A Nuova Delhi, India, all’ingresso dell’edificio della Reserve Bank of India, ci sono due imponenti statue di un uomo ed una donna, che tengono in mano un sacco di soldi.
Si tratta di Yaksha e Yakṣī, le divinità della ricchezza e della prosperità, in questa interpretazione del 1960.
Ma vediamo chi sono, partendo dall’inizio.
La fede indù è un mix di molteplici ceppi di alta filosofia, epica di massa, divinità regionali e spiriti popolari locali.

Reserve Bank of India-Ph. Telegraph India
Gli Indiani, in diverse zone rurali, adorano ancora gli spiriti che rappresentano gli alberi, corsi d’acqua, fiumi e montagne, credendo che questi spiriti benevoli portino loro cibo, buon raccolto, salute, fertilità e prole.
Yaksha o Yaksa e, al femminile, Yakṣī o Yakṣinī, nella mitologia indiana, è una classe di spiriti della natura generalmente benevoli, ma a volte dispettosi e capricciosi, sessualmente rapaci o addirittura omicidi, custodi di tesori che sono nascosti nella terra e nelle radici degli alberi.
Sono potenti maghi e mutaforma e il più importante è Kubera, che governa nel mitico regno chiamato ‘Alaka’.
Gli Yaksha venivano spesso omaggiati come divinità tutelari di una città, distretto, lago o pozzo.

Il loro culto, insieme alla credenza popolare nei ‘Naga’ (divinità del serpente), divinità della fertilità femminile e Dee madri, potrebbe aver avuto origine tra i primi popoli indigeni dell’India e coesisteva con i sacrifici condotti dai sacerdoti del periodo vedico.
Nell’arte, le sculture di Yaksha furono tra le prime divinità ad essere raffigurate, prototipi per i servitori di Dei e re nella successiva arte indù, giainista e buddhista.
Generalmente, lo Yaksha ha una doppia personalità: da un lato, può essere una Fata della natura inoffensiva, associata a boschi e montagne; ma esiste una versione molto più oscura dello Yakṣa, che è una specie di orco cannibale, fantasma o demone, che infesta le terre selvagge e divora i viaggiatori, simile ai ‘Rakṣasa’.

Yaksha – Ph. The Metropolitan Museum of Art
Gli Yakṣa potrebbero essere stati in origine gli Dei tutelari delle foreste e dei villaggi, e in seguito furono visti come le divinità-custodi della terra e della ricchezza ‘sepolta sotto’.
Nell’arte indiana, gli Yakṣa maschi sono ritratti come temibili guerrieri o come corpulenti, robusti e nani.
Le Yakṣi femminili, conosciute anche come Yakṣiṇīs, sono ritratte come belle giovani donne con facce rotonde felici, e seni e fianchi pieni.
Nello stato del Kerala, nel sud dell’India, le Yakshi sono raffigurate come incantatrici di vampiri.
Troviamo riferimenti agli Yaksha e alle Yakshini nei poemi epici, nei Purana e nelle opere di Kalidasa, che descrivono due tipi di Yaksha: benevoli o malevoli.

Yakshi – Ph. World History Encyclopedia
Nella letteratura indù, gli Yaksha sono descritti come i fratelli di esseri demoniaci, che abitano nei sotterranei della Terra.
Secondo la mitologia, Yaksha era il servitore di Kuvera (o Kubera), il Dio della ricchezza, nel cui dovere era assistito dal Guhyaka.
Kuvera è considerato il reggente del nord (Dik-pala) e un protettore del Mondo (Lokapala).
I suoi numerosi epiteti lo esaltano come il Signore supremo di numerose specie semi-divine (tra cui gli Yaksha) e il proprietario dei tesori del Mondo.
Kubera è spesso raffigurato con un corpo grassoccio, ornato di gioielli, e con in mano un portamonete e una mazza; oppure come un nano, con una carnagione di foglie di loto e un grande ventre.

Ph. foursummers on Pixabay
È descritto come avente tre gambe, solo otto denti, un occhio ed è adorno di gioielli.
Oppure, a volte è raffigurato a cavallo di un uomo.
Nei racconti popolari, le Yakshini, sconcertavano i viaggiatori di notte, facendogli crescere le corna sulla fronte e infine li divoravano.
In altre storie, gli Yaksha avevano i piedi girati al contrario e gli occhi strabici; oppure separavano i novelli sposi, perché non avevano fatto loro le dovute offerte il giorno delle loro nozze.
D’altra parte, in un altro racconto le Yakshini sono descritte come in possesso di una bellezza celestiale e appaiono come delle fanciulle splendidamente ornate sedute su un carro d’oro, quando in un cimitero si fa un sacrificio, per donare potere all’eroe.
Nel Vishnu Purana si legge, che Vishnu creò gli Yaksha come esseri emaciati dalla fame, di aspetto orribile e con grandi barbe, chiamati così per la loro abitudine di piangere per il cibo.
Secondo una leggenda buddista, uno Yaksha viveva in un albero di Banyan (Ficus benghalensis, ma per altri è un’Alstonia scholari, in indiano ‘Saptaparni’) e uccideva chiunque si avvicinava.
Mentre, in un’altra, si racconta che le giovani donne morte in modo violento, diventassero Yakshi.

Tempio Padmanabhaswamy-Ph. prasanna_devadas on Pixabay
Nella Kallara B (la volta chiusa) del famoso Tempio Padmanabhaswamy a Thiruvananthapuram, si dice che ci sia lo spirito di una Yakshi, in profonda meditazione, ricordando che una feroce Yakshi NON DEVE MAI essere disturbata.
Ma la Corte Suprema dell’India, nel 2011, ha ordinato l’apertura dei depositi del tesoro del Tempio.

Kallara B, mai aperta