EQUINOZIO DI PRIMAVERA
Con l’arrivo di Marzo, arriva la promessa della Primavera: intorno al 21 del mese, abbiamo Ostara da festeggiare.
La storia della Dea Ostara inizia con un monaco medievale di nome Beda.
Non è documentata in nessuna fonte pagana ed è conosciuta solo attraverso tradizioni orali e teorie linguistiche.
Viene menzionata solo una volta, negli scritti accademici del periodo dal monaco Beda, che afferma che, durante Eostremonath (vecchio nome anglosassone per Aprile), gli Anglosassoni pagani davano feste in suo onore.
Il nome “Eostre” (antico germanico “Ostara“), è legato a quello di Eos, la Dea greca dell’alba, poiché i servizi all’alba sono sempre stati un aspetto importante delle osservanze della resurrezione / rinascita primaverile di altre culture.
Quindi, essendo la “Dea della luce crescente della primavera”, in suo onore si raccoglieva l’acqua santa sotto forma di rugiada, o l’acqua dai ruscelli.
Infatti, si diceva che lavarsi con essa ripristinasse la giovinezza.
Si narrava, anche, che belle fanciulle vestite di bianco puro si vedessero giocare in campagna. Inoltre, si diceva che la fanciulla bianca di Osterrode fosse apparsa con un grosso lotto di chiavi alla cintura, e si fosse recata al ruscello, per raccogliere l’acqua la mattina di Pasqua.
Per i pagani moderni, la Dea Ostara è anche una Dea della primavera e della fertilità.
Le sue leggende riguardano i tipici simboli pasquali come conigli, uova, fate e fiori.
La Dea Ostara (chiamata anche Oestara, Eostre, Eostra, Eostrae, Eástre, Austra) è la Dea anglosassone della Primavera, dell’Oriente, della Resurrezione e della Rinascita, è anche l’aspetto della fanciulla della Triplice Dea.
Ha dato il suo nome alla festa cristiana della Pasqua (che è una più antica festa pagana di cui la Chiesa si è appropriata), i cui tempi sono ancora dettati dalla Luna.
I Pagani moderni celebrano la sua festa nell’Equinozio primaverile, di solito intorno al 21 marzo, il primo giorno di Primavera.
Alcuni suggeriscono che Ostara sia semplicemente un nome alternativo per Frigg o Freya, ma nessuna di queste Dee sembra avere la stessa funzione di fertilità di Ostara.
Frigg, la Dea della casa, non sembra essere associata a una festa così terrena, e la forma di fertilità di Freya è più basata sull’erotismo, piuttosto che sulla riproduzione.
Tuttavia, Ostara è associata, quasi in modo intercambiabile, a molte divinità diverse.
È essenzialmente identica a Freya, poiché è la Dea della primavera fertile, la risurrezione della vita dopo l’inverno.
E’ anche equiparata alla Dea Idunna, che portò le mele dell’eterna giovinezza agli Aesir, e molti credono che Ostara ed Idunna siano la stessa cosa o rappresentino lo stesso principio.
Le uova e i conigli le sono sacri, come la Luna Piena, in quanto gli Antichi vedevano nei suoi segni l’immagine di un coniglio o di una lepre.
Gli Anglosassoni pagani le facevano offerte di uova colorate all’Equinozio di Primavera, mettendole soprattutto nelle tombe (così come facevano gli antichi Egizi e Greci), probabilmente come un incantesimo di rinascita.
La Dea della fertilità era anche la Dea del grano, quindi le venivano fatte anche offerte di pane e dolci.
I conigli (o lepri, si possono considerare entrambi) erano sacri a Ostara, in particolare i conigli bianchi, e si diceva che fosse in grado di assumere lei stessa la forma di un coniglio.
Una leggenda narra, che Ostara, responsabile di portare la Primavera ogni anno, quella volta si sentiva in colpa per essere arrivata così tardi.
A peggiorare le cose, arrivò e trovò un pietoso uccellino che giaceva morente, con le ali congelate dalla neve.
Amorevolmente, Ostara cullò la creatura tremante e gli salvò la vita.
Piena di compassione per lui, poiché non poteva più volare a causa delle sue ali danneggiate dal gelo, la Dea Ostara lo trasformò in un coniglio (una lepre delle nevi), e gli diede il nome Lepus.
Gli fece anche dono di poter correre con una velocità sorprendente, in modo che potesse facilmente sfuggire a tutti i cacciatori.
Per onorare la sua precedente forma di uccello, gli dette anche la possibilità di deporre le uova (in tutti i colori dell’arcobaleno), permettendogli però di deporre le uova solo un giorno all’anno.
A questo punto, sembra che lo abbia poi reso il suo animale domestico o, in alcune versioni, il suo amante.
Alla fine, Ostara perse la pazienza con Lepus (alcuni dicono che il coniglio fosse coinvolto con un’altra donna), e lo lanciò nei cieli, dove sarebbe rimasto per l’eternità come la “Costellazione Lepus” (The Hare), posizionata per sempre sotto i piedi della “Costellazione Orion” (il cacciatore).
Ma più tardi, ricordando tutti i bei momenti che avevano trascorso insieme, Ostara si ammorbidì un po’ e permise alla lepre di tornare sulla Terra una volta all’anno, ma solo per regalare le sue uova ai bambini, che partecipavano alle feste di Ostara, che si tenevano ogni Primavera.
Quindi, è per questo che il coniglietto pasquale porta le uova ai bambini a Pasqua: infatti tradizionalmente, ai bambini tedeschi viene detto che è la lepre di Pasqua a deporre tutte le uova, che gli verranno regalate.
Un’altra leggenda racconta, che una volta il Regno animale si riunì per un incontro, il primo giorno di Primavera.
C’era grande eccitazione, in quanto ci sarebbe stata una festa molto speciale e un ospite molto particolare vi avrebbe partecipato.
L’ospite molto speciale non era altri che la Dea Ostara, e ogni creatura voleva farle un regalo molto speciale.
Ora, alcuni degli animali erano molto ricchi ed alcuni erano molto poveri, ma tutti andarono a preparare i loro doni, perché solo il meglio andava regalato alla Dea.
Hare (Lepre) era molto molto eccitato, amava teneramente la Dea e, sebbene fosse molto povero, aveva un cuore grande e generoso: le avrebbe fatto il regalo più bello che potesse trovare!
Egli si precipitò a casa, per vedere cosa poteva trovare da regalare alla Dea.
Guardò dappertutto, negli armadi e sotto il letto, ma non c’era niente, anche la dispensa era vuota, non aveva assolutamente niente da darle.
Tranne una cosa: sul ripiano della dispensa c’era un solo uovo.
Era l’unica cosa che gli era rimasta, quindi Hare lo tirò fuori delicatamente dalla dispensa, lo decorò con amore e lo portò alla festa.
Hare era molto preoccupato, tutti gli altri animali offrivano i loro doni d’oro e d’argento e gioielli preziosi, mentre tutto ciò che Hare aveva era l’uovo.
Alla fine, tutti i doni erano stati dati e quello di Hare era proprio l’ultimo.
Egli presentò molto timidamente l’uovo alla Dea, la quale lo prese e lo guardò, vedendo il vero spirito di Hare.
Per questo motivo, la Dea nominò Hare come suo animale molto speciale, in quanto egli le aveva donato “tutto ciò che aveva”.
Ostara è solitamente descritta come una giovane fanciulla, “abbastanza grande da avere figli, ma non una madre”.
È avvolta in fiori o nuova vegetazione e spesso balla.
È gioiosa, ma altrettanto facilmente può diventare improvvisamente solenne, come il tempo primaverile, che può rapidamente trasformarsi in pioggia.
Come la primavera stessa, è capricciosa, innocente e sapiente.
Visto che i temi di Ostara sono la fertilità e la rinascita, ora che la Primavera è arrivata, è un buon momento per pensare al rinnovamento nella tua vita.
Prenditi del tempo per celebrare la nuova vita che ti circonda nella natura: cammina in un parco, sdraiati sull’erba, fai un’escursione in una foresta.
Mentre lo fai, osserva tutte le cose nuove che ti circondano: piante, fiori, insetti, uccelli.
Medita sulla “Ruota dell’Anno”, sempre in movimento, e celebra il cambio delle stagioni.
Tutti gli incantesimi e gli alimenti, che includono le uova, sono appropriati oggi.
Se sei stato ammalato, prova un vecchio incantesimo popolare, che consiglia di tenere un uovo per ventiquattro ore, quindi interrarlo, per seppellire la malattia.
Per migliorare la fertilità di ogni tipo, prepara le uova per la colazione alle prime luci dell’alba, il momento migliore per invocare Ostara.
Mentre mangi, aggiungi un incantesimo come questo:
” Ostara, portami fertilità
Con quest’uovo ora benedici la mia fecondità!”
Oppure, se ti senti giù e hai bisogno di un po’ di speranza in più, alzati prima che il Sole sorga e rilascia un simbolo del tuo fardello sulla terra, facendolo cadere o seppellendolo.
Non guardarlo!
Voltati e lascialo lì.
Voltati verso l’orizzonte al sorgere del Sole e raccogli il primo fiore che vedi.
Asciugalo, quindi portalo con te spesso, come un incantesimo per preservare la speranza nel tuo cuore.
Ed ora, un piccolo incantesimo per celebrare Ostara.
Pensa attentamente a ciò che desideri!
La regola generale è un uovo marrone, per desideri che coinvolgono animali, e bianco per desideri che coinvolgono persone e piante, ad esempio la guarigione di un animale, una persona o una pianta malata.
1. Soffia l’uovo. Usando un ago grosso, fai un buco in entrambe le estremità dell’uovo, facendo un buco più grande dell’altro. Buca delicatamente il tuorlo d’uovo e ruotalo per romperlo. Metti una piccola cannuccia a un’estremità e soffia delicatamente attraverso l’altro foro, per espellere il tuorlo.
2. Dipingi il tuo uovo talismano. Quando il tuo uovo si è completamente asciugato, scegli un simbolo per rappresentare il tuo desiderio: un cuore per l’amore, una moneta per la prosperità, una candela per la saggezza, qualunque cosa sia significativa per te. Oppure puoi dipingere l’intero uovo in un colore corrispondente: rosso per amore, verde per prosperità, viola per saggezza e così via. Un altro modo per farlo, è attaccare petali di rosa per amore o piume per fertilità, insomma tutto ciò che per te ha un significato.
3. Quando è pronto, trova un posto adatto e preparati per appenderlo, infilando un filo sottile (filo da ricamo, lana sottile, nylon da pesca) attraverso i due fori e fissa il fondo con un grosso nodo per tenerlo fermo, con una perlina o anche un fiammifero.
4. Svuota la mente e concentrati sul tuo desiderio e sul suo posto nella tua vita:
« Possano tutte le cose crescere.
Possano tutte le cose fluire.
Benedizioni per il giro della Ruota>>.
Usa queste parole, o qualsiasi altra con cui ti senti a tuo agio: ricorda che si tratta solo della tua intenzione.
Sacro a Ostara
Animali – Conigli, lepri, farfalle
Simboli: Primavera, Uova, Alba, Oriente, Arcobaleni, Chiavi
L’Equinozio (dal latino “aequinoctium” =notte uguale) è quando, due volte all’anno, il Sole incontra l’equatore celeste, per cui i giorni sono caratterizzati dall’uguaglianza del giorno e della notte su tutta la Terra.
L’Equinozio di primavera è solitamente il 20-21 marzo, quello d’autunno è il 23 settembre.
Quest’anno è il 20 marzo alle ore 9:37.
Gli Equinozi ricorrono a circa sei mesi di distanza l’uno dall’altro; nell’emisfero boreale, quello di marzo segna la fine dell’inverno e l’inizio della primavera, mentre quello si settembre termina l’estate ed introduce l’autunno.
Invece, nell’emisfero australe, l’autunno inizia a marzo e la primavera a settembre.
Oggi parliamo dell’Equinozio di primavera.
L’Equinozio di primavera è chiamato anche “punto vernale”, o “punto dell’Ariete” o “punto gamma”.
Anticamente, i popoli nordici festeggiavano Oestara, uno degli otto sabbat pagani, festa di origine germanica, che prende il nome dalla dea Eostre, patrona della fertilità.
Essa aveva alcune affinità con divinità di culture greche, per esempio Estia, e romane, Vesta.
Oestara celebra la rigenerazione della natura e la rinascita della vita, coincidente con l’Equinozio di primavera.
La vita si rinnova , l’inverno è definitivamente passato, e tutto ciò che è vecchio lascia spazio al nuovo.
Nell’antichità, le sacerdotesse della dea celebravano un particolare rito, che prevedeva l’accensione di un cero, simboleggiante la fiamma eterna dell’esistenza, che veniva spento all’alba del giorno seguente.
Questo rito è stato ripreso da alcune correnti del Neopaganesimo, soprattutto Wicca, durante il quale la rinascita della vita era esaltata e sacralizzata attraverso l’unione sessuale.
Durante l’Oestara molte delle decorazioni e dei rituali implicano l’utilizzo di uova. Infatti, il nome deriva dalla dea odinista Eostre, simboleggiata dall’uovo, che contiene in sé il principio della vita ed il bipolarismo maschile-femminile del divino.
Molte streghe festeggiavano Oestara facendo falò all’alba, suonando campanelle, decorando le uova e mangiandole ritualmente.
Ad Eostre era sacra anche la lepre, simbolo di fertilità e animale sacro in molte tradizioni. I Britanni associavano la lepre alle divinità della luna e della caccia ed i Celti la consideravano un animale divinatorio.
In seguito, Oestara venne assimilata dalla Pasqua, la cui data di celebrazione cade presso il primo plenilunio successivo all’Equinozio di primavera.
La nuova festa cristiana, ancora priva di un nome, in certe lingue assimilò anche la nomenclatura della vecchia festa. Ancora oggi, infatti, in inglese la Pasqua è chiamata Easter, ed in tedesco Ostern.
Nell’antica Roma, l’anno nuovo iniziava nel mese di marzo, dedicato a Marte.
Invece, in Mesopotamia, l’anno nuovo faceva riferimento all’Equinozio primaverile e tale data di tale avvento, coincideva con il segno zodiacale dell’Ariete.
Anche Sham El Nessim (letteralmente “fiutare il vento”), la più antica festività di primavera egiziana, le cui tracce risalgono a circa 4700 anni fa, cade il lunedì e coincide con l’Equinozio di primavera.
In epoca faraonica, era una ricorrenza legata all’agricoltura, si chiamava semplicemente “Shamo” (rinnovo della vita), rappresentava l’inizio della creazione ed i suoi riti di fertilità furono anch’essi inglobati dal Cristianesimo nei riti pasquali.
La data del festival non era mai fissa e veniva annunciata ogni anno la sera prima del suo inizio, ai piedi di una grande piramide. In quel giorno era onorato l’intero Pantheon e gli Egiziani solevano offrire pesce salato, lattuga e cipolle alle loro divinità.
Oggi, il giorno di Sham el Nessim, le strade ed i prati delle città egizie si riempiono di gente, coperte e colori. Si fanno pic-nic all’aria aperta e si consumano: i Fiseekh (pesce salato), per garantire un buon raccolto, fertilità e benessere; Uova bollite (simbolo della rinascita e del Cosmo), che ancora oggi vengono appese dipinte nei templi; Termis (semi di lupino).
Poi si mangiano le cipolle verdi, il simbolo più complesso della festa. Infatti, sono state ritrovate delle mummie con gli occhi imbottiti di cipolle, così come affreschi sulle pareti delle tombe egizie raffigurati l’ortaggio. Si suppone che esse siano il simbolo della vita eterna, oltre ad essere considerato un amuleto contro il malocchio e l’invidia.
Un’antica leggenda narra che, un tempo, un Faraone ebbe un unico figlio, che però fu colpito da una malattia sconosciuta e restò a letto per alcuni anni. Il popolo amava talmente il Faraone, che decise di unirsi al suo dolore, astenendosi dal celebrare ogni festa. Il re convocò il gran sacerdote del Tempio di Oun, che diagnosticò al bambino una malattia causata dagli spiriti maligni. Quindi ordinò di collocare sotto la testa del piccolo una cipolla. Il sacerdote tagliò a fette un’altra cipolla e la mise sul naso del ragazzo, per fargli respirare i vapori. Così il principe recuperò le forze e guarì. Nel palazzo si tennero sontuosi festeggiamenti per celebrare l’occasione, che coincise con l’inizio della primavera. Quindi, come gesto d’amore, il popolo appese dei grappoli di cipolla sulle porte delle case, da qui la tradizione viva ancora oggi.
Infine, nel giorno di Sham el Nessem, si mangia anche la Lattuga, che rappresenta il sentimento di speranza con l’inizio della bella stagione.
Un’altra antica festa, coincidente con il 21 marzo, è il festival di Nawrūz (Nuovo giorno), che affonda le sue radici nello Zoroastrismo, rievocando la storia della creazione e l’antica cosmologia del popolo iraniano. E’ una festa di speranza e di rinnovamento, osservata non solo in Iran, ma anche nei Paesi di origine musulmana, anche se con altri nomi. Essa dura 13 giorni, durante i quali la popolazione dà il benvenuto al nuovo anno, purificando le case e saltando su falò allestiti per le strade.
In Iran, i rituali sono Khane Tekani (pulizia della casa) e Chahârshanbe Sûrî (festa del fuoco). In quei giorni si comprano vestiti nuovi e si decorano le case con fiori, in particolare giacinto e tulipano.
Durante la notte del Chahârshanbe Sûrî, si esce nelle strade e si appiccano piccoli e grandi falò, sui quali i giovani uomini saltano cantando i versi tradizionali. Si dice che in questa notte gli spiriti dei morti possano tornare a far visita ai loro discendenti vivi. E’ prevista anche la rottura di alcune anfore di terracotta, in un auspicio di buona fortuna (Kûzeh Shekastân), e il Gereh-goshâ’î (l’atto di fare un nodo ad un angolo di un fazzoletto e successivamente chiedere a qualcuno di scioglierlo, atto simbolico beneaugurante).
Molto importante, infine è l’Haft Sîn (Sette S), la preparazione di una tavola con sette elementi, i cui nomi iniziano con la “sin” (‘esse’) in persiano. Il sette è un numero sacro e simboleggia i sette arcangeli con l’aiuto dei quali, quasi tremila anni fa, Zarathustra ha fondato la sua religione. L’Haft Sin porta agli abitanti della casa fortuna, salute, prosperità, purezza spirituale e lunga vita. La tavola viene adornata nel modo più bello possibile, con fiori, il libro sacro seguito dalla famiglia, la bandiera tricolore persiana, Verde Bianco e Rosso in orizzontale (patria, fede, rosso sangue versato dagli eroi). Non mancano mai le candele accese, una ciotola di acqua a simboleggiare la trasparenza della vita ed una foglia sull’acqua per la caducità della vita, e lo specchio per essere visibili come siamo.
I 7 simboli sono:
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sabzeh– chicchi di lenticchie, orzo o frumento, germogliati a simboleggiare la rinascita
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samanu– un impasto di orzo germogliato e tostato, a simboleggiare l’abbondanza
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senjed– frutti secchi di Elaeagnus angustifolia,, è legante, a simboleggiare l’amore
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sîr– aglio, a simboleggiare la salute
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sîb– mele scrupolosamente rosse, a simboleggiare la bellezza
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somaq– bacche di Sommacco, a simboleggiare l’asprezza della vita
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serkeh– aceto, a simboleggiare la pazienza e la saggezza.
In Giappone, il giorno dell’Equinozio di primavera, si celebra Shunbun no Hi, una festa nazionale ufficiale, che si trascorre visitando le tombe di famiglia e celebrando le riunioni di famiglia.
Lo Shunbun no Hi è inserito in un periodo di sette giorni, chiamato Haru no Higan (Equinozio di primavera).
Higan significa “altra sponda” ed indica il passaggio da una stagione all’altra ed anche il periodo del risveglio, passaggio da uno stato di quiete (metaforicamente ignoranza) ad uno stato di illuminazione, di meraviglia e di bellezza.
La popolazione prega, per consolare gli spiriti degli antenati ed invocare la loro protezione. Le tombe sono ripulite dalle erbacce e purificate con l’acqua, poi adornate con fiori ed incensi ed infine, per rallegrare le anime dei defunti, si offrono gli “ohagi”, dolcetti a forma di palline, preparati con Kinako (farina di soia tostata) e ripieni di marmellata di “azuki” (fagioli dolci).
E’ interessante sapere, che il giorno del pianeta Terra venne celebrato inizialmente il 21 marzo 1970, giorno dell’Equinozio di primavera, ed attualmente è celebrato in diversi Stati, il 22 aprile.
Infine, esiste la “Giornata Mondiale della Narrazione”, una celebrazione globale dell’arte orale della narrazione, che viene celebrata ogni anno durante l’Equinozio di primavera nell’emisfero nord, mentre il primo giorno dell’Equinozio di autunno nell’emisfero sud.
“Era uno di quei giorni di marzo in cui il sole splende caldo
ed il vento soffia freddo:
quando è estate nella luce e inverno nell’ombra”.
-Charles Dickens-
Marzo deriva dal latino «Martius», in quanto il mese era dedicato al Dio romano Marte.
Alla divinità erano attribuiti il raccolto primaverile e la guerra, oltre ad essere ritenuto padre di Romolo, il fondatore di Roma, di cui era il protettore.
Storicamente, la semina e la guerra vanno di pari passo a Marzo.
Tradizionalmente, Marzo era il periodo dell’anno, per riprendere le campagne militari, che erano state interrotte dall’inverno, mentre gli agricoltori riprendevano a lavorare il loro terreno.
All’inizio del Calendario romano, “Marzio” era il primo mese dell’anno solare, poiché portava il primo giorno di primavera con l’equinozio di primavera, quindi era considerato “l’inizio di nuovi inizi”.
Marzo divenne il terzo mese, quando gennaio e febbraio, che furono aggiunti alla fine del Calendario romano intorno al 700 a.C., divennero, invece, il primo e il secondo mese, intorno al 450 a.C.
Marzo è il mese che segna il passaggio dall’inverno alla primavera e risulta contrapposto al mese di settembre.
Secondo l’Astrologia, a inizio mese il Sole è nei Pesci e dal 21 entra nell’Ariete, mentre astronomicamente il Sole si trova nella Costellazione dell’Acquario, fino giorno 11, per poi entrare nei Pesci.
Nell’immaginario collettivo, Marzo è descritto come un mese «pazzo», che renderebbe incostanti e volubili le persone nate in questo periodo.
La Luna Piena di Marzo, la Luna del Verme (chiamata così a causa di tutte le uova di insetti che iniziano a schiudersi), in Italia raggiungerà il picco di illuminazione domenica 28 marzo alle 20:50.
Nelle aree a nord dell’Equatore, la Primavera astronomica inizia all’Equinozio di marzo, che è tra il 19 e il 21 marzo.
Nell’emisfero meridionale, è l’opposto.
Qui, l’Equinozio di marzo è l’Equinozio d’autunno e segna il primo giorno d’autunno.
La Chiesa cristiana usa il 21 marzo, come data ufficiale per l’Equinozio nel calendario ecclesiastico, rendendola la base per il calcolo delle date per la Pasqua e altre feste mobili, come la Quaresima e la Pentecoste.
Secondo le Nazioni Unite, circa 300 milioni di persone in tutto il mondo celebrano l’inizio del Capodanno persiano, Nowruz, il 21 marzo.
In Iran, è un giorno festivo e le celebrazioni sono importanti anche nei Balcani, nel Mar Nero e nelle regioni del Mar Caspio, Caucaso, Asia centrale e meridionale e Medio Oriente.
I primi tre giorni di Marzo una volta erano considerati sfortunati, erano chiamati i “giorni ciechi”.
Nessuno piantava, stipulava un accordo o partiva in questi giorni.
In tutto il Mondo, ci sono varie ricorrenze e feste, a Marzo.
Vediamone qualcuna.
♥ 1 Marzo,nel Galles si festeggia il patrono nazionale, San Davide.
Durante questi festeggiamenti, i bambini corrono tradizionalmente intorno alla chiesa di San Davide, facendo più rumore possibile e cercando di colpirsi a vicenda con palline di carta con delle corde all’estremità. Il nome di questa festa è “Whuppity Scoorie”. Le origini di questa ricorrenza sono oscure: una fonte sostiene, che le urla dei bambini servissero a scacciare gli spiriti maligni. Un’altra afferma che riflette i cambiamenti del coprifuoco, quando le serate primaverili più chiare sostituivano le buie notti invernali.
♥ 8 Marzo è la “Giornata internazionale della donna”, che non solo celebra le conquiste delle donne ed i progressi compiuti verso i diritti delle donne, ma richiama anche l’attenzione sulle lotte in corso per l’uguaglianza in tutto il mondo.
♥ 11 Marzo, “Penny Loaf Day”, Newark. Si dice che, per tre notti, Hercules Clay sognò di aver visto la sua casa in fiamme. Era così convinto di un destino imminente, che trasferì la sua famiglia in un altro luogo. Non appena essi lasciarono la proprietà, una bomba, sparata dalle forze parlamentari durante la Guerra civile inglese, distrusse la casa. Come ringraziamento per la sua fortunata fuga, Hercules lasciò 100 sterline, per fornire pagnotte per i poveri della città.
♥ 15 Marzo si ricordano le “Idi di Marzo”. La leggenda circonda questo giorno sfortunato: “Idi” era un termine usato per indicare i giorni a metà mese del Calendario romano.
Infatti, i giorni del mese non erano numerati progressivamente, ma erano indicati sulla base di tre date fisse per ciascun mese.
Il primo giorno del mese si chiamava “Calende”, poi veniva “il giorno dopo le calende”, e poi si iniziavano a contare i giorni che mancavano, prima delle altre due festività mensili: “None” (il quinto o il settimo giorno del mese) e “Idi” (appunto circa la metà del mese).
Il 15 Marzo del 44 a.C., Giulio Cesare venne ucciso a seguito della famosa congiura, portata avanti da circa 60 senatori, tra cui i più celebri Bruto e Cassio.
♥ 15 Marzo è anche “Clean Monday”, chiamato anche “Pure Monday”.
Questo giorno segna l’inizio della Grande Quaresima, per i seguaci della Chiesa cristiana ortodossa orientale.
Esso è simile al Mercoledì delle Ceneri della Chiesa occidentale.
♥ 16 Marzo, National Panda Day.
♥ 17 Marzo è il giorno di San Patrizio, Irlanda. Secondo il folklore, in questo giorno la gente indossa un trifoglio, perché il santo ha usato le sue tre foglie, per spiegare la Trinità.
♥ 18 Marzo, Giorno del Martirio di Sant’Edoardo, Surrey. Brutalmente assassinato il 15 Marzo 978, per ordine della sua matrigna, Edoardo II, il quindicenne re anglosassone d’Inghilterra, divenne noto come santo e martire, quando i miracoli iniziarono a verificarsi sulla sua tomba. Di conseguenza, il suo corpo fu spostato da Wareham all’abbazia di Shaftesbury. I pellegrini frequentano ancora oggi il suo santuario moderno.
♥ 20 Marzo inizia l’Equinozio di Marzo, chiamato anche “Equinozio di primavera” o “Primavera nell’emisfero settentrionale”, che segna l’inizio della primavera. Nell’emisfero australe, questa data segna l’Equinozio d’autunno e l’inizio dell’autunno.
In questo giorno, il Sole si trova direttamente sopra l’Equatore terrestre.
♥ 23 Marzo, Giornata meteorologica mondiale.
♥ 25 Marzo, Tichborne, Dole, Hampshire. Questa usanza risale al XII secolo, quando Lady Mabella Tichborne giaceva malata e morente. Ella chiese a suo marito, Sir Roger, di instituire un dono (sussidio) di pane in sua memoria, per coloro che erano arrivati a Tichborne, per la festa dell’Annunciazione. Non entusiasta di questa richiesta, Sir Roger disse che avrebbe fornito farina per il pane, in base a tutta la terra che sua moglie avrebbe potuto percorrere. Essendo una donna determinata, Lady Mabella riuscì a strisciare per 23 acri, un’area conosciuta ancora oggi come “The Crawls”.
♥ 27 Marzo è l’inizio della Pasqua ebraica, che inizia al tramonto di questo giorno.
♥ 28 Marzo entra l’ora legale. Se la tua zona lo osserva, non dimenticare di impostare gli orologi un’ora avanti, o potresti ritrovarti un’ora in ritardo per tutto!
♥ I giorni tra il 29 e il 31 marzo sono noti come i “Giorni del Prestito” o “Giorni della Vecchia”. Secondo la tradizione, gli ultimi tre giorni di Marzo hanno la reputazione di essere tempestosi, poiché si ha talvolta un ritorno del freddo, in un periodo che tende generalmente alle miti temperature primaverili.
Una leggenda racconta, che una volta Marzo aveva solamente 28 giorni.
Così una vecchietta, che doveva portare le pecore al pascolo, avviare l’orto e lavorare nei campi, pregustando di poter effettuare questi suoi compiti godendosi il tepore della primavera, incautamente disse a Marzo, che si stava concludendo, che non poteva più procurarle alcun danno, perché finalmente il giorno successivo sarebbe giunto Aprile, con il suo sole e il suo dolce tepore.
Marzo, indignatosi per tanta mancanza di rispetto, decise, allora, di chiedere tre giorni in prestito ad Aprile, per tirare uno scherzo alla vecchia signora.
Aprile accettò e Marzo utilizzò quei tre giorni ‘imprestati’ per scatenare di nuovo il freddo sulla Terra.
♥ 31 Marzo, Giornata mondiale del backup.
In Romania, Marzo è governato dalle leggende di “Baba Dochia” o “Babele”.
Nella mitologia rumena, Baba Dochia è una figura identificata con il ritorno della primavera.
A volte viene immaginata, come “una donna anziana che insulta il mese di Marzo quando esce con un gregge di pecore o capre.”
La rumena Dochia incarna l’impazienza dell’umanità, in attesa del ritorno della primavera.
Le “Babele”, invece, sono note per essere streghe, che hanno il potere di influenzare il tempo in un giorno specifico, nel mese di Marzo.
Baba Dochia ha un figlio, Dragomir, che è sposato.
Dochia maltratta sua nuora, mandandola a raccogliere bacche nella foresta, ai primi di Marzo.
Dio appare alla ragazza, come un vecchio e la aiuta nel suo compito.
Quando Dochia vede le bacche, pensa che sia tornata la primavera e parte per la montagna con suo figlio e le sue capre.
È vestita con dodici pelli di agnello, in montagna piove e le pelli si inzuppano e si appesantiscono.
Dochia deve liberarsi delle pelli e, quando arriva il gelo, muore per il freddo con le sue capre.
Suo figlio si congela a morte con un pezzo di ghiaccio in bocca, mentre suonava il flauto.
Un’altra versione di questa storia, è che Dragomir sposa una ragazza contro la volontà di Baba Dochia.
Arrabbiata per la decisione del figlio, manda la nuora a lavare un po ‘di lana nera nel fiume e le dice di non tornare, finché la lana non sarà diventata bianca.
La ragazza cerca di lavarla, ma la lana non cambia colore.
Disperata e con le mani congelate dall’acqua fredda del fiume, la ragazza inizia a piangere, pensando che non avrebbe più potuto rivedere il suo amato marito.
Poi Dio la vede dal cielo e si sente dispiaciuto per lei, così le regala un fiore rosso, dicendole di lavare la lana con quello.
Non appena lava la lana come raccomandato da Dio, essa diventa bianca, così la ragazza torna felicemente a casa.
Quando Baba Dochia viene a sapere della sua storia, si arrabbia e pensa che sia arrivata la primavera, dal momento che l’uomo (che la ragazza non aveva riconosciuto essere Dio) è stato in grado di offrirle un fiore.
La vecchia parte per le montagne, vestita con nove cappotti.
Mentre il tempo cambia velocemente sulla montagna, inizia a gettare via i suoi cappotti, uno per uno, finché non rimane senza cappotto.
Ma non appena lascia cadere il suo ultimo cappotto, il tempo cambia di nuovo e Baba Dochia si congela sulla montagna.
Il mito popolare associa i 9 giorni, dal 1 al 9 marzo, ai 9 cappotti che Baba Dochia si toglie.
Il suo spirito è ossessionante ogni anno in quel periodo, portando tempeste di neve e freddo, prima che arrivi la primavera.
Le donne scelgono in anticipo un giorno tra questi 9, e se la giornata si rivela mite, cresceranno giuste e serene.
Se la giornata si rivela fredda, la fanciulle diventeranno amare, quando saranno più grandi.
In lingua rumena “babele” è il plurale di “baba”, che significa “strega” o “vecchia”.
Dochia è talvolta raffigurata come una donna orgogliosa, che stuzzica il mese di Marzo, che in cambio si vendica, prendendosi alcuni giorni da febbraio.
Mărțișor è una tradizionale festa, che celebra l’inizio della primavera, corrispondente al 1º Marzo, in Romania, Moldavia, Bulgaria, Macedonia del nord e Grecia.
Il nome deriva dal diminutivo di “Marzo” (in rumeno Martie) ed ha il significato di “piccolo” o “caro” Marzo.
In genere, gli uomini regalano piccoli amuleti (Mărțișor) alle fidanzate, mogli, figli, sorelle, oltre a bucaneve.
Tali amuleti consistono in gioielli od oggetti decorati con cuori, fiori o animali, avvolti in un nastro rosso, che rappresenta la primavera che sta per avere inizio e bianco che rappresenta l’inverno appeno terminato.
Considerato un portafortuna, il Mărțișor è un simbolo d’amore, di buon augurio.
Le donne lo indossano tutto Marzo poi, alla fine del mese, lo appendono a un ramo di un albero in fiore.
L’usanza di indossare il Mărțișor tutto il mese, risiede nelle antiche superstizioni rumene.
Infatti, si dice che protegga le donne dagli spiriti maligni e porti fortuna e ricchezza nelle loro case.
Come si dice Marzo in…
Afrikaans: Maart
Albanese: Marsh
Arabo: مارس
Bulgaro: Март
Catalano: Març
Ceco: Březen
Cinese: 行進
Danese: Marts
Ebraico: מרץ
Francese: Mars
Giapponese: 行進
Greco: Μάρτιος
Hawaiano: Malaki
Hindi: जुलूस
Irlandese: Márta
Lituano: Kovas
Portoghese: Março
Rumeno: Martie
Russo: марш
Singalese: මාර්තු
Somalo: Maarso
Spagnolo: Marzo
Tedesco: März
Turco: Mart
Ucraino: Березень
Ungherese: Március
Vietnamita: tháng Ba
FIORE: Narciso
PIETRA: Acquamarina
SEGNI ZODIACALI: Pesci-Ariete
PIANETA : Marte
I Celti distinguevano due cicli di festività, solare e lunare, ed a ciascuno di essi corrispondevano specifiche festività.
Il Ciclo Solare era associato alla Croce a bracci ortogonali e simmetrici, il Ciclo Lunare era invece associato alla Croce di Sant’Andrea.
Le 4 feste solari, erano: Yule, solstizio d’inverno, Oestara, equinozio di primavera, Lithà, solstizio, Mabon, equinozio d’autunno.
Le 4 feste lunari: Beltaine, festa di primavera del primo maggio, Imbolc, 1 febbraio, Lughnasad, festa d’estate il primo agosto, Samhain, festa dei morti celebrata l’1 di novembre, che dai Celti era considerato il primo giorno dell’anno.
Oggi parliamo di Samhain.
Mentre milioni di persone, nella notte del 31 ottobre festeggiano Halloween, pochi sono a conoscenza delle sue antiche radici celtiche nel festival di Samhain (Samain).
Nell’Irlanda celtica circa 2.000 anni fa, Samhain era la divisione dell’anno tra la metà più chiara (estate) e la metà più scura (inverno).
A Samhain la divisione tra questo mondo e “l’altromondo” era molto sottile, consentendo agli spiriti di passare.
I defunti della famiglia erano invitati in casa, mentre gli spiriti nocivi venivano allontanati.
Le persone indossavano costumi e maschere per camuffarsi da spiriti nocivi.
I falò ed il cibo avevano un ruolo importante nei festeggiamenti.
Gli ossi del bestiame macellato erano gettate in un fuoco comune, creando grandi falò.
Il cibo veniva preparato per i vivi e per i morti, e quello per i defunti, che naturalmente non erano in grado di mangiare, era ritualmente condiviso con i meno abbienti.
Il Cristianesimo incorporò l’onorare i morti nel calendario cristiano con “Tutti i Santi”, il 1 ° novembre, seguito dal “Giorno dei Morti” il 2 novembre.
L’uso di costumi e maschere per allontanare gli spiriti nocivi sopravvisse come usanza di Halloween.
Gli Irlandesi emigrarono in America in gran numero, durante il XIX secolo, specialmente nel periodo della carestia in Irlanda del 1840.
Essi portarono le loro tradizioni di Halloween in America, dove oggi è una delle principali festività dell’anno.
Nel tempo, altre tradizioni si sono fuse in Halloween, ad esempio la tradizione americana del raccolto di zucche da intagliare.
Nella valle del Boyne (valle fluviale culla della civiltà irlandese, dove si trovano alcuni dei più imponenti monumenti preistorici d’ Europa), furono associate due colline a Samhain nell’Irlanda celtica, Tlachtga e Tara. Tlachtga è la location del Great Fire Festival, che inizia alla vigilia di Samhain (Halloween).
Anche Tara era associata a Samhain, tuttavia sotto questo aspetto era secondaria a Tlachtga.
Tornando alle origini di Samhain, essa è in realtà una festa molto bella, che ci collega a coloro che amiamo e che sono morti (come approccio positivo per affrontare il dolore), e celebra il raccolto e la fine dell’estate.
Il nome letteralmente significa “Fine dell’estate”.
Era una festa agricola e un momento di “inventario” prima dell’inverno.
Samhain era anche un periodo di “intensità soprannaturale”, in cui si diceva che la forza dell’oscurità e del decadimento si trovassero all’esterno, fuoriuscendo dai sidh, gli antichi tumuli di campagna.
Durante questo periodo, l’obiettivo era eliminare il vecchio ed abbracciare il nuovo.
Era un momento per riflettere sul passare del tempo e sul nostro viaggio nella vita.
Era il momento di perdonare ed andare avanti.
Ed era un momento per visitare e onorare i propri cari (sia vivi che morti).
La tradizione celtica pagana sosteneva, che Samhain era il periodo dell’anno in cui il sipario tra questo mondo e l’Altromondo era più sottile.
Era il momento ideale per gli spiriti di coloro che erano trapassati, per essere di nuovo con i vivi.
Gli antichi Celti credevano che il 31 ottobre gli spiriti buoni dei morti potessero tornare sulla terra, spesso sotto forma di un gatto nero, per ricongiungersi ai propri cari.
Durante questo periodo dell’anno, i fuochi del focolare nelle case delle famiglie venivano lasciati bruciare, mentre avveniva il raccolto.
Dopo che il raccolto era completato, i celebranti si univano ai sacerdoti druidi, per accendere un fuoco comunitario, usando una ruota che avrebbe causato attrito e scintille.
La ruota era considerata una rappresentazione del sole ed intorno ad essa si pregava.
Il bestiame è stato sacrificato ed i partecipanti, dopo la festa, riaccendevano i fuochi nelle loro case con il sacro falò per proteggerle, oltre a tenerle al caldo durante i mesi invernali.
Antichi testi presentano Samhain come una celebrazione obbligatoria della durata di tre giorni e tre notti, in cui la comunità era tenuta a mostrarsi ai re o capi tribù locali.
Si credeva che la mancata partecipazione avesse come conseguenza la punizione degli dei, di solito malattia o morte.
C’era anche un aspetto militare a Samhain in Irlanda: chiunque commettesse un crimine o usasse le proprie armi durante la celebrazione, era condannato a morte.
Alcuni documenti antichi menzionano sei giorni di consumo eccessivo di alcol, tipicamente idromele o birra, insieme a banchetti golosi.
Per i pagani, la morte non era una cosa da temere.
La vecchiaia era apprezzata per la sua saggezza e la morte era accettata come parte della vita, in quanto necessaria per una rinascita.
Quindi le persone care morte venivano ricordate ed il loro spirito spesso era invitato ad unirsi ai vivi nella festa celebrativa, conosciuta come la Festa dei Morti.
Poiché i Celti credevano che la barriera tra i mondi fosse violabile durante Samhain, preparavano offerte, che venivano lasciate fuori dai villaggi e dai campi per le fate, o Sidh.
Ci si aspettava che i propri antenati defunti potessero varcare la soglia durante questo periodo, e quindi i Celti si vestivano da animali e mostri, in modo che le fate non fossero tentate di rapirli.
Alcuni mostri specifici erano associati alla mitologia che circonda Samhain, inclusa una creatura mutaforma chiamata Pukah, che riceveva offerte di raccolto dal campo.
C’era Lady Gwyn, una donna senza testa vestita di bianco, che inseguiva i vagabondi notturni ed era accompagnata da un maiale nero.
A volte apparivano i Dullahan (persona scura), uomini senza testa, che cavalcavano cavalli dagli occhi di fiamma, e il loro aspetto era un presagio di morte per chiunque li incontrasse.
Un gruppo di cacciatori noto come Faery Host poteva anche palesarsi per rapire le persone.
Simili a loro erano gli Sluagh, che venivano da ovest, per entrare nelle case e rubare anime.
Una leggenda irlandese riferisce, che tutte le persone morte l’anno precedente tornassero sulla terra in cerca di nuovi corpi da possedere per l’anno venturo.
Così nei villaggi si spegnava ogni focolare per evitare che gli spiriti maligni soggiornassero nel villaggio: il rito consisteva appunto nello spegnere il Fuoco Sacro sull’altare e riaccendere il Nuovo Fuoco il mattino seguente.
Questo simbolizzava l’arrivo del Nuovo Anno.
Quando il mattino giungeva, i Druidi portavano le ceneri ardenti del fuoco presso ogni famiglia che provvedeva a riaccendere il focolare domestico.
Ci sono antiche usanze di Samhain, che si tramandano.
Ancora oggi esiste la tradizione della “cena muta”, in cui il cibo viene consumato dai celebranti, ma solo dopo aver invitato gli antenati defunti ad unirsi, dando alle famiglie la possibilità di interagire con gli spiriti, fino a quando non se ne vanno dopo la cena.
I bambini giocano per intrattenere i morti, mentre gli adulti aggiornano i defunti sulle notizie dell’anno passato.
Quella notte, le porte e le finestre devono essere lasciate aperte, perché i morti possano entrare e mangiare le torte, che sono state lasciate per loro.
L’idea che le anime tornino a casa in un certo giorno dell’anno, si ripete in molte culture in tutto il mondo.
Día de Muertos, o il Giorno dei Morti, è una festa simile in Messico, che celebra e onora i membri della famiglia che sono morti.
Allo stesso modo, questa cade tra il 31 ottobre e il 1 novembre di ogni anno.
Nel XII secolo, nei giorni sacri obbligatori in tutta Europa coinvolgevano banditori vestiti di nero, che suonavano campane lamentose ed invitavano i Cristiani a ricordare le povere anime dei morti.
Speciali “torte dell’anima” sarebbero state preparate e condivise.
Questa usanza era condivisa in Inghilterra, Germania, Belgio, Austria ed Italia, e si pensa che sia il precursore iniziale del “dolcetto o scherzetto”.
Probabilmente, il travestimento usato andando di porta in porta sotto mentite spoglie, in cambio di cibo, deriva dalle antiche usanze di fare “scherzi”, per confondere gli spiriti maligni.
Gli scherzi di Samhain risalgono al 1736 in Scozia e in Irlanda, e questo portò Samhain a essere soprannominata “Notte di malizia”.
Anche nel sud Italia, ancora oggi, è usanza lasciare la tavola apparecchiata per i defunti, nella notte dell’ultimo giorno di ottobre.
E’ un modo per rinnovare il loro amore verso chi non c’è più.
Ed ora, 5 idee per rituali dedicati a Samhain:
-Onora i defunti: A Samhain il sipario tra il nostro mondo e l’Altromondo è sottile. Onora i defunti, che verranno da te mentre il passaggio è sottile, mettendo un piatto in più per la cena, in un modo che richiami il suo spirito.
-Accendi una candela: Durante Samhain, iniziamo ad avventurarci nella metà buia dell’anno, quando il tempo si raffredda. Accendi una candela, per aggiungere calore magico al tuo focolare ed alla tua casa.
-Pasto Magico Samhain: Samhain è l’ultima festa del raccolto, prima dell’arrivo delle gelate invernali. Onora la magia di questo raccolto con un pasto, che includa prodotti tradizionali come le zucche.
-Rilascia la vecchia energia: questa transizione stagionale offre un’opportunità perfetta, per rilasciare energia o atteggiamenti che non ti servono più. Prenditi un momento per visualizzarli e poi lasciarli andare.
-Respira l’aria autunnale: con l’avvicinarsi di Samhain, il clima diventa sempre più fresco. Trascorri del tempo all’aperto immergendoti nella stagione. Prendi consapevolezza notando le foglie che cambiano, gli alberi che potrebbero essere già spogli e la freschezza nell’aria mentre le stagioni passano.
Jasminum L. è un genere di piante, originario dell’ Himalaya, che include varie specie del Gelsomino, circa 200.
I più comuni sono Gelsomino comune (Jasminum officinale), Gelsomino di Spagna (Jasminum grandiflorum), Gelsomino trifogliato (Jasminum azoricum) e Gelsomino marzolino (Jasminum polyanthum).
Generalmente, i fiori sono bianchi, alcuni lievemente rosati alla base, ma esistono specie a fiori gialli, tipo il Gelsomino di San Giuseppe (Jasminum nudiflorum) e il Gelsomino primulino (Jasminum primulinum).
Qualsiasi sia la specie, la fioritura è sempre molto abbondante e contraddistinta dalla caratteristica principale del Gelsomino, l’inconfondibile profumo emanato dai fiori.
Il genere Jasminum è utilizzato a scopi ornamentali, ma un tempo si credeva avesse innumerevoli virtù officinali.
In Persia, si utilizzava “l’olio di Gelsomino”, che veniva offerto nei banchetti agli invitati.
In seguito, da Dioscoride in poi, si sono scoperte innumerevoli potenzialità della pianta, legate alla sessualità.
Il primo a coltivarlo in Italia fu Cosimo I de Medici, che però ne proibì la diffusione fuori dai giardini granducali.
Secondo una leggenda, un giovane giardiniere rubò una pianta e la regalò alla sua fidanzata, che la mise in terra e la accudì con tanto amore. La pianta crebbe e fece tanti fiori meravigliosi. I due fidanzati si sposarono e vissero felicemente. La storia vuole che, dal quel rametto di Gelsomino, trafugato dalla residenza dei Medici, nacquero quasi tutte le piante di Gelsomino presenti in Italia. Da allora in Toscana, la tradizione vuole che le spose aggiungano un rametto di Gelsomino al bouquet di nozze, in memoria della fortuna della ragazza vissuta al tempo dei Medici e come segno di buona fortuna e prosperità.
Un’altra leggenda, araba, racconta che un giorno la madre di tutte le stelle, Kitza, stava preparando nel suo palazzo di nuvole gli abiti d’oro per i suoi figli, quando giunse un gruppo di stelline, che si lagnavano delle loro vesti: una era troppo larga, un’altra non splendeva abbastanza, una non aveva gemme, ecc. Strepitavano, confondendo la povera madre. Kitza le pregava di non fare chiasso e di farla lavorare, perché le altre sorelle erano nude e potevano ammalarsi. Ma le stelle capricciose non le davano retta e continuavano a protestare. Finché passò da quelle parti il re degli spazi, Micar il quale, udendo quel chiasso, entrò nel palazzo e chiese cosa stesse succedendo. Le stelle, spaventate, diventarono sottomesse e docili, ma non poterono nascondere la verità. Allora Micar, sdegnato, le cacciò dal firmamento. Strappò loro gli abiti d’oro e le scagliò come ciottoli nel fango della Terra.
La madre cadde in un inconsolabile dolore, temeva che gli uomini avrebbero calpestato ed umiliato le sue stelle.
La Signora dei giardini, Bersto, provò pietà per la povera madre e decise di aiutarla. Quindi le tolse dal fango e le trasformò in fiorellini profumatissimi. Così nacquero i Gelsomini, le stelline della terra.
L’ultima leggenda narra di una giovane nomade araba di nome Jasmine, che si copriva il volto per proteggere la candida pelle dal sole. Un giorno, arrivò un principe da un ricco paese lontano e la chiese in sposa. Il padre della giovane acconsentì ed arrivarono schiavi e servi per scortarla all’harem. Anche nel palazzo più bello del mondo, Jasmine sapeva che non poteva vivere rinchiusa e mostrò il suo dolce viso al sole. Il sole rimase abbagliato dalla sua bellezza ed esaudì il suo desiderio, trasformandola in un Gelsomino, che nasce libero nei luoghi più luminosi del mondo.
Solitamente il fiore del Gelsomino ha 5 petali e ciò è molto importante perché, in esoterismo, il numero cinque rappresenta la Grande Madre: Afrodite per i Greci, Ishtar per i Babilonesi.
In Asia minore si portava al collo come amuleto un pentacolo, perché si pensava che la Grande Madre in questo modo proteggesse dagli spiriti cattivi.
In Egitto, nella necropoli di Deir-el-Bahri, sono stati rinvenuti piccolissimi frammenti di petali di Gelsomino sulla mummia di un faraone.
Il Gelsomino procura numerosi benefici per il corpo umano: calma la tensione nervosa, favorisce il sonno, allevia tosse e mal di testa, è antibatterico ed agevola la circolazione del sangue. La macerazione dei fiori nell’olio è eccellente, se frizionata contro i dolori da infiammazione nervosa.
Dissolve le paure e le tensioni legate alla sessualità ed è tradizionalmente usato per curare i disturbi uterini e per facilitare il parto.
Nei Paesi asiatici ed arabi, è una pianta che simboleggia l’Amore divino, ed è diffusa ancora oggi la credenza, che il paradiso sia profumato di Gelsomino.
In Indonesia, stringhe di fiori di Gelsomino, intrecciate finemente, vengono utilizzate per adornare i capelli della sposa. Per loro, è il fiore simbolo della vita, della bellezza e della festa di nozze.
In Cambogia, Gelsomini sono offerti a Sri Buddha come omaggio.
In Cina, il fiore di Gelsomino viene elaborato per fare il tè.
Nel linguaggio dei fiori, il Gelsomino ha diversi significati: in Spagna simboleggia la sensualità, nei Paesi arabi l’amore divino, in Italia significa buona fortuna nel matrimonio.
Ma il significato varia anche a seconda del colore del fiore o della varietà:
–bianco esprime amabilità e candore d’animo;
– giallo è augurio di felicità, eleganza e grazia;
-il gelsomino notturno (Solanum seaforthianum) rappresenta la timidezza;
– rosso, rara specie originaria dell’India (), rappresenta il desiderio.
Il Gelsomino, nell’esoterismo, è associato all’aspetto femminile e materno della Divinità.
Agisce sulla mente, dando fermezza, concentrazione eliminando le tensioni nervose.
Nella pratica esoterica, è associato al pensamento, pertanto si usa nei riti per spingere una persona a rivolgere il pensiero a noi.
Aiuta ad avere idee innovative ed è usato nelle celebrazioni dell’Equinozio di Primavera.
I fiori, bruciati nella stanza prima di coricarsi, favoriscono i sogni medianici; portati indosso propiziano i rientri di denaro e la prosperità.
Per operazioni magiche di amore e lussuria, si utilizzano l’olio, il profumo e l’incenso, infusi in acqua.
I fiori freschi sono utilizzati per attrarre e mantenere un amore spirituale.
Sognare il Gelsomino preannuncia fortuna ed un matrimonio molto prossimo.
Il Gelsomino è utilizzato anche come simbolo per tatuaggi, essendo la rappresentazione simbolica di attaccamento, passione e amabilità.
Gelsomini: sensualità
Gelsomino Bianco: leggiadria
Gelsomino Giallo: elegante sensualità
Pianeta: Luna