L’Alstonia è un genere di piante arboree tropicali, comprendente circa 40-60 specie, originarie dell’Africa tropicale e subtropicale, dell’America centrale, del sud-est asiatico, dell’Australia, della Polinesia, con la maggior parte delle specie nella regione malesiana.
Alstonia boonei è un albero alto fino a 45 metri e col tronco di diametro fino ad un metro, che trasuda lattice, originario dell’Africa.
Cresce nelle foreste pluviali, in luoghi paludosi.
Il nome è dedicato al Dott. Charles Alston (1685-1760), medico e professore di botanica all’Università di Edimburgo.
Il lattice è pericoloso e può causare cecità.

Alstonia boonei-Ph. The Green Institute
Le foglie e la corteccia dell’Alstonia sono usate nella medicina popolare, per curare le malattie veneree, vermi, morsi di serpente, dolori reumatici, asma, ferite infette, rilassa i muscoli, ecc.
In Ghana, si usa un decotto di corteccia dopo il parto, per aiutare l’espulsione della placenta.
La sua importanza deriva dalla ‘guttaperca’, una macromolecola di origine vegetale molto simile, per chimica e per origine, alla gomma naturale o caucciù, ma senza la stessa elasticità, e l’ottimo legname.

Infatti, dall’Alstonia si ricava un legno bianco, usato per la costruzione di sgabelli, sculture, utensili domestici, giocattoli, canoe, corna, maschere, carpenteria leggera, scatole e lana di legno per l’imballaggio delle banane.
In Nigeria, si costruiscono le casse di risonanza degli strumenti musicali per il popolo Yoruba.
Inoltre, l’albero è utilizzato per fornire ombra alle piantagioni di caffè, the e banane.
Alstonia scholaris, è un albero sempreverde di medie dimensioni, proveniente dalle foreste molto umide dell’Himalaya e produce dei fiori piccoli bianco-verdastri, che crescono in grappoli stretti.
In India è chiamato ‘Saptaparni’ e fu piantato per la prima volta a Delhi alla fine degli anni ’40, quando stava sorgendo la colonia di Golf Links, quartiere di Nuova Delhi, considerato una delle zone più costose per acquistare immobili in India.
Il nome deriva da due parole sanscrite, ‘Sapta’ = ‘sette’ e ‘parni’ = ‘foglie’, perché le foglie, come suggerisce il nome, spesso si trovano in mazzi di sette attorno allo stelo.

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Il Saptaparni è di grande importanza culturale nel circolo intellettuale, poiché tradizionalmente le sue foglie venivano assegnate a studiosi e insegnanti, durante le cerimonie di convocazione dall’Università di Visva Bharati.
Questa tradizione è stata avviata da Rabindranath Tagore all’Università di Gurudeb ma, a causa del degrado ambientale, la pratica è stata ridotta alla consegna di una sola foglia al Vice Rettore dell’Università.
Nello Sri Lanka il suo legno chiaro è usato per costruire le bare e nel Buddhismo, il primo Buddha, Theravada, utilizzò l’Alstonia scholaris come l’albero per raggiungere l’illuminazione.

Saptaparni
Il profumo dei suoi fiori è talmente inebriante, da far venire il mal di testa.
Il Saptaparni è anche conosciuto come ‘Albero della lavagna’ (con la sua corteccia si producono lavagne e matite) e ‘Shaitan ka Jhad’, ovvero ‘Albero del Diavolo indiano’, tant’è che le persone sono spesso riluttanti a sedersi sotto questo albero, o addirittura a passarci sotto, perché è collegato agli spiriti maligni dell’oscurità e al diavolo.
Infatti, sembra che camminare di notte all’ombra di un albero di Saptaparni sia considerato un suicidio.
Si ritiene che le persone non tornino mai indietro, dopo averci camminato vicino o essersi rifugiati sotto quest’albero durante la notte.
Gli spiriti maligni, che risiedono sull’albero di Saptaparni, lanciano fango e pietre rotonde sui passanti.
L’albero è il luogo preferito dai serpenti velenosi, poiché la linfa dell’albero è lattiginosa.
Un cobra, dopo aver morso una persona, sale su un ramo di un Saptaparni e abbassa la testa, finché la persona non muore.
Il tronco dell’albero emette un odore fetido ed è interpretato a causa di spiriti maligni che lo abitano.
Gli Indù non tagliano mai questo albero, poiché si crede che porti sfortuna e cattiva salute alla famiglia.
La gente dice di aver visto belle donne sedute di notte sul ramo più fragile dell’albero.

Yakshi – Ph. Bihar Museum