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THULE, L’ISOLA ALLA FINE DEL MONDO

Scritto da MadameBlatt
…Venient annis saecula seris, quibus Oceanus vincula rerum laxet
et ingens pateat tellus Tethysque novos detegat
orbes nec sit terris ultima Thule..

(Verrà un’era negli anni lontani,
in cui l’Oceano scioglierà i legami delle cose,
quando l’intera vasta terra sarà rivelata,
quando Tethys rivelerà nuovi mondi
e Thule non sarà il punto più remoto della Terra)

-Seneca il giovane-

Nel IV secolo a.C., un esploratore greco di nome Pitea lasciò la città portuale di Massalia, l’attuale Marsiglia, in Francia, all’epoca una colonia greco-occidentale, alla ricerca di nuove opportunità commerciali nell’estremo nord.
L’uomo ed i suoi sostenitori commerciali avevano un interesse particolare nel cercare l’Ambra, usata come forma di valuta, così come lo stagno, che era un ingrediente chiave nella produzione del bronzo.
Pitea era un osservatore competente del mondo naturale e, navigando dapprima a ovest, poi a nord, arrivò sulla costa di Prettanikē, ora Isole Britanniche, descrivendo l’effetto della Luna sulle maree e facendo la mappatura della costa della Gran Bretagna.
Poi si diresse coraggiosamente più a nord in un territorio inesplorato, a circa sei giorni di viaggio attraverso il mare dalle isole scozzesi di Shetland e Orkney.
E lì, il viaggio entrò in un Regno ultraterreno quando, dopo pochi giorni di navigazione, Pitea giunse in un luogo che descrisse come “né terra né mare”:
“ma invece una sorta di miscuglio di questi simile a un polmone marino, in cui la terra e il mare e tutte le cose insieme sono sospese, e questa miscela è … impraticabile a piedi o in nave”.
“dove il sole non tramontava mai, e l’aria ed il mare formavano una strana sostanza semi-solida”

Trireme di Pitea- by John F. Campbell

Pitea sbarcò su un’isola sconosciuta a cui dette il nome “Thule”, (anche Thula, Thyle, Thile, Thila, Tile, Tila, Tilla, Tyle o Tylen derivando dalla parola greca “Θούλη”), dal suono che sentiva di continuo: …TOO-LEE
L’esploratore descrisse l’incontro con il popolo di Thule, che definì come barbari, con pelle chiara e capelli biondo chiaro, umili agricoltori che coltivavano cereali e ortaggi a radice.
Pitea scrisse dell’estate artica, un fenomeno totalmente sconosciuto ai popoli del Mediterraneo ed affermò che gli abitanti di Thule gli avevano insegnato, che il sole tramonta a un certo punto durante il Solstizio d’inverno.
Quindi, durante i mesi estivi a Thule non c’era notte e durante l’inverno il sole non sorgeva mai.
Alla fine, Pitea tornò a Massalia e scrisse il suo capolavoro, “On the Ocean”, un resoconto del suo viaggio e un trattato di enorme influenza nel Mondo antico e destinato ai posteri che, purtroppo, andò perduto quando la grande biblioteca di Alessandria fu bruciata nel 48 a.C.
Le sue storie colpirono la fantasia di filosofi e poeti greci, i quali includevano riferimenti alla bellissima gelida Thule nei loro scritti.
Sulle mappe, Thule era spesso raffigurata come la terra più settentrionale, per cui veniva chiamata “Ultima Thule”, definita così per la prima volta dal poeta latino Virgilio, nel senso di estrema, cioè ultima terra conoscibile.

Pitea

Questo significato nel corso dei secoli si è modificato, fino ad indicare tutte le terre “al di là del mondo conosciuto“, come indica l’origine etrusca della parola tular = confine.
Polibio, uno storico greco, nel 140 a.C. diceva su Pitea:
“che ha indotto in errore molte persone dicendo che ha attraversato tutta la Britannia a piedi, dando all’isola una circonferenza di quarantamila stadi, e raccontandoci anche di Thule, quelle regioni in cui non c’era più terra né mare propri né aria, ma una sorta di miscuglio di tutte e tre le consistenze di una medusa in cui non si può né camminare né navigare, tenendo tutto insieme, per così dire.”

Nel I secolo a.C., l’astronomo greco Gemino di Rodi affermò, che l’etimologia di Thule derivava da una parola arcaica per il fenomeno della notte polare:
“il luogo dove il sole va a riposare”.

Nel IV secolo d.C., Postumio Rufio Festo Avienio, un politico e poeta romano, nella sua opera “Ora Marittima” aggiunse che, durante l’estate a Thule, la notte durava solo due ore, chiaro riferimento al “Sole di mezzanotte”.
Nel 551 d.C. Giordane, uno storico goto, nella sua Getica scrisse che Thule sedeva sotto la stella polare.
Per secoli, le persone hanno discusso sulla posizione di Ultima Thule, questa misteriosa terra settentrionale, con tante informazioni e supposizioni contrastanti.

Thule Island-Ph. Valdemaras D. on Pexels

Le antiche mappe greche mostrano Thule molto a nord della Gran Bretagna e ad ovest della Scandinavia, quindi è possibile che Pitea si riferisse all’Islanda o alla Groenlandia.
In effetti, l’Islanda era chiamata Thule in epoca medievale, mentre per i Norvegesi si tratta della città di Smøla: ma anche Qaanaaq, la città più a nord della Groenlandia, era un tempo chiamata Thule.
Tra i vari contendenti, ci sono anche le Isole Shetland, le Isole Fær Øere, l’estone Isola Saaremaa.
L’impraticabile ghiaccio fangoso, la fitta nebbia, la mancanza di oscurità durante il Solstizio d’estate e la mancanza di luce solare al Solstizio d’inverno suggeriscono che Pitea viaggiò forse nelle vicinanze del circolo polare artico.
Gli argomenti per ciascuna parte sono convincenti, ma le prove sono così ambigue che, per ogni affermazione plausibile, un’altra parte avanza con forza una domanda riconvenzionale.
Nel 1775, l’esploratore, navigatore e cartografo britannico James Cook scoprì le Isole Sandwich Australi, chiamate così in onore del IV conte di Sandwich.
Il suo arcipelago più meridionale prende il nome di Isole Thule meridionali, poiché sembravano poste all’estremo confine del Mondo.
Thule è stata anche alla base della formazione di gruppi occulti come quello tedesco “Thule Gesellschaft”, fondato nel 1918, che identificava in Thule l’origine della saggezza della razza umana, che era popolata da giganti con i capelli biondi, gli occhi azzurri e la pelle chiara, e possedeva straordinarie capacità tecnologiche.
Questi esseri un tempo dominavano il mondo ed avevano un potere successivamente perso, per aver avuto relazioni sessuali con membri di altre razze inferiori, subumane e in parte animali, credenza a cui si aggrappò appunto il partito nazista tedesco: Rudolf Hess, che in seguito prestò servizio sotto Adolf Hitler, era un membro della Thule Gesellschaft.

Ph. geralt on Pixabay

Tra le varie curiosità contemporanee, scienziati dell’Istituto di Geodesia e Scienza della Geoinformazione di Berlino, nel 2010 hanno annunciato di aver trovato la mitica Thule.
Infatti essi, studiando una mappa del II secolo a.C. realizzata da Tolomeo, hanno notato che c’erano errori tra la sua mappa e gli appunti di viaggio di Pitea.
Correggendo quelle discrepanze e ricalcolando i viaggi di Pitea, individuarono l’isola norvegese di Smøla come la mitica Thule.
Oggi, su alcune mappe geografiche, a volte si trova il nome Thule, in quanto questo nome è stato riciclato ed utilizzato per vari luoghi, inclusi siti in Groenlandia ed Islanda, nonché basi di ricerca artiche.
Questa mitica terra ha dato il nome anche ad un minerale, la Thulite, probabilmente perché questa pietra è stata trovata per la prima volta in Norvegia (di cui è Pietra nazionale), nel 1820, dal chimico svedese Anders Gustaf Ekeberg.

In definitiva, per secoli Thule ha continuato a confondere e deludere i geografi, che hanno cercato di fare mappe dell’estremo nord della Terra, dove hanno disegnato un enorme fiume insuperabile, o una grande fascia marina da un polo all’altro.
Tante generazioni, tante mentalità, tanti popoli hanno continuato imperterriti a cercare l’Ultima Thule, forse sedotti dal fascino dell’ignoto o forse, in fondo, rimanendo solo bloccati in un delirio poetico.
Fatto sta che, sebbene il fascino si sia un po’ raffreddato in indifferenza alla fine del secolo scorso, ci sono ancora persone attaccate alla promessa della purezza primordiale della leggendaria Thule.
E continuano a cercarla…
Lasciateci sognare!

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