Da quando è nato il Mondo, in ogni civiltà i genitori hanno sempre raccomandato ai propri figli alcune regole comportamentali, hanno detto di smetterla con i capricci, hanno chiesto il loro aiuto ecc, ricevendo molto spesso esattamente il contrario di quanto richiesto.
Questo modo di fare ha indotto i genitori a sentirsi frustrati ed in molte culture sono nate storie, come quelle che, per esempio, raccontano del famoso “Uomo Nero“, una creatura (diversa in ogni civiltà nell’aspetto e nei livelli di cattiveria) che minacciava di causare ogni tipo di danno immaginario ai bambini che si comportano male, quando i loro genitori educatamente chiedevano loro di fare qualcosa.
Streghe, fantasmi, mostri, persino divinità, sono stati utilizzati per motivare i bambini ad avere un atteggiamento migliore nella vita (a volte con grande successo!).
In tutto il mondo greco si raccontavano le storie di Mormò (figura in seguito ereditata dai Romani, simile ad alcune rappresentazioni dei vampiri femminili) soprattutto prima di andare a dormire, o quando il bambino era troppo lamentoso, viziato e capriccioso.
La Mormò è un personaggio greco, nella superstizione descritto come uno spettro femminile che si cibava del sangue dei bambini in fasce, oppure mordeva quelli cattivi, o li faceva zoppicare, oltre a provocare disordini in case e botteghe.

Goya
Per questo motivo era generalmente nominata come spauracchio da madri e balie, per spaventare i bambini ed impedire loro di comportarsi male.
Mormò, al plurale Mormones, significa “spaventoso” o “orribile”, ed è correlato a una serie di parole che significano “paura“.
Esso era uno spirito femminile (ma qualche volta considerato ermafrodita) o un fantasma, un essere spettrale noto per incutere paura, ed a volte era considerato intercambiabile con altri mostri come Lamia, Gello o la Strige, un uccello notturno simile ad un vampiro che si nutriva del sangue dei bambini.
Mormò era anche descritta come un “demone” o uno “spirito”, che si nascondeva nelle stanze e semplicemente mordeva i bambini cattivi nel cuore della notte, non per uccidere o mutilare, ma solo per attirare la loro attenzione.
Un piccolo morso rapido e doloroso sul braccio, sulla gamba o sul sedere, per ricordare loro chi era il capo.
Descritta decisamente brutta, non esistono scritti antichi dettagliati che forniscano particolari certi sulla Mormò, alcuni l’associano ai cavalli con alcune caratteristiche equine, altri di farfalle, altri ancora la descrivono con grandi orecchie e una lunga lingua, che corre a quattro zampe.
Poteva avere zanne affilate con cui procurare i morsi sopra menzionati e poteva cambiare forma per stipare la sua forma in qualsiasi angolo oscuro, in attesa del momento perfetto per terrorizzare un bambino ribelle nelle prime ore della notte: in pratica un Mutaforma!

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Nella mitologia, secondo un racconto, la Mormò originariamente era una donna di Corinto, la quale cominciò a divorare i bambini, prima i suoi, poi quelli degli altri, diventando alla fine uno spauracchio.
In una tradizione alternativa, Mormò era originariamente la regina dei cannibali Lestrigoni (popolo leggendari di giganti antropofagi) che, dopo aver perso i propri figli, si dedicò all’omicidio dei figli altrui.
Ancora un’altra tradizione, forse cercando di aumentare l’aura di terrore di Mormò, fece dell’orribile creatura la nutrice di Acheronte, uno dei fiumi degli Inferi.
La Mormò era associata spesso ad Ecate e ad altre Dee lunari, aveva probabilmente una connessione con i poteri del fuoco, quindi potrebbe essere una delle tre facce di una divinità più ampia.
Per i Greci, esisteva anche un’altra divinità simile a Mormò, di cui potrebbe essere una variante: Accó.
Accó era un demone di aspetto femminile, il quale veniva menzionato ai bambini dai genitori, anch’esso come spauracchio per evitare che facessero cattive azioni.

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