivere, aggiunge energia e vitalità, costruendo sani confini personali.
Usala per la guarigione e il recupero, soprattutto per curare animali malati o feriti.

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Per chiamare gli spiriti, falla bollire in un calderone davanti a te e, quando il vapore si alza, fai la tua domanda ed ascolta le risposte. L’acqua andrà bene, ma il vino rafforza l’effetto e rende gli alcolici più collaborativi.
La Carlina è ottima negli incantesimi di fortuna, denaro, protezione, purificazione, bellezza, poteri psichici, guarigione, salute.
Possiede proprietà magiche che possono aiutare a proteggere le persone dai danni, migliorare la chiarezza mentale e promuovere la prosperità, oltre a proteggere chi ha pochi soldi, fortuna, non vince al gioco d’azzardo; infine, dona potere ed aiuta a cercare occupazione.

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