Ti sei mai chiesto perché addobbiamo gli Alberi di Natale?
Ormai, decorare un albero con luci ed ornamenti è diventata una tradizione abituale, tanto da esserci dimenticati la sua origine, che non ha nulla a che fare con il Cristianesimo, bensì deriva da una celebrazione pagana.
La storia dell’Albero di Natale ha molte radici, e si può partire da molto prima dell’avvento del Cristianesimo, quando le piante e gli alberi, che rimanevano verdi tutto l’anno, nel periodo invernale avevano un significato speciale per le persone.
Infatti, molti popoli antichi appendevano rami sempreverdi alle loro porte e finestre, anche perché tanti credevano che avrebbero tenuto lontane streghe, fantasmi, spiriti maligni e malattie.
I popoli germanici utilizzavano un Pino ogni anno, per celebrare il Solstizio d’Inverno, il 21 dicembre, in quanto era considerato simbolo dell’energia vitale e ricordava agli uomini che d’inverno la natura non era morta, stava semplicemente preparandosi per iniziare un nuovo ciclo di vita.
Gli antichi Egizi, i quali adoravano il Dio del Sole, Ra, raffigurato con la testa di un falco, ed il Sole come un disco fiammeggiante nella sua corona, credevano che d’inverno si ammalasse ed indebolisse.
Essi celebravano il Solstizio d’Inverno, riempiendo le loro case di palme verdi e canne di papiro, che simboleggiavano per loro il trionfo della vita sulla morte, in quanto significava che, alla fine, il Dio del Sole avrebbe iniziato a guarire, e tutte le piante sarebbero cresciute di nuovo, quando la divinità fosse stata forte, facendo ritornare l’estate.
I Romani celebravano i Saturnali, un ciclo di festività dedicate all’insediamento nel tempio del Dio Saturno, ed alla mitica Età dell’Oro, che si svolgevano dal 17 al 23 dicembre.
I festeggiamenti avevano inizio con grandi banchetti e sacrifici, durante i quali i partecipanti usavano scambiarsi l’augurio “Io Saturnalia”, accompagnato da piccoli doni simbolici, detti “strenne” (dal latino “strena” = “regalo di buon augurio”).
In questo periodo, decoravano le loro case ed i loro templi con rami sempreverdi, significando che presto fattorie e frutteti sarebbero stati verdi e fruttuosi.
Vichinghi e Sassoni adoravano gli alberi durante l’inverno come racconta la storia di San Bonifacio, monaco benedettino inglese e figura di spicco nella missione anglossassone nelle zone germaniche della Francia durante l’VIII secolo.
Egli è noto nella storia della Chiesa come “Apostolo dei Germani” ed è probabilmente considerato “il più grande missionario dopo San Paolo”, per i suoi estesi viaggi ed i suoi sforzi di evangelizzazione di successo nella Germania moderna.
Nato come Wynfreth in Inghilterra, da giovanissimo decise di entrare in un monastero benedettino, nonostante le obiezioni dei suoi genitori.
Sapendo che papa Gregorio II aveva inviato dei missionari in Baviera, nel 716 decise di recarsi a Roma per diventare un missionario per i Tedeschi, il quale dopo poco lo incaricò di predicare il Vangelo nelle regioni di Turingia, Baviera, Franconia e Assia, cambiandogli anche il nome, da Wynfreth in Bonifacio.
Bonifacio ottenne enormi successi e fondò anche monasteri benedettini in tutta la sua area di evangelizzazione, quindi il papa, impressionato da tutto ciò, lo consacrò arcivescovo per tutta la Germania a est del Reno.
Bonifacio narrava, che in inverno gli abitanti del villaggio di Geismar si riunivano attorno a un’enorme vecchia quercia, conosciuta come “Quercia del Tuono“, dedicata al dio Thor. Questo evento annuale di culto era incentrato sul sacrificio, in onore del dio pagano, di un essere umano, solitamente un bambino piccolo.
Bonifacio, desiderando convertire il villaggio eliminando la Quercia del Tuono, che i pagani si erano vantati in precedenza che alcun dio avrebbe mai potuto distruggere, radunò alcuni compagni e viaggiò verso Geismar.
I suoi spaventati compagni missionari, temendo che i Tedeschi potessero ucciderli, si tirarono indietro quando giunsero alla periferia del villaggio, alla vigilia di Natale.
Bonifacio, mentre si avvicinavano al raduno pagano disse: “Ecco la Quercia del Tuono; e qui la croce di Cristo spezzerà il martello del falso dio Thor”.
Il momento del sacrificio fu interrotto dalla loro presenza e, in una dimostrazione di grande fiducia in Dio, nato dal desiderio di accendere il fuoco di Cristo nei pagani tedeschi, Bonifacio afferrò un’ascia ed abbatté la Quercia del Tuono del potente Thor.
Il santo vescovo predicò il Vangelo al popolo ed usò un piccolo abete, che si trovava dietro la quercia ormai abbattuta, come strumento di evangelizzazione, dicendo:
“Questo piccolo albero, un giovane bambino della foresta, sarà il vostro albero sacro stasera. È il legno della pace. E’ il segno di una vita senza fine, perché le sue foglie sono sempre verdi. Guardate come punta verso l’alto, verso il cielo. Lasciate che questo sia chiamato l’Albero del bambino Cristo; radunatevi attorno ad esso, non nel bosco selvaggio, ma nelle vostre case; lì non proteggerà azioni di sangue, ma doni amorevoli e riti di gentilezza”.
Altri affermano che, tradizione consolidata anche in Estonia e Lettonia, nel XVI secolo la Germania introdusse l’Albero di Natale, grazie ai Protestanti devoti, che lo portavano e decoravano nelle loro case.
Inoltre, se gli alberi scarseggiavano, costruivano piramidi natalizie di legno e le decoravano con sempreverdi e candele.
La tradizione delle candele nasce dal riformatore protestante di quel periodo, Martin Lutero il quale, mentre una sera d’inverno tornava a casa, rimase sbalordito dalle stelle che scintillavano tra gli alberi sempreverdi.
Quindi, per ricreare quell’emozione per la sua famiglia, eresse un albero nella stanza principale e ne ricoprì i rami con candele accese.
L’albero, tradizionalmente una conifera sempreverde come Pino o Abete, era anche decorato con rose fatte di carta colorata, mele, orpelli, dolci, wafer.
Negli Stati Uniti, le prime testimonianze di Alberi di Natale risalgono al XVIII secolo, quando i Tedeschi della Pennsylvania eressero un albero comunitario di legno a forma piramidale, decorato con candele, mentre tagliarli per scopi celebrativi risalgono al secolo successivo.
Questa fu una tradizione accettata malvolentieri dagli Americani, in quanto consideravano gli Alberi di Natale come simboli pagani.
Infatti, i leader puritani del New England consideravano le celebrazioni natalizie come empie e, addirittura, nel 1659, la Corte generale del Massachusetts emanò una legge che rendeva reato qualsiasi osservanza del 25 dicembre, per la quale si veniva multati se si appendevano decorazioni, cosa che durò fino all’afflusso di immigrati tedeschi ed irlandesi del XIX secolo, che minò l’eredità puritana.
Un’altra origine dell’Albero di Natale si configura nel Medioevo, collegandoli al “Albero del Paradiso“, in base a delle rappresentazioni misteriche medievali, che venivano rappresentate il 24 dicembre, giorno della commemorazione e del giorno del nome di Adamo ed Eva in vari Paesi.
In tali rappresentazioni, si decorava un albero con mele (che rappresentano il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male, e quindi il peccato originale che Cristo ha tolto) ed ostie bianche rotonde (per rappresentare l’Eucaristia e la redenzione).
Nella stessa stanza si trovava la “Piramide di Natale“, una costruzione triangolare in legno con ripiani per contenere le statuette natalizie, decorata con sempreverdi, candele ed una stella.
Nel XVI secolo la Piramide di Natale e l’Albero del Paradiso si fusero diventando l’Albero di Natale, che veniva collocato nelle case, sostituendo le mele con oggetti rotondi, le palline luccicanti.
Una tradizione popolare polacca, che risale ad un’antica usanza slava precristiana, prevede di appendere il Podłaźniczka, un ramo di abete rosso o pino alle travi del soffitto del tavolo da pranzo, durante il periodo della festa invernale di Koliada.
I suoi rami anticamente erano decorati con mele, noci, ghiande e stelle di paglia, a cui recentemente si sono aggiunti anche i Wycinanka (ritagli di carta colorata), ostie, biscotti e palline di Natale.
Secondo antiche credenze pagane, i poteri del Podłaźniczka erano collegati al buon raccolto ed alla prosperità.
L’Albero di Natale divenne popolare tra la nobiltà all’inizio del XIX secolo, diffondendosi nelle corti reali di Austria, Francia, Danimarca, fino alla Russia.
Si narra che in Danimarca, ufficialmente il primo Albero di Natale fu acceso nel 1808 dalla contessa Guglielmina di Holsteinborg, la quale fu anche la prima a raccontarne la storia allo scrittore danese Hans Christian Andersen che, nel 1844, pubblicò una fiaba intitolata “L’abete”, narrando il destino di un abete usato come decorazione di Natale.
In Gran Bretagna, nonostante la tradizione di decorare chiese e case con sempreverdi a Natale fosse consolidata da tempo, l’usanza di farlo con un intero piccolo albero fu introdotta nel ‘800 dalla regina Carlotta, nata in Germania, durante una festa organizzata per i bambini.
Accolta all’inizio scetticamente dai reali, nel 1832, la tredicenne regina Vittoria nel suo diario scrisse: “Dopo cena […] siamo andati nel salotto vicino alla sala da pranzo […] C’erano due grandi tavoli rotondi su cui erano posti due alberi appesi con luci e decorazioni di zucchero. Tutti i regali venivano sistemati intorno agli alberi”.
In seguito, l’usanza di decorare un Albero di Natale divenne una moda, grazie alle famiglie più ricche della classe media che l’avevano adottata, e veniva anche pubblicizzata su un giornale, nel quale si chiariva il suo prestigio, le origini tedesche, l’associazione con i bambini e lo scambio di regali.
In Italia, la tradizione comune di fare l’Albero di Natale è stata ampiamente adottata durante il XX secolo, ma il primo pare che sia stato eretto al Quirinale verso la fine del XIX secolo, per volere della regina Margherita.
Durante il fascismo, questa usanza fu osteggiata perché considerata un’imitazione di una tradizione straniera, in contrapposizione al presepe tipicamente italiano.
Il periodo di Natale in Italia inizia l’8 dicembre, con la festa dell’Immacolata Concezione, il giorno in cui tradizionalmente viene montato l’Albero di Natale, e termina il 6 gennaio dell’anno successivo con l’Epifania, quando in alcune zone vengono bruciate delle marionette femminili su delle pire, falò, per simboleggiare, insieme alla fine del periodo natalizio, la morte del vecchio anno e l’inizio di uno nuovo.
In tutto il mondo, oggi le specie di alberi vivi più utilizzate sono: Pino bianco (Pinus strobus), Pino silvestre (Pinus sylvestris), Pino della Virginia (Pinud virginiana), Abete balsamico (Abies balsamea), Abete di Fraser (Abies fraseri), Abete di Grand (Abies. grandis ), Abete nobile (Abies procera), Abete bianco (Abies alba), Abete del Colorado (Abies concolor), Abete rosso norvegese (Picea abies ), Abete blu (Picea pungens), Abete di Spagna argenteo (Picea glauca), Abete di Douglas (Pseudotsuga menziesii).
Nel 1991, l’Albero di Natale di Gubbio, alto 650 metri e decorato con oltre 700 luci, è entrato nel Guinness dei primati come l’Albero di Natale più alto del mondo.
Si sa, solitamente i rituali uniscono le famiglie, creando momenti di vicinanza, e le festività sono un ottimo momento per creare riti familiari.
I rituali delle feste variano da famiglia a famiglia, catturando ciò che è importante per ciascuno e creando un senso di appartenenza, incentrandosi spesso sul cibo, cucinando magari insieme, oppure piatti particolari, o decorando la casa.
Le tradizioni familiari natalizie creano un senso di prevedibilità e sicurezza, soprattutto per i bambini, grazie alla natura della loro uniformità e forniscono qualcosa da attendere con ansia.
E la decorazione dell’albero spesso serve anche come marcatore, riconoscendo il passare del tempo ed offrendo un’opportunità per riflettere sulla crescita e sul cambiamento, regala e rammenta ricordi come il primo Natale per un neonato, o “insieme” per una coppia.
Certo, altre volte il rituale segna anche le perdite, come un primo Natale senza qualcuno di caro, ed offre un’opportunità per riunirsi e dare un senso di unione a tutto questo, condividendo l’esperienza.
Addobbare il proprio albero, ricorda quali ornamenti sono entrati nella propria vita associandoli al momento, i regali, le storie condivise, i giochi, i film.
Proprio come l’Albero di Natale, i rituali familiari sono come la vita, un miscuglio spesso sbilanciato di decorazioni fatte in casa o acquistate, spesso male assortite per un occhio estraneo, ma perfette per la propria vita.
La nostra decorazione dell’albero è spesso punteggiata da disaccordi su quali ornamenti appartengano a chi, o a chi tocchi mettere la stella in cima all’albero, proprio come la vita in cui, nonostante tantissime cose uniscano le famiglie, ci saranno sempre disaccordi e conflitti.
Alla fine, è il modo in cui gestiamo questi momenti che conta, e vale la pena parlare, tra chi si ama, della probabilità che qualcosa non vada come previsto, che si potrebbe litigare, o che un membro potrebbe essere assente.
Qualsiasi fantasia si possa avere in testa, su come “dovrebbe” andare, è utile, ma potrebbe differire dalla realtà, quindi dovremmo lasciar andare qualsiasi idea rigida che abbiamo ed abbracciare il momento.
Festeggiare o non festeggiare è una scelta personale, non c’è dubbio, le tradizioni riportano alla mente un’ondata di ricordi.
Ed addobbare un albero è uno di questi…
Se allestire un albero di Natale carico di luci scintillanti, ornamenti cari e ricordi sembra difficile, non facciamolo, prendiamoci il nostro tempo curativo, perché arriverà il momento di riprendere questa tradizione, quando saremo pronti.