Nell’antica Grecia, la Ninfa (dal greco: giovane donna/giovane sposa) era una divinità femminile minore della natura.
Diversamente dalle Dee greche, le Ninfe erano generalmente considerate come personificazioni della natura, tipicamente legate a un luogo specifico, o alla forma del terreno ed erano solitamente raffigurate come bellissime fanciulle.
Esse erano comunque convocate per partecipare alle assemblee degli Dei sull’Olimpo.
Alcune erano immortali, altre vivevano molto più a lungo degli umani.
Sin dal Medioevo, popolarmente le Ninfe talvolta erano associate, o addirittura confuse, con le Fate.

Hans Zatzka
Le Ninfe presiedevano a vari fenomeni naturali: dalle sorgenti, alle nuvole, agli alberi, alle caverne, ai prati e alle spiagge.
Erano responsabili della cura delle piante e degli animali e, come tali, erano strettamente associate agli Dei della natura dell’Olimpo, come Hermes, Dioniso, Artemide, Poseidone e Demetra.
Le controparti maschili delle Ninfe erano i Satiri, i Panes, i Potamoi ed i Tritoni.
Tale è l’importanza delle Ninfe per il paesaggio sacro dei Greci, che quando nell’Iliade Zeus convoca gli Dei in assemblea sul Monte Olimpo, non sono presenti solo i famosi dell’Olimpo, ma anche tutte le Ninfe e gli Dei fluviali.
Per i Greci, le Ninfe erano giovani, indipendenti, libere e vergini, oltre che portatrici di doni.
All’inizio erano considerate alla stessa stregua di sacerdotesse ma, in seguito, con l’avvento del patriarcato, divennero oggetto degli stupri degli Dei.

John William Waterhouse
Giove, Apollo, Plutone, Poseidone, Marte, Mercurio, Pan, gli Dei dei venti furono descritti come stupratori di Ninfe, che poi trasformavano in pianta, albero, fiume, fonte ecc., ridando loro la vera connotazione.
Solitamente, le Ninfe venivano celebrate dai contadini, con sacrifici di carne, o più spesso di frutta, fiori e latte e miele.
Omero e i poeti più antichi, secondo la loro dimora preferita, ripartivano le Ninfe in alcuni gruppi principali.
–Ninfe delle montagne: Oreadi o Orestiadi;
–Ninfe dei campi;
–Ninfe delle acque dolci: Naiadi;
–Ninfe degli alberi: Driadi, Amadriadi, Meliadi;
–Ninfe del mare: Oceanine e Nereidi;
–Ninfe delle valli e dei boschi: Napee e Alseidi
In realtà, le Ninfe sarebbero innumerevoli, per cui ne descrivo qualche tipo e, in seguito, qualcuna tra le leggende più belle.

NAIADI – Ninfe di acque dolci, delle acque sorgive, dei fiumi, dei laghi, delle fonti e delle cascate. Erano dotate di poteri benefici, rapirono Ila, il giovane amato da Eracle. Fanciulle dall’aspetto bellissimo, spesso figlie di Zeus o discendenti di Oceano, o figlie di divinità fluviali, o figlie di Nereo e Doride, erano immortali. Esse possedevano facoltà guaritrici e profetiche.
DRIADI – Ninfe immortali custodi dei boschi. Venivano rappresentate con la parte inferiore del corpo arabescato come un tronco d’albero. La parte superiore evidenziava bellezza e solarità.
ALSEIDI – Ninfe dei boschi e delle foreste, talvolta terrorizzavano i viandanti che attraversavano le selve. Alcune invece, con filtri magici composti prevalentemente dalle foglie di alcune piante, guarivano le ferite dei forestieri, donando loro protezione e passione.

MELIADI – Ninfe dei frassini, vivevano quanto l’albero che le ospitava. Proteggevano i bimbi abbandonati sotto gli alberi, ma presiedevano anche le battaglie sanguinose, perché con il legno del frassino si costruivano i giavellotti.
NAPEE – Ninfe delle valli, che presiedevano alle campagne, ai boschetti ed ai prati. Amavano la solitudine, ma a volte avevano relazioni d’amore con qualche umano, da cui esigevano assoluta fedeltà. Spesso erano inseguite dai Satiri con cui convivevano.
NEREIDI – Le cinquanta figlie del Dio Nereo, Ninfe marine del Mediterraneo, immortali. La più celebre delle Nereidi fu Tetide, madre di Achille, che offesa da Cassiopea, fu vendicata da Poseidone che pretese il sacrificio di Andromeda.

William Adolphe Bouguereau
OCEANINE – Ninfe dell’Oceano e di Teti, immortali. Niso, Ninfa figlia di Oceano, con le sorelle (le Iadi) si prese di cura di Dioniso quando era bambino. Il Dio, per ricompensarle, prima le fece ringiovanire da Medea e successivamente le pose in cielo nella costellazione delle Iadi.
ELEADI – Ninfe timide, con parti del corpo squamose. Abitavano principalmente lungo le paludi e corsi d’acqua, sulle piante, con i pesci di fiume e gli uccelli. Raramente si mostravano agli uomini, qualche volta lo facevano per porgere aiuto. Oppure vivevano in villaggi nascosti e inaccessibili, nel mezzo delle paludi su isole artificiali, protette da mostri acquatici. Non conoscevano differenza tra i sessi ed erano avide di gioielli ed oggetti lucidi, in particolare di oro.
ESPERIDI – Egle, Aretusa e Ipertusa, figlie del titano Atlante o di Espero, la stella della sera. Aiutate da un drago, custodivano un albero dalle mele d’oro, che la dea Era aveva ricevuto in dono da Gea, la madre Terra.
PLEIADI – Sei di loro erano visibili ed una, Merope, invisibile. Sembra che lo fosse perché aveva sposato un mortale e quindi per la vergogna si era allontanata dalle sorelle, diventando invisibile. Esse furono trasformate in stelle.

Eco § Talbot Hughes
LA LEGGENDA DI ECO
Eco era un Oreade (Ninfa di montagna ) che amava la propria voce .
Zeus amava frequentare bellissime Ninfe e le visitava spesso sulla Terra.
Alla fine, la moglie di Zeus, Era , divenne sospettosa e scese dal Monte Olimpo nel tentativo di cogliere in flagrante Zeus con le Ninfe.
Zeus, infatti, era noto per le sue numerose relazioni amorose.
A volte, la giovane e bella ninfa Eco distraeva e divertiva Era con storie lunghe e divertenti, mentre Zeus approfittava del momento, per rapire le altre Ninfe di montagna.
Quando Era scoprì l’inganno, punì la loquace Eco, togliendole la voce, tranne che nella ripetizione senza senso delle parole gridate da altre persone.
Quindi, tutto ciò che Eco poteva farem era ripetere la voce degli altri.
In seguito, Eco si innamorò di un giovane vanitoso di nome Narciso, figlio della Ninfa blu Liriope di Tespia.
Il Dio fluviale Cefiso una volta aveva circondato la Ninfa Liriope con i gorghi dei suoi torrenti, intrappolandola e seducendola.
Preoccupata per il futuro del figlio neonato, Liriope consultò il veggente Tiresia, il quale le disse che Narciso “sarebbe vissuto fino a tarda età, purché non avesse conosciuto se stesso”.

Eco e Narciso-John William Waterhouse
Un giorno, mentre Narciso era fuori a caccia di cervi, Eco seguì furtivamente il bel giovane, attraverso i boschi, desiderosa di rivolgersi a lui, ma incapace di parlare.
Quando finalmente Narciso sentì dei passi e gridò “Chi c’è?”, Eco rispose “Chi c’è?”
Ed andò avanti così, finché finalmente Eco si mostrò e si precipitò ad abbracciare la bella fanciulla.
Ma dopo egli, incapace d’amare se non se stesso, si allontanò dalla Ninfa, respingendola.
Narciso lasciò Eco con il cuore spezzato e la Ninfa trascorse il resto della sua vita in valli solitarie, a struggersi per l’amore che non aveva mai conosciuto, piangendo finché tutto ciò le rimase fu la sua voce.
In altre versioni, Eco piange finché non diventa pietra e, diventata invisibile (probabilmente il suo fantasma / spirito), infesta la Terra.
La versione più popolare della storia di Eco e Narciso narra che, quando la Ninfa si rese conto che Narciso era innamorato del proprio riflesso, rimase completamente sconvolta e, non conoscendo alcun altro modo per soddisfare il suo amore, prese il suo coltello da caccia e si pugnalò al cuore.
Quando le gocce di sangue caddero a terra, generarono la nascita del fiore di narciso.
Un’altra versione racconta, che Eco era una Ninfa grande cantante e ballerina e disprezzava l’amore di qualsiasi uomo.
Questo fece arrabbiare Pan, un Dio lascivo, che ordinò ai suoi seguaci di ucciderla.
La voce di Eco, fatta a pezzi, si diffuse per tutta la Terra.
Gaia, la Dea della Terra, prese i pezzi di Eco, la cui voce continua a ripetere le ultime parole degli altri.
LA LEGGENDA DI AURA
Aura apparteneva alla Ninfe celestiali Pnoae o Aure.
Figlia del Titano Lelanto e di Peribea, il significato del suo nome era “brezza”, a causa delle sue movenze, veloci come il vento.
La Ninfa viveva nei boschi, dedicandosi unicamente al combattimento con cinghiali e leoni, restia all’amore.
Orgogliosa della sua verginità, trasformò un giovane in un cervo, solo perché questi aveva osato guardarla.
La Dea Artemide, adirata con Aura per un commento fattole sul suo corpo, durante un bagno nelle cascate del Sangario, tramite Nemesi, fece in modo che l’attenzione di Dioniso si posasse sulla Ninfa.
Per possederla, il Dio trasformò l’acqua della fonte, nella quale Aura beveva, in vino.
Dopo aver bevuto, Aura si stese all’ombra di un albero, addormentandosi.
Dioniso le legò mani e piedi, le tolse la faretra e la violentò, allontanandosi subito dopo.
La Ninfa, risvegliatasi, vide le sue nudità e, grazie a un sogno avuto in precedenza, nel quale vedeva Eros offrire una leonessa ad Afrodite ed Adone, mentre lei stava in mezzo ai due, capì.

Arthur Rackham
Invasa da una furia tremenda scese a valle, travolgendo e uccidendo chiunque le si ponesse davanti, fino a quando il suo passo si fece più pesante sotto il peso della gravidanza.
Allora le apparve Artemide sorridente ed ironica, a rivelarle il nome del padre.
Nacquero due gemelli, che la Ninfa odiava con tutte le sue forze, offrendoli ai venti del cielo, affinché li portassero via.
Poi provò a farli mangiare da una leonessa, mettendoli in una tana, ma entrò una pantera che li accudì allattandoli, mentre due serpenti proteggevano l’entrata.
Allora ne prese uno in braccio, lo lanciò in aria e, una volta ricaduto a terra, si gettò su di lui per sbranarlo.
Artemide, atterrita da tanta violenza, si precipitò a salvare l’altro gemello, Iacco, che portò a Dioniso.
Infine Aura, ancora in preda a una furia cieca, tentò di suicidarsi gettandosi nelle acque del Sangario.
Impietosito, Zeus la trasformò, in modo che dai suoi seni sgorgasse acqua, il suo corpo fosse un torrente, i suoi capelli fiori, le frecce sibilanti canne sonore, la corda dell’arco un giunco.

Dafne e Apollo
LEGGENDA DI DAFNE
Dafne, figlia di Gea e del fiume Peneo (o del fiume Lacone), era una giovane Ninfa, che viveva serena passando il suo tempo nella quiete dei boschi e andando a caccia.
La leggenda racconta, che un giorno Apollo, fiero di avere ucciso il mostruoso serpente Pitone, incontrato Eros mentre era intendo a forgiare un nuovo arco, si burlò di lui e del fatto che non avesse mai compiuto delle azioni degne di gloria.
Eros, profondamente ferito dalle parole di Apollo, volò in cima al monte Parnaso e prese due frecce: una ben acuminata e dorata, destinata a far nascere la passione, che scagliò con violenza nel cuore di Apollo ed un’altra, spuntata e di piombo, destinata a respingere l’amore, che lanciò nel cuore di Dafne.
Da quel giorno, Apollo iniziò a vagare disperatamente per i boschi, alla ricerca della Ninfa, fino a quando non riuscì a trovarla.
Dafne scappò impaurita, e a nulla valsero le suppliche del Dio, che invocava il suo amore, menzionando le sue origini divine, per cercare di impressionare la giovane fanciulla.

La fuga di Dafne e il dono di Apollo- John William Waterhouse
La Ninfa, terrorizzata, scappò tra i boschi ma, accortasi che Apollo stava per raggiungerla, invocò la madre Gea, pregandola di mutare il suo aspetto, perchè non fosse trovata.
Gea ascoltò la sua preghiera e iniziò a trasformare il suo corpo, mutando i capelli in fronde leggere, le sue braccia in flessibili rami.
Ricoprì il suo corpo aggraziato di corteccia, trasformando anche i suoi delicati piedi in robuste radici. Dafne fu trasformata in un albero, l’Alloro (in greco “dafne”).
La trasformazione avvene sotto gli occhi di Apollo che, disperato, abbracciò il tronco nella speranza di riuscire a ritrovare la dolce Ninfa.
Visti i suoi tentativi inutili, Apollo proclamò che la pianta dell’alloro sarebbe stata sacra al suo culto e segno di gloria, da porsi sul capo dei vincitori.
Così ancor oggi, si usa incoronare con Alloro tutte le persone che raggiungono traguardi importanti, proprio in ricordo della Ninfa Dafne.

Nereidi-Gaston Bussiere