Il principe Shihābuddīn Moḥammed Khuram nacque dall’imperatore Jahangir e dalla madre indù Jodhabai, nell’anno 1592.
In seguito gli fu conferito il titolo “Shāh Jahān”, che significa “Imperatore del mondo“.
Egli nacque con un cucchiaio d’argento e godette di tutti i privilegi dell’eredità reale, ebbe l’addestramento marziale e studiò teologia nelle migliori accademie con i migliori studiosi, amato immensamente da suo nonno Akbar.
Un giorno, mentre Shāh Jahān faceva la sua solita passeggiata nel celebre bazar Meena del Forte di Agra, intravide una bellissima ragazza persiana che vendeva artigianato e gioielli.
A prima vista, fu folgorato dalla bellezza di questa fanciulla, che accese in lui un immediato senso di amore.
Era consuetudine tra le donne del Meena Bazaar, vendere oggetti di valore nelle loro bancarelle, poiché avevano nelle donne reali le loro migliori clienti.

Shāh Jahān
Il principe innamorato, dopo un paio di notti insonni, chiese dove si trovasse la ragazza persiana, e venne a sapere che ella non era altri che Arjumand Banu Begum, la nipote della sua matrigna Noor-Jahan, nonchè la figlia di Asaf Khan.
Ella era una donna di talento e colta, parlava bene in arabo e persiano, e sapeva comporre poesie.
Era nota per avere una combinazione di modestia e candore, una donna calorosamente semplice e indipendente.
All’inizio dell’adolescenza, aveva attirato l’attenzione di importanti nobili del regno.
Così, nel 1607, iniziò la storia d’amore tra i due giovani, Shāh Jahān ed Arjumand Banu, quando entrambi avevano quasi 15 anni.
Con il dovuto tempo, questo affetto si moltiplicò in entrambi i cuori e finalmente, cinque anni dopo il loro fidanzamento, fu celebrato il matrimonio.
Arjumand Banu così, nel 1612 divenne la seconda moglie di Shāh Jahān (anche se ben presto fu la sua favorita per tutto il resto della sua vita) il quale, trovandola l’eletta tra tutte le donne del tempo, le conferì il titolo di “Mumtāz Maḥal” (in persiano “gioiello del palazzo”).
La coppia trascorse circa 19 anni di vita coniugale all’insegna del divertimento, dell’allegria e della fiducia reciproca e, mentre lui regnava sull’impero, dettando i comandi della corte reale, impartendo ordini o addirittura guidando le spedizioni militari, lei lo seguiva come un’ombra.

Mumtāz Maḥal
Mumtāz Maḥal era la sua compagna costante e fidata confidente, sedeva accanto all’imperatore nella Sala dell’Udienza Privata e nella Sala dell’Udienza Pubblica.
Si nascondeva dietro una tenda e, se non era d’accordo con qualcosa, gli posava la mano sulla schiena, fuori dalla vista degli altri.
Grazie alla sua intercessione, Shāh Jahān perdonò i nemici o sospese le condanne a morte.
La sua fiducia in lei era così grande, che le diede il più alto onore della Terra: il suo sigillo imperiale, il Mehr Uzaz, che convalidava i decreti imperiali e nulla poteva essere fatto senza il suo consenso..
Spesso Mumtāz Maḥal interveniva per conto dei poveri e degli indigenti, patrocinò anche un certo numero di poeti, studiosi e altre persone di talento, fornì pensioni e donazioni alle figlie di studiosi poveri, teologi e uomini pii.
Nei loro 19 anni di matrimonio, ebbero 14 figli insieme (otto figli e sei figlie), sette dei quali morirono alla nascita o in età molto giovane.
L’erede era il figlio maggiore, Dara, e Shāh Jahān nominò altri 3 figli governatori di diverse altre province dell’India.
Shāh Jahān riversava però un amore eccessivo su Dara trascurando gli altri tre e, non essendo un padre sensibile, non riuscì a comprendere il cambiamento comportamentale del figlio Aurangzēb, il quale iniziò a nutrire una sorta di apatia nei confronti del padre.
Aurangzēb guidò con successo le spedizioni militari, nascondendo sempre il suo odio verso il padre, ma arrivò il giorno in cui Shāh Jahān iniziò la ribellione di Khan-i-Jahan Lodi, guidando gli accampamenti militari verso sud.

Mumtāz Maḥal decise di trasferirsi con lui, nonostante fosse incinta e non godesse di un ottimo stato di salute a causa del corpo debole.
Shāh Jahān ordinò alle sue truppe di accamparsi a Burhanpur, dopo una corsa di quasi 800 km., dove in seguito attaccarono il nemico, sconfiggendolo.
Il re ed altri nobili con tutto il loro armamentario bellico celebrarono l’evento, ignari di cosa ci fosse in serbo, e trascurando Mumtāz Maḥal, che si aspettava che trascorresse del tempo con lei.
In quello stesso momento, arrivò un eremita sufi con un paio di mele ed avvertì anche Shāh Jahān di fare attenzione alla persona a lui vicina con gli occhi neri e la pelle bianca.
Shāh Jahān ignorò il suggerimento, senza immaginare che la persona con gli occhi neri e la pelle bianca fosse il suo terzo figlio Aurangzēb, che covava una cospirazione contro suo padre.
Arrivò il giorno del travaglio e Mumtāz Maḥal, nella sua Sharmiyana (tenda), era circondata dalle esperte ostetriche e dal medico, dalla figlia maggiore Jahanara Begum e Sat-ul-Nisa, la sua cameriera prescelta, era in piedi vicino a lei.
Intanto, Shāh Jahān era fuori dal campo e, in contatto con gli eunuchi che facevano da messaggeri, aspettava la buona notizia.
All’improvviso gli arrivò un messaggio e lui si precipitò sul posto, ordinando a tutti gli altri di allontanarsi tranne Jahanara, la cameriera preferita, ed il medico reale Bazir Khan.
Mumtāz Maḥal gemeva sotto i dolori del travaglio da più di 35 ore, il suo viso stava impallidendo ed una sorta di sonnolento torpore attanagliava il suo corpo.
Era il 17 giugno 1631, e Shāh Jahān, seduto vicino a Mumtāz Maḥal, si avvicinò al suo viso, mentre le lacrime scendevano dagli occhi.
Egli mormorava e pregava Allah, percependo che la sua amata era sull’orlo del collasso.
Il dottor Bazir khan era impotente.
Mumtāz Maḥal morì di di emorragia post-partum quel giorno, dando alla luce il suo quattordicesimo figlio, dopo un parto durato circa 30 ore.
Il suo corpo fu temporaneamente sepolto a Burhanpur nel giardino Zainabad sulla riva del fiume Tapti.
Subito dopo il suo lutto, Shāh Jahān fu inconsolabile e si rifugiò in lutto appartato per un anno.
Quando apparve di nuovo, i suoi capelli erano diventati bianchi, la sua schiena era piegata ed il suo viso infossato.
Fu sua figlia maggiore Jahanara a portarlo gradualmente fuori dal dolore, prendendo il posto di sua madre a corte.
Dopo 30 anni di regno, Shāh Jahān fu arrestato da suo figlio Aurangzēb, che lo depose.
Shāh Jahān non ha mai voluto he Burhanpur fosse il vero punto di riposo di sua moglie, quindi il corpo di Mumtāz Maḥal fu dissotterrato nel dicembre 1631 e trasportato in una bara d’oro, scortata da suo figlio Shah Shuja, di nuovo ad Agra.
L’imperatore rimase a Burhanpur per concludere la campagna militare che lo aveva originariamente portato nella regione e, mentre era lì, iniziò a pensare alla progettazione ed alla costruzione di un giardino adatto e di un luogo funerario ad Agra per sua moglie.

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