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DIGITALE, IL FIORE DELLE FATE

Scritto da MadameBlatt

Può resuscitare i morti e può uccidere i vivi
-antico proverbio-

Digitalis è un genere di piante appartenente alla famiglia delle Plantaginaceae, comprendente circa venti specie, di cui 6 presenti nella flora spontanea italiana.
Il nome significa “dito, ditale”, per la caratteristica forma del fiore.
Comunemente è conosciuta come: Guanti delle streghe, Ditali degli uomini morti, Guanto di fata, Guanti della Madonna, Dita insanguinate, Guanto della Vergine, Dita di volpe, Cappellini delle fate, Ditali delle fate.
Il nome inglese Foxglove deriva dalla corruzione della parola “folksglove”, che associa i fiori al popolo delle fate, oppure, “dita di volpe”, per i suoi fiori usati come guanti dalle Volpi, per proteggere le loro zampe dalla rugiada.

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Un’altra teoria suggerisce che il nome derivi dalla parola anglosassone “foxes-gleow”, in quanto “gleow” è associato al suono di campane.
Ciò è collegato alle leggende norrene, in cui le volpi portano i fiori della Digitale a forma di campana attorno al collo; infatti, il suono delle campane era un incantesimo di protezione contro cacciatori e segugi.
La Digitale presenta foglie pelose ed oblunghe, velenose anche in modica quantità.
L’altezza varia dai 5 cm. a 1,5 mt., a seconda della specie.

Il colore dei fiori varia dal bianco al purpureo, spesso con macchie colorate.

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Digitalis grandiflora, Digitale dai grandi fiori (in inglese Yellow Foxglove) è presente in tutte le zone fredde e temperato-fredde dell’Eurasia, in Italia è al nord, dove cresce ai margini boschivi, tra le siepi e gli arbusteti, ma anche nelle zone incendiate.
E’ un’appariscente pianta erbacea perenne, che può raggiungere anche i 90 cm di altezza, i cui fiori sono giallo pallido.

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Digitalis lutea, Digitale gialla (in inglese Straw Foxglove), è abbastanza simile alla grandiflora, tranne che per la grandezza dei fiori, che sono più piccoli.
E’ presente in tutto il nord Italia, con qualche apparizione in Abruzzo.

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Digitalis purpurea, Digitale rossa (in inglese Foxglove), è presente in tutto il nord-ovest italiano, in Calabria e Sardegna.
I suoi fiori hanno colori variabili, dal rosa al rosso, al porpora.
L’impiego della Digitale in medicina, si deve al medico e botanico inglese William Withering (1785) il quale, avendo appreso da una vecchia guaritrice l’uso della pianta, dopo averlo sperimentato per dieci anni, scoprì le proprietà terapeutiche di un suo principio attivo, la ‘digitalina’, entrata di prepotenza nella farmacopea moderna nel trattamento delle cardiopatie, oltre a divulgarne l’impiego nel trattamento della “idropisia” (edema).
Sebbene la Digitale, già nell’antichità, era ritenuta molto pericolosa se usata in modo improprio, ha una lunga storia di uso medicinale per problemi cardiaci e renali, edema ed avvelenamento da Aconito.


Una leggenda dice che Vincent Van Gogh la usò per curare la sua epilessia.
Tutta la pianta è velenosa, in modo particolare le foglie durante la fioritura.
Contiene principi dannosi per il cuore; non sfiorare mai i fiori con le labbra e, comunque, maneggiare l’intera pianta sempre con guanti.
La Digitale è evitata dagli erbivori, che possono, tuttavia, mangiare impunemente molte piante velenose.
Per questa ragione, è stato proposto di utilizzarla come deterrente nelle aree protette, per evitare il pascolamento e preservarne la diversità biologica.
Questa pianta è un fiore preferito delle api mellifere, per questo motivo, le sue alte e maestose spighe di fiori danno il meglio di sé in quei giorni soleggiati di mezza estate, in cui le api sono più indaffarate.

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Il labbro inferiore sporgente della corolla forma una piattaforma di discesa per l’ape la quale, mentre si spinge verso l’alto della campana, per raggiungere il miele che giace in un anello attorno al vaso del seme in cima al fiore, strofina le antere degli stami contro la sua schiena.
Passando da un fiore all’altro su per la spiga, li feconda ed i semi possono essere prodotti.
Secondo la Dottrina delle Segnature, risalente al tempo di Dioscoride e Galeno, la quale afferma che le erbe che assomigliano a varie parti del corpo, possono essere utilizzate dagli erboristi per curare i disturbi di quelle parti del corpo, affermava che i fiori della Digitale assomigliassero alla bocca aperta di un animale.


Ciò significava, che doveva avere un valore medicinale nel trattamento delle lesioni della bocca e della gola, anche perché le macchioline sulla bocca del fiore erano, secondo la Dottrina, il simbolo dell’infiammazione della gola.
Così ne scaturisce un’altra serie di nomi popolari, che riflette l’associazione della Digitale con la bocca: Throatwort (Gola), Rabbit’s Mouth (Bocca di Coniglio), Bunny Mouths (Bocca di Lepre), Tiger’s Mouth (Bocca di Tigre), Duck’s Mouth (Bocca d’Anatra), Gap-Mouth (Bocca vuota) e Dragon’s Mouth (Bocca di Drago).
Anticamente si diceva, che le screziature dei fiori della Digitale, come le macchie sulle ali delle farfalle e sulla coda di pavoni e fagiani, indicassero dove gli Elfi avevano messo le dita, ed una leggenda narra che i segni sulla pianta fossero un segnale di avvertimento dei succhi dannosi da lei secreti, che in Irlanda le è valso il nome popolare di “Dead Man’s Thimbles” (Ditali degli uomini morti).


Un’antica leggenda gallese del XIII secolo, basata sulla figura storica di Rhiwallon, il medico del principe Rhys il Rauco, del Galles meridionale, afferma che questo popolo è stato il primo ad usarlo come medicina, perché la conoscenza delle sue proprietà è arrivata ai “meddygon” (medici gallesi), in modo magico.
Una sera, il giovane Rhiwallon stava camminando lungo un lago, quando dalla nebbia si levò una barca d’oro.
Una bella fanciulla remava sulla barca con remi d’oro, e scivolò via dolcemente nella nebbia, prima che lui potesse parlarle.
Da quell momento, Rhiwallon tornava ogni sera in cerca della fanciulla e, non incontrandola più, chiese consiglio a un uomo saggio, il quale gli disse di offrirle del formaggio.
Rhiwallon fece come gli era stato detto, così la fanciulla apparve e prese la sua offerta, scese a terra, divenne sua moglie e gli diede tre figli.
Dopo che i figli crebbero e il più giovane divenne un uomo, un giorno la moglie di Rhiwallon remò nel lago e poi ritornò con una scatola magica incastonata con gioielli.
Quindi, disse a Rhiwallon di picchiarla tre volte, in modo da poterle permettere di tornare nella nebbia per sempre.
Lui si rifiutò di colpirla, ma la mattina dopo, quando finì la colazione e si preparava per andare al lavoro, Rhiwallon batté affettuosamente sulla spalla della moglie tre volte. Immediatamente una nuvola di nebbia l’avvolse e lei scomparve. Dietro di sé lasciò la scatola magica ingioiellata e, quando i tre figli l’aprirono, trovarono un elenco di tutte le erbe medicinali, inclusa la Digitale, con indicazioni complete per il loro uso e proprietà curative.
Grazie a questa conoscenza i figli divennero i medici più famosi del Mondo”.

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La Digitale era anche una pianta amata dalle fate che, come vuole una leggenda, si addormentavano alla sua ombra.
Infatti, la rugiada raccolta dai fiori veniva utilizzata negli incantesimi, per comunicare con le fate, anche se dovevano sempre essere indossati i guanti, quando si maneggiava la pianta poiché la Digitale è tossica.
In Scozia, le foglie di Digitale erano sparse sulle culle dei bambini, per proteggerli dagli incantesimi, venivano messe nei panni dei bambini per lo stesso motivo, oltre che come cura contro la scarlattina.
Un’altra leggenda narra che le fate si nascondessero all’interno dei fiori di Digitale.


I bambini dispettosi, volendo sentire il “tuono fatato”, tenevano una delle campane dei fiori e poi colpivano l’altra estremità con la mano.
La povera fata, giustamente sconvolta e probabilmente piuttosto irritata, emetteva uno schiocco, un tuono fatato, mentre scappava dal suo rifugio.
Si dice che raccogliere fiori di Digitale porti sfortuna, perché deruba le Fate, gli Elfi ed i Piskies di una pianta di cui si dilettano particolarmente.
Nel nord dell’Inghilterra, invece, si dice che i fiori della Digitale in casa permettano l’ingresso del diavolo.
In epoca romana, la Digitale era un fiore sacro alla Dea Flora, la quale sfiorò i seni ed il ventre di Giunone, stanca di Giove che concepiva figli con altre donne, ma non lei.
Così, Giunone concepì il Dio Marte.
Da allora, la pianta è associata all’ostetricia ed alla Magia delle donne, così come alle “Streghe bianche” (praticanti di magia benigna e curativa), che vivono allo stato brado con famigli volpi.
Ecco perché questi animali sono raffigurati con campane di Digitale incantate al collo.

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Nelle prime registrazioni del Linguaggio dei fiori, la Digitale simboleggiava enigmi, misteri e segreti, mentre nell’Era vittoriana divenne il simbolo più negativo dell’insincerità.
Un’antica leggenda raccontata inglese, spiega perché la Digitale oscilla ed ondeggia anche quando non c’è vento: questa è la pianta che si inchina al popolo delle Fate mentre passa.
Le guglie di Digitali, che crescono sulle colline segnano un luogo amato dalle Fate, una Terra piena di enigmi, segreti e storie.
In magia, la Digitale è utilizzata per proteggere le abitazioni da malefici e negatività, da incendi e furti.
Puoi preparare un talismano protettivo a sacchetto, o cuscino da sogno, utilizzando della stoffa di cotone viola ed inserendo boccioli di Digitale purpurea, Salvia e un cristallo di Adularia.

PIANETA: Saturno
ELEMENTO: Acqua
SEGNO ZODIACALE ASSOCIATO: Capricorno
CHAKRA: 4, Anahata (C. del cuore)

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