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LA VIA DEL TE’, UN’ARTE GIAPPONESE

Scritto da MadameBlatt

In Giappone, il fu introdotto nell’VIII secolo da un monaco buddista, Eichū, di ritorno da un viaggio in Cina, ed inizialmente era considerato una bevanda medicinale,  bevuto soprattutto dai sacerdoti e dalle classi sociali superiori.
Si narra che, nell’815, Eichū in persona preparò e servì il Sencha (bevanda preparata immergendo le foglie di tè in acqua calda) all’imperatore Saga e così, per ordine imperiale dell’816, le piantagioni di tè cominciarono a nascere nella regione Kinki del Giappone.
Nei monasteri buddisti Chán (Buddhismo che fa riferimento alla figura di Bodhidharma, il leggendario monaco indiano tradizionalmente ritenuto il suo fondatore) vi era l’uso collettivo di bere il tè da una singola tazza, di fronte a una statua di Bodhidharma.

Sencha-Ph. mirkostoedter on Pixabay

Infatti la bevanda, contenendo una buona dose di teina (caffeina), era un valido sostegno alle estenuanti pratiche meditative dello Zuòchán, proprie delle scuole del Buddhismo Chán.
Una leggenda attribuisce allo stesso mitico fondatore di questa scuola, Bodhidharma, la “generazione” della pianta del tè: egli, addormentatosi incautamente durante lo Zuòchán, al momento del risveglio si strappò le palpebre, per impedire nuovamente l’assopimento e le gettò via, e da queste nacquero le prime piante del tè.
Nel XIII secolo, quando la nazione era sotto la guida dello shogun Kamakura, il tè e i lussi ad esso associati divennero lo status della classe guerriera e, a tal proposito, nacquero le feste Tōcha, un passatempo giapponese di origine cinese, basato sull’identificazione dei diversi tipi di tè, in cui i concorrenti potevano vincere premi stravaganti per aver indovinato quello dalla qualità migliore coltivato a Kyoto, derivante dai semi che Eisai, il fondatore del Buddismo Zen giapponese, aveva portato al ritorno del suo pellegrinaggio dalla Cina.

Matcha-Ph. farmerdir on Pixabay

Fu solo nel periodo Muromachi (1333-1573) che questa bevanda guadagnò popolarità tra persone di tutte le classi sociali e, tra i membri benestanti della società, divennero popolari le feste del tè in cui i partecipanti mostravano le loro squisite ciotole da tè e la loro conoscenza in materia.
Contemporaneamente, si sviluppò una versione più raffinata delle feste del Tè, caratterizzata da una semplicità ispirata allo Zen, che dava maggiore enfasi alla spiritualità.
A questi incontri partecipavano solo poche persone in una piccola stanza, in cui il padrone di casa serviva il tè agli ospiti, consentendo una maggiore intimità: è da questi incontri che trae origine la “Cerimonia del Tè giapponese”.
Essa era intesa come “pratica trasformativa”, evolvendosi in una serie di principi, in particolare quelle Wabi e Sabi.
Wabi rappresentava le esperienze interiori o spirituali della vita umana, il cui significato originale indicava una raffinatezza tranquilla o sobria, o un gusto sottomesso “caratterizzato da umiltà, sobrietà, semplicità, naturalismo, profondità, imperfezione e asimmetria“, enfatizzando “oggetti semplici e disadorni e spazio architettonico, e celebra la dolce bellezza che il tempo e la cura impartire ai materiali.” [tratto da “Chadō, la Via del Tè”-Fondazione Urasenke di Seattle].

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Invece Sabi rappresentava il lato esterno o materiale della vita, significando in origine “indossato”, “stagionato” o “decaduto”.
Infatti, specialmente tra la nobiltà, comprendere il vuoto era considerato il mezzo più efficace per il risveglio spirituale, mentre abbracciare l’imperfezione era onorato come promemoria di amare la propria natura grezza e incompiuta, considerato il primo passo verso il Satori (l’Illuminazione).
La Cerimonia del tè giapponese, conosciuta come Sadō o Chadō (La Via del Tè) o Cha no yu (Acqua calda per il Tè) è un’attività culturale giapponese, che prevede la preparazione e la presentazione cerimoniale del Matcha, il tè verde in polvere, con delle procedure chiamate Tema.
Considerata una vera e propria “filosofia”, Okakura Kakuzo coniò il termine Teaismo, per descrivere la visione del mondo unica associata al rituale del tè giapponese, che non era soltanto l’aspetto cerimoniale, che molti bevitori disapprovavano.

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Nel XV secolo, Yoshimasa, uno Shogun ritiratosi dall’incarico di governo, venuto a conoscenza del Cha no yu elaborato da Murata Shukō, lo invitò a mostrargli le nuove regole cerimoniali.
Affascinato dalla nuova arte tradizionale zen, Yoshimasa divenne subito un attivo promotore della Cerimonia del Tè, ecco perché il suo Ginkaku-ji (Padiglione d’argento), luogo in cui promuoveva incontri di arti varie, poesia e degustazioni di te, è considerato il luogo di nascita del Cha no yu.
Murata Shukō fu il primo ad accentuare un’impronta di semplicità di questa cerimonia, cominciando dall’oggettistica che doveva rispecchiare la cultura contadina.
Egli ideò il Chashaku (cucchiaio sottile utilizzato per trasferire il tè verde in polvere, dal suo contenitore alla tazza dove poi sarà mescolato con dell’acqua calda) in bambù; ridusse la stanza del tè a quattro stuoie e mezza (Tatami), in modo da diminuire gli utensili; espose dei rotoli che riportavano disegni o scritture (Kakemono) dei maestri zen all’interno della stanza; privilegiò gli oggetti carichi di tempo rispetto a quelli di nuova fattura (concetto Hiesabi).
Ma ora vediamo insieme le regole principali della Cerimonia del Tè, secondo Il monaco buddhista zen Sen no Rikyū, universalmente considerato il codificatore ultimo di questo rituale, dopo i grandi maestri Murata Shukō e Takeno Jōō.

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⦁ Armonia -Wa-: Questa dimensione comprende la relazione ospite-invitato, gli oggetti scelti ed il cibo servito, tutte cose che devono riflettere il ritmo impermanente della vita. Infatti, l’effimero compreso in tutte le cose viene confermato dal loro mutamento costante, ma essendo esso l’impermanente, l’unica realtà in cui ci muoviamo, diventa la realtà ultima. In realtà, ospite ed invitato sono intercambiabili, in quanto agiscono coerentemente in questa dimensione di consapevolezza. Prima di offrire il tè l’ospite porge dei dolci all’invitato, qualche volta accompagnato da un pasto leggero, e tutto deve rispettare la stagione in cui ci si trova. Il principio dell’armonia significa dunque essere affrancati da ogni pretesa e da ogni estremismo, incamminati lungo la moderazione e la “via di mezzo”, caratteristica degli antichi insegnamenti buddhisti.
⦁ Rispetto -Kei-: È il riconoscimento in ogni persona, ed anche nei più semplici oggetti, della presenza di una innata dignità. Coltivare questo vissuto nella Cerimonia del tè e nella vita, permette di comprendere la comunione dell’essenza di tutto ciò che ci circonda.
⦁ Purezza -Sei-: Inteso non come discriminazione di ciò che è “puro” da quello ritenuto “impuro”, in quanto entrambi sono partecipanti alla realtà ultima. Deve essere concepito, per esempio, come spazzare la stanza del tè significhi occuparsi di disporre un mondo che accolga anche il “bello”,  consentendogli di esprimersi. Questa azione è anche una metafora nei confronti della nostra mente e dei nostri vissuti, che vanno quotidianamente “spazzati” dai vincoli mondani e dalle loro preoccupazioni, per consentirsi esperienze altrimenti non esperibili. Praticamente, mentre pulisce la stanza del tè, l’ospite riordina anche se stesso.
⦁ Tranquillità -Jaku-: Esprime il principio secondo il quale, stare seduto lontano dal mondo, all’unisono con i ritmi della natura, libero dai vincoli del mondo materiale e dalle comodità corporali, purificato e sensibile all’essenza sacra di tutto ciò che lo circonda, chi prepara e beve il tè in contemplazione, si avvicina a uno stadio di sublime serenità.

Tatami e tavolo da tè-Ph. biaohaole on Pixabay

Un altro elemento essenziale per rispettare la Cerimonia del Tè è il luogo, in quanto questo rituale è solitamente effettuato in spazi o stanze appositamente costruiti, progettati per questo scopo.
L’ideale è una stanza appositamente costruita con pavimento in tatami, mentre qualsiasi altro luogo può essere utilizzato per disporre gli strumenti necessari per preparare e servire il tè, o dove l’ospite può preparare il tè in presenza degli invitati seduti.
Un incontro per il tè può essere organizzato anche tipo picnic all’aperto (Nodate) e, per questa occasione, si utilizza un parasole rosso (Nodatekasa).
Poi c’è una stanza appositamente progettata per lo stile del tè wabi (Chashitsu), larga 4,5 tatami (ma si possono utilizzare anche stanze più piccole); essa è appositamente costruita con un soffitto basso, un focolare incorporato nel pavimento, un’alcova per appendere pergamene e posizionare altri oggetti decorativi ed ingressi separati per il padrone di casa e gli ospiti, oltre ad un’area di preparazione annessa (Mizuya).
Il Chashitsu è conosciuto in Europa come Casa da Tè, e può contenere diverse stanze di diverse dimensioni e stili, spogliatoi e sale d’attesa ed altri servizi, o essere circondate da un giardino da tè chiamato Roji.

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Ci sono due modi principali di preparare il tè Matcha:
⦁ Koicha (denso): è miscela di matcha ed acqua calda, che richiede circa 3 volta la quantità di tè rispetto all’equivalente acqua dell’Usucha.
⦁ Usucha (sottile): il matcha e l’acqua calda vengono montati utilizzando la frusta da tè (Chasen ).
L’attrezzatura per la Cerimonia del tè, solitamente costruita in bambù, si chiama Chadōgu ed è disponibile in un’ampia gamma di diversi stili e motivi, utilizzati per diversi eventi e in diverse stagioni.
Tutti gli strumenti per il tè vengono maneggiati con la massima cura, venendo scrupolosamente puliti prima e dopo ogni utilizzo e prima di riporli, alcuni maneggiati solo con le mani guantate.
Alcuni oggetti, come il barattolo per la conservazione del tè (Chigusa ), sono così venerati che anticamente venivano battezzati con nomi propri come persone, ed erano ammirati e documentati da più diaristi.

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Alcuni dei componenti più essenziali della Cerimonia del Tè sono:
Ξ Chakin: piccolo panno rettangolare di canapa o lino bianco, utilizzato principalmente per pulire la ciotola del tè.
Ξ Chasen: strumento in bambù tipo frusta, utilizzato per mescolare il tè in polvere con l’acqua calda. Siccome le fruste da tè si consumano e si danneggiano rapidamente con l’uso, l’ospite dovrebbe usarne una nuova ogni volta che prepara.
Ξ Chashaku: cucchiaino/paletta da tè, generalmente ricavato da un unico pezzo di bambù, ma può anche essere fatto di avorio o legno. E’ usato per versare il tè dalla scatola nella ciotola.
Ξ Chawan: ciotola da tè disponibile in un’ampia gamma di dimensioni e stili diversi, utilizzate per il tè denso e sottile. In estate si utilizzano ciotole poco profonde, che permettono al tè di raffreddarsi rapidamente; in inverno si usano ciotole profonde. Esse prendono spesso il nome dai loro creatori o proprietari, o da un maestro del tè. Oggi sono ancora in uso ciotole risalenti a più di quattrocento anni fa, ma solo in occasioni insolitamente speciali.
Natsume/Chaire: scatola del tè, piccolo contenitore con coperchio in cui viene posto il tè in polvere da utilizzare nella procedura di preparazione della bevanda.

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Chaji è considerato l’incontro più formale per il tè di mezzogiorno, con un massimo di cinque invitati.
Essi arrivano un po’ prima dell’orario stabilito ed entrano in una sala d’attesa interna, dove depositano oggetti non necessari, come i cappotti, ed indossano calzini Tabi puliti.
La sala d’attesa ha un pavimento in tatami ed un’alcova, Tokonoma, in cui è esposto un rotolo decorativo sospeso, che può riferirsi alla stagione, al tema del Chaji o a qualche altra caratteristica appropriata.

A volte può essere servito un pranzo leggero, prima della Cerimonia del tè, il Kaiseki.
Comunque sia, parlando di questo rituale, agli invitati viene servita una tazza di acqua calda, tè con alghe kombu, tè d’orzo tostato o tè ai fiori di ciliegio (sakurayu).
Finiti questi preliminari, le persone siedono all’aperto nel Roji (giardino apposito per la cerimonia), dove rimangono finché non vengono convocati dall’ospite.
Dopo un inchino silenzioso tra ospite ed invitati, tutti si dirigono verso un lavabo di pietra (Tsukubai), per purificarsi lavando le mani e sciacquandosi la bocca, per poi proseguire verso la casa del tè.

Tsukubai-Ph. RickJbrown on Pixabay

Nijiri-guchi-Ph. DerWeg on Pixabay

Chozubachi-Ph. johnny_px on Pixabay

Lì, si tolgono le scarpe ed entrano nella sala da tè, strisciando a terra in ginocchio, attraverso una piccola porta scorrevole (Nijiri-guchi), che garantisce agli invitati di effettuare un inchino in segno di rispetto, oltre ad essere una barriera verso il mondo esterno, contribuendo a creare un senso di santuario.
Essi, quindi, visionano gli oggetti collocati nel tokonoma  e qualsiasi attrezzatura per il tè pronta nella stanza ed infine, siedono sul tatami in posizione corretta sulle ginocchia (seiza), in ordine di prestigio.
Quando l’ultimo invitato ha preso posto, si chiude la porta con un suono udibile (gong o campanella) per avvisare l’ospite, che entra nella sala da tè ed accoglie ogni persona.
Appena il tè viene versato nella ciotola, il primo invitato la ruota di 180º in due giri prima di berne un sorso, per evitare di bere dalla parte anteriore, e poi si complimenta con l’ospite per la bevanda.
Dopo aver bevuto qualche sorso, l’invitato pulisce il bordo della ciotola e la passa al secondo, e il procedimento si ripete finché tutte le persone non hanno preso il tè dalla stessa ciotola.

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Ogni invitato ha quindi l’opportunità di ammirare la ciotola, prima che venga restituita all’ospite, che poi pulisce l’attrezzatura e lascia la sala da tè.
Quest’ultimo, poi, riaccende il fuoco ed aggiunge altra carbonella, il che significa un cambiamento: dalla procedura più formale dell’incontro alla parte più informale.
Quindi, l’ospite torna nella sala da tè per portare un set da fumo (Tabako-bon), dei cuscini confortevoli ed Higashi o Wagashi (dolciumi), per accompagnare il tè leggero.
Dopodiché egli procede con la preparazione di una ciotola individuale di tè leggero da servire a ciascun ospite.
Quando tutti gli invitati hanno sorbito il tè, il padrone di casa pulisce gli utensili per riporli, mentre l’ospite d’onore gli chiede di consentire agli altri commensali di esaminarne alcuni, cosa che ogni persona a turno farà, compreso il barattolo e il misurino da tè, in quanto dimostrazione di rispetto ed ammirazione per chi li ospita.

Wagashi-Ph. airkitchen.me

Spesso questi oggetti sono inestimabili ed insostituibili pezzi d’antiquariato, per cui gli invitati li trattano con estrema cura, maneggiandoli addirittura con uno speciale tessuto di broccato.
Alla fine, l’ospite raccoglie gli utensili, si avvicina alla porta e si inchina, mettendo fine alla cerimonia, mentre gli ospiti lasciano la casa da tè.
Un incontro con il tè può durare fino a quattro ore, a seconda del tipo di occasione organizzata, del numero di ospiti e del tipo di pasto e di tè serviti.

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Molto importante, per la Cerimonia del Tè, è la stagionalità ed il cambio delle stagioni, che praticamente sono suddivise in 2 stagioni principali: la Stagione del Focolare sommerso (Ro), che è quella tradizionalmente da novembre ad aprile, e la Stagione del Braciere (Furo), da maggio a ottobre.
Conseguentemente, per ogni stagione ci sono variazioni nei temi eseguiti e negli utensili utilizzati, così come la configurazione del tatami:

Tema Obon: utilizza l’Usucha, il tè leggero, e ciotola frusta, misurino, Chakin (tovagliolo di lino) e scatola da tè vengono posti su un vassoio. L’acqua calda viene preparata in un bollitore chiamato Tetsubin, che viene riscaldato su un braciere. Questo è solitamente il primo tema che si impara, oltre ad essere il più semplice da eseguire, poiché non richiede né attrezzature specializzate, né molto tempo per essere completato. Si attua seduti ad un tavolo, oppure all’aperto, utilizzando un thermos al posto del Tetsubin ed un focolare portatile.

Tema Chabako: nel quale, alla fine, l’attrezzatura viene rimossa e poi ricollocata in una scatola speciale conosciuta come Chabako (scatola del tè). Adatto per preparare il tè all’aperto, la sua attrezzatura di base è la ciotola da tè, la frusta da tè (conservata in un contenitore speciale), un misurino, una scatola da tè, un panno per pulire la biancheria in un contenitore speciale, nonché un contenitore per piccoli dolci simili a caramelle. Questo incontro dura circa 35-40 minuti.

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Tema Ryūrei: qui l’ospite e gli invitati sono seduti davanti a un tavolo speciale. Il nome si riferisce alla pratica dell’ospite di eseguire il primo e l’ultimo inchino stando in piedi, quindi elegantemente. Solitamente c’è un assistente che siede vicino all’ospite e gli sposta la seduta secondo necessità, per stare in piedi o sedersi. L’assistente serve anche il tè ed i dolci agli invitati.

Tema Hakobi: solitamente avviene in stile ryūrei (elegante) ma è servito da una Maiko (apprendista Geisha di Kyoto), al tavolo su cui, da sinistra a destra, pone il contenitore dell’acqua dolce, la ciotola ed il bollitore di ferro. Il nome del tema deriva dal fatto che, ad eccezione del bollitore per l’acqua calda e del braciere (a meno che sia incassato), gli oggetti essenziali per la preparazione del tè, compreso anche il contenitore dell’acqua fresca, vengono portati nella sala da tè dall’ospite contemporaneamente all’arrivo degli invitati, e non prima che essi entrino.

Ro-Ph. MIRAEBACCI on Pixabay

Devo aggiungere che la collocazione del bollitore dell’acqua (Kama), cambia a seconda delle stagioni: in primavera ed estate si usa un braciere (Furo) appoggiato sul tatami.
In autunno ed inverno, si pone in una buca quadrata come una fornace (Ro), ricavata in uno dei tatami che formano il pavimento.
In tutti i casi, si usa in varie quantità il Matcha verde polverizzato, che viene mescolato all’acqua calda con l’apposito frullino Chasen, ottenendo così una bevanda in sospensione (e non in infusione), in quanto la polvere di tè viene consumata insieme all’acqua.
Per questo motivo, e per il fatto che il Matcha viene prodotto utilizzando germogli terminali della pianta, la bevanda ha un effetto notevolmente eccitante.

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Anche se è nata in Cina, la Cerimonia del tè è diventata la quintessenza delle esperienze e dell’ospitalità giapponesi, e ci sono dei luoghi più particolari dove poterla vivere.
Infatti, in tutto il Giappone ci sono case da tè, ma puoi vivere questa esperienza anche in molti templi, hotel ryokan, negozi di dolciumi ed in occasione di eventi e seminari.

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I più conosciuti sono:

Kyoto: è il centro della Via del Tè giapponese. L’Okitsu Club è il locale più esclusivo e tradizionale, vicino al Palazzo Imperiale.
Tokio: da Nadeshiko, un negozio di kimoni nel quartiere Shinjuku di Tokyo, puoi goderti un’esperienza combinata di kimono e Cerimonia del Tè. Dall’altra parte della città, c’è Nakajima No Ochaya Tea House, con una splendida cornice con vista su un lago nei giardini Hama-Rikyū.
Kyūshū: Yame produce il miglior matcha del Giappone e molte aziende produttrici di tè offrono tour. A Fukuoka , il tempio Shōgonji offre Cerimonie del Tè.
Comunque, ovunque tu vada in Giappone, prova a vivere questo rituale, in quanto dopo non penserai mai più all’umile tazza di tè nello stesso modo.

Ph. Ramapo

Però, se vuoi parteciparvi, ci sono delle regole di base da rispettare:

1. Indossa un kimono o, in mancanza di ciò, vestiti in modo formale.
2. Assicurati di arrivare un po’ in anticipo.
3. Togliti le scarpe all’ingresso ed indossa un paio di ciabatte, quindi attendi di essere invitato ad entrare.
4. Evita di calpestare il centro del tatami e di usare i pugni chiusi, quando tocchi i tappetini.
5. Mostra il tuo apprezzamento complimentandoti con l’ospite per i suoi sforzi, ammirando la stanza, il delizioso tè ed i dolci.
6. Non fare chiacchiere; si prevede che la conversazione si concentrerà sulla cerimonia stessa.
7. Infine, se sei uno dei tanti invitati, non dimenticare di fare un quarto di giro alla ciotola prima di bere e di pulire il suo bordo dopo.

Ph. Jirreaux on Pixabay

La Cerimonia del Tè rappresenta un rituale affascinante e dettagliato, carico di significato, che racchiude ed esprime armonia, purezza, rispetto e tranquillità; è una celebrazione che rappresenta le connessioni tra vita ed arte, sacro e profano, terra e spiritualità interiore.

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