Scilla è un genere di piante appartenente alla famiglia delle Asparagacee, comprendente una novantina di specie.
Spesso il nome Scilla è erroneamente attribuito ad un altro genere, Drimia, che ha solo una specie che mantiene il nome di Scilla di mare (vedi).
Il nome Scilla deriva dal greco e significa ‘straziare, tormentare’, alludendo alle proprietà venefiche del bulbo.
Tra quelle che crescono anche in Italia, ricordo la Scilla bifolia, tipica dei boschi e dei luoghi ombrosi, caratterizzata dalle due foglie accoppiate, strette e ricurve in fuori (da ciò l’epiteto bifolia), e dai fiori di colore azzurro vivo, portati da lunghi peduncoli.
La Scilla bifolia, chiamata anche Scilla silvestre, Giacinto turchino, Scilla di bosco, Scilla italica, Alpine squill, Two-leaf squill, Scille penchée, Jacinthe des bois, può raggiungere i 20 cm di altezza, ha frutti a forma di capsula che sono velenosi, così come il bulbo.
Di origine russo-europea, cresce in luoghi ombrosi, boschi, ed è ampiamente distribuita in tutta in Italia e in Europa.

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La Scilla peruviana, detta comunemente Giglio caraibico, Giglio cubano, Giglio dell’Avana, Giacinto del Perù, Giglio peruviano, Peruvian Scilla, Portuguese Squill, Pyramidal-flowered Squill, Spring Bulbs, è originaria dell’Africa settentrionale, delle Isole Canarie e dell’Europa meridionale.
E’ una pianta bulbosa con rosetta basale formata da una decina di foglie lanceolate, da cui a tarda primavera escono grappoli conici di fiori blu-violacei.
Cresce in luoghi ricchi di humus, fertili e a mezz’ombra.
L’intera pianta è velenosa, maneggiare con guanti.
Anche la Scilla, come la Drimia, fin dall’antichità è stata utilizzata in medicina per le sue proprietà stimolanti, espettoranti e diuretiche.
Era usata nel trattamento delle malattie polmonari, insufficienza cardiaca, distorsioni, fratture, foruncoli, piaghe e alcuni problemi alle vene.
Alcune fonti greche e latine (che sono tipicamente più descrittive dei testi cuneiformi) informano che la Scilla (Skylla) era una pianta che combatteva naturalmente la decomposizione e respingeva i parassiti.
Questi scritti, quindi, forniscono una giustificazione dell’origine del nome sumerico, Sikil, che significa “pianta pura/purificatrice“, altrimenti inspiegabile.
La pianta è anche usata nel controllo dei parassiti e come veleno per topi.

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In Esoterismo, la Scilla è sacra alle streghe ed agli spiriti maligni.
E’ usata nei rituali di resilienza (perché cresce come un’erbaccia ma sa prendersi cura di se stessa, nonostante venga calpestata), maledizioni, trasformazione, bellezza, magia del mare, indipendenza, crescita, tenere lontani i visitatori indesiderati.
Elimina maledizioni e malocchi, espellendoli dal corpo, ma l’uso più frequente è quello nei rituali per aumentare i soldi.
Ma sembra che la vera natura “magica” della Scilla sia di purificazione.
Infatti, il primo uso di Scilla attestato degli antichi Greci, riguarda la purificazione rituale o la terapia dell’utero ippocratico, che potrebbe essersi sviluppato da pratiche effettuate nel vicino Oriente, che implicano l’uso di questa pianta, per purificare meccanicamente l’interno del corpo (come evacuante).

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Quindi, acquisita fama di agente purificatore, come indica il suo stesso nome in greco, la Scilla avrebbe cominciato ad essere applicata anche in modo tradotto, profilattico o simbolico, per dissipare mali più sfuggenti o esteriori, come l’inquinamento dell’anima, le macchie morali, dolore, persone marginali e simili, ed anche per rompere gli incantesimi.
Anche fonti mesopotamiche riconoscono al ‘Sikillu‘ specifiche proprietà mediche , e in particolare emetiche, sfruttate per una varietà di cure, inclusa l’ espulsione fisica dei sintomi della “stregoneria”, che era entrata nel corpo mangiando o bevendo, (probabilmente in riferimento a casi di intossicazione alimentare o bruciore di stomaco).

Cicely Barker