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CARRUBO, IL CIOCCOLATO DEI POVERI

Scritto da MadameBlatt

Il Carrubo (Ceratonia siliqua) è un albero sempreverde appartenente alla famiglia delle Fabacee, originario dei Paesi del Mediterraneo orientale (Siria, Asia Minore), poi diffusosi, per coltivazione antichissima, in tutto il bacino del Mediterraneo.
In Italia è presente soprattutto nelle regioni del centrosud, specialmente in Sardegna e Sicilia, ed in Puglia è una specie protetta.
Il Carrubo è un bioindicatore del clima termo-mediterraneo.
Ceratonia: dal greco = “io protendo, estendo”, a causa del frutto simile ad un corno proteso.
Siliqua: da siliqua = baccello dei legumi.
Carrubo: dall’arabo “kharrūb”.
Altri nomi: Carate, Caroba, Carobola, Carrua, Cornula, Garrubbo, Guainella, Pselocherato, Sciuscella, Suscella, Algaroba, Beans Carob, Carob, Kharoub, Locust Pods, Saint John’s Bread, Sugar Pod, Caroubier, Algarrobo, Bockshornbaum, Algaroba, Garrofer, Johannisbrotbaum.

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Dal tronco spesso gigantesco e dalla folta chioma, riesce a raggiungere in alcuni esemplari dimensioni maestose, oltre ad essere una specie molto longeva, anche se dalla crescita lenta.
Può raggiungere i 10 metri d’altezza, ha corteccia grigio-marrone, foglie paripennate obovate e fiori di colore verdastro tendente al rossiccio, che si formano su corti racemi all’ascella delle foglie.
I frutti, le famose Carrube conosciute anche come Vajane o Sciuscelle, sono dei grandi baccelli lunghi anche una ventina di centimentri, cuoiosi, che a maturazione diventano marroni.
All’interno hanno una polpa carnosa, pastosa e zuccherina, che indurisce col disseccamento e semi scuri, tondeggiati ed appiattiti, molto duri, chiamati “carati”.
Il termine carato deriva dal fenicio “quirat”, e ciò è legato alla sorprendente uniformità in peso dei semi, in quanto ognuno pesa esattamente 1/5 di grammo e, sin dall’antichità, erano considerati i contrappesi ideali per le bilance utilizzate per pesare l’oro e pietre preziose.

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Si ritiene che la Carruba venga coltivata da almeno 5000 anni.
Gli antichi Egizi usavano le proprietà gommose dei suoi semi come adesivo per legare le mummie, e baccelli e semi sono stati ritrovati nelle tombe egiziane.
Gli Arabi piantarono il Carrubo nell’Africa settentrionale ed in Spagna e gli Spagnoli portarono la Carruba in Messico e in Sud America.
Gli Inglesi portarono la Carruba in India, Australia e Sud America, anche se la tribù Chiriguano del Sud America diceva che l’albero provenisse da Aguara-Tunpa, una divinità della volpe.
Il Carrubo fu introdotto in Italia dai Greci, ma in Sicilia furono i Fenici,
mercanti, tra le altre cose, di pietre preziose, i quali si servivano nello smercio dei preziosi dei semi delle Carrube, come unità di misura, come anzidetto.
I frutti del Carrubo sono utilizzati da sempre per alimentare il bestiame, ma anche per uso umano, soprattutto in tempi di carestia, come “l’ultima fonte di cibo nei momenti difficili”.
Per esempio, essi vennero consumati in grande quantità durante la Guerra civile Spagnola e l’occupazione tedesca.

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Il baccello maturo, essiccato e talvolta tostato, viene spesso macinato in polvere, che a volte è usata come surrogato del Cacao in polvere.
La polvere e le scaglie possono essere utilizzate come alternativa al cioccolato nella maggior parte delle ricette.
Per coloro che desiderano diminuire o eliminare la caffeina dalla loro dieta, può servire, in modo assolutamente sano, come sostituto del o del caffè.
A Cipro, lo sciroppo di Carruba è conosciuto come l’ “Oro nero di Cipro” ed è ampiamente esportato.
A Malta, durante le festività della Quaresima e del Venerdì Santo, si consuma un dolce preparato con le Carrube, chiamato “karamelli tal-harrub”.
Inoltre, si prepara uno sciroppo con i baccelli di Carruba, considerato una medicina tradizionale per la tosse e il mal di gola.
Lo sciroppo di Carruba viene utilizzato anche a Creta come dolcificante naturale ed è considerato una fonte naturale di calcio.

Le bevande a base di succo di Carruba vengono tradizionalmente bevute durante il mese islamico del Ramadan.

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I baccelli frantumati possono essere utilizzati per preparare composte, liquori e sciroppi, che sono prodotti in Turchia, Malta, Portogallo, Spagna e Sicilia.
Il frutto essiccato della carruba viene tradizionalmente consumato durante la festività ebraica di “Tu BiShvat”.
Con il legno è possibile ottenere bibite alcoliche.
Con la farina di Carrube si produce un addensante alimentare, cosa che rappresenta l’utilizzo economico più importante dei semi.
Essa viene utilizzata anche come stabilizzante, per sostituire il grasso nei prodotti a basso contenuto calorico o come sostituto del glutine.
Il legno rossiccio è buono da lavorare in ebanisteria, e da esso si estraggono coloranti e polifenoli, utilizzati nella concia delle pelli.
Coi semi si possono fabbricare oggetti di decorazione.
Cipro e Turchia hanno emesso dei francobolli, che hanno per tema la Ceratonia Siliqua.
Il frutto del Carrubo contiene anche sostanze antiossidanti e chimiche, che potrebbero avere effetti sulla perdita di peso, ridurre i livelli di zucchero nel sangue e di insulina, ed abbassare i livelli di colesterolo.
Le Carrube vengono anche usate contro la diarrea, in vista di prestazioni atletiche, contro nausea e vomito, e molte altre condizioni.
Anticamente si diceva che la Carruba aiutasse a migliorare la vitalità sessuale ed aumentare il numero di spermatozoi.

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Attenzione: le Carrube sono lassative quando la polpa è fresca (verde), mentre sono astringenti ed antidiarroiche quando sono secche (marrone).

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Una suggestiva leggenda esalta l’opera di Guglielmo II di Sicilia, detto “il Buono” il quale, succeduto al padre sul trono di Sicilia, si era addormentato sotto un Carrubo, colto da stanchezza, mentre era a caccia nei boschi di Monreale.
In sogno gli apparve la Madonna, a cui era molto devoto, che gli rivelò che, nel luogo in cui stava dormendo, era nascosto il più grande tesoro del mondo: egli lo doveva dissotterrare e costruirci un tempio in suo onore.
Pronunciate queste parole, la Vergine scomparve e Guglielmo, fiducioso della rivelazione, ordinò che si sradicasse il Carrubo e si scavasse intorno.
Con grande stupore, proprio lì venne scoperto un tesoro in monete d’oro, che furono destinate subito alla costruzione del Duomo di Monreale.
Nella Bibbia, si racconta che il Figliol Prodigo mangiava solo Carrube ritornando alla casa paterna.
Ovunque si richiama al Carrubo il Pane di San Giovanni, poiché dice la leggenda, che San Giovanni Battista non prendeva altro alimento che il frutto di questo albero.
A chi gli chiese il perché, rispose che quell’albero, essendo lunare, andava nella sua evoluzione a trasformarsi in solare, del quale era simbolo il Battesimo e la Redenzione.

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Il Carrubo è chiamato anche “Albero delle Locuste”, in quanto pare che i suoi frutti fossero scambiati per questi insetti e quindi San Giovanni Battista diceva che, nel deserto, si nutriva mangiando “locuste e miele selvatico”.
A quei tempi infatti, si pensava erroneamente che le locuste fossero baccelli di Carrubo, la cui farina era nutriente e facile da digerire, quindi se ne ricavava un porridge da dare agli anziani.
Poiché ce n’era così tanto a disposizione e poteva essere facilmente immagazzinato, costituiva una parte significativa della dieta dei poveri durante i tempi biblici.
Il Carrubo è albero lunare, che riceve grandi e significative impressioni solari.
Gli Arabi lo coltivavano in giardini sacri, come rimedio contro l’epilessia, ma per questa malattia sono solo utili i frutti di una terza generazione di Carrubi coltivati sotto forme astrologiche.

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Un’altra storia sulla Carruba proviene dal Talmud babilonese:
“Un giorno, Honi il Saggio stava camminando lungo la strada e vide un uomo che piantava un Carrubo.

Honi chiese all’uomo: “Quanto tempo ci vorrà perché quest’albero dia i suoi frutti?”
L’uomo rispose: “Settant’anni”.
Honi chiese: “E pensi che vivrai altri settant’anni e mangerai il frutto di quest’albero?”
L’uomo rispose: “Forse no. Tuttavia, quando sono nato in questo mondo, ho trovato molti Carrubi piantati da mio padre e mio nonno. Proprio come loro hanno piantato alberi per me, io sto piantando alberi per i miei figli e nipoti, affinché possano mangiare il frutto di questi alberi”.

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In Esoterismo, si racconta che le fate danzino sotto i Carrubi.
Inoltre, se una giovane donna mette un rametto di foglie di Carrubo sotto il cuscino, sognerà il suo futuro marito.
Il Carrubo è un ingrediente comune in incantesimi e rituali magici, utilizzato soprattutto per rafforzare la salute e per proteggersi dal male.
Si ritiene che chiunque porti con sé un baccello, o aggiunga la polvere ai propri sacchetti di Mojo, sarà benedetto con una grande ricchezza.
La Carruba è un aiuto alternativo particolarmente potente, quando le solite erbe usate in tale magia hanno fallito, o se hai bisogno di aggiungere potenza extra al tuo incantesimo ed al lavoro rituale per protezione e guarigione.
Può essere bruciata come incenso per attirare spiriti aiutanti e familiari, per rimuovere blocchi o per scoraggiare il Poltergeist.
Invece una diversa considerazione del Carrubo si trova nella tradizione araba, in cui si dice che sia associato alla sfortuna e sedersi sotto di esso è considerato pericoloso, soprattutto di notte, poiché l’albero è dimora di spiriti maligni.
Anche il colore rosso dei piccioli delle foglie, che ricorda il sangue, è un segno di sfortuna.
Alcune spiegazioni date a ciò, potrebbero essere che ci sia sempre la possibilità di trovare un serpente nel tronco, o che le api abitino lì e nei suoi rami, e quindi non si può dormire sotto di esso.
Oppure che i demoni si radunino sotto i Carrubi a causa dei suoi frutti neri, colore considerato maledetto e causa di sventura, ed ogni tanto Dio li punisce colpendoli con fulmini.

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Vi lascio con la ricetta dei “Rock Cakes”, dolcetti britannici resi popolari durante la seconda Guerra mondiale, come ricetta usata nel razionamento del cibo.
Essi sono menzionati alcune volte nei libri di Harry Potter, realizzati sia da Molly Weasley che da Rubeus Hagrid, il quale li chiama “Crinkle Rock”.
CRINKLE ROCK DI HAGRID
Ingredienti
100 gr di farina di Carrube tostate
75 gr di olio vegetale
60 gr di latte di soia (o altro latte)
1 cucchiaio di farina di lino
1 cucchiaino di estratto di vaniglia
125 gr di farina 00 o senza glutine
150 gr di zucchero
1 cucchiaino di lievito in polvere
1/2 cucchiaino di sale
30 gr di zucchero a velo
1 cucchiaio extra di farina di Carruba
4 ciotole
Procedimento

Preriscaldare il forno a 180°.
Mescolare l’olio e la farina di Carrube in una piccola ciotola (n.1) fino a ottenere un composto omogeneo e incorporato.
In una seconda ciotola, sbattere insieme la farina di lino, il latte di soia e la vaniglia e mettere da parte.
Nella terza ciotola più capiente, mescolare insieme la farina 00, lo zucchero, il lievito ed il sale.
Aggiungere gradualmente il composto della ciotola 2 al composto della ciotola 1, sbattendo fino a quando non sarà ben amalgamato e poi versare lentamente il tutto nella ciotola 3, mescolando finché sarà ben combinato.
Coprire e mettere la ciotola in frigo per 30 minuti, oppure modellare l’impasto in palline da 5 cm di diametro, quindi raffreddare (si indurisce più velocemente quando è già modellato).
Mettere lo zucchero a velo e le Carrube extra in una ciotola e poi arrotolarvi le palline, disponendole poi su una teglia foderata di carta forno.
Cuocere per 8-10 minuti nella parte alta del forno (è fondamentale per non farli spaccare).
Raffreddare i biscotti 1 minuto sulla teglia e poi trasferirli su una griglia, lasciandoli raffreddare completamente.

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PIANETA: Marte
ELEMENTO: Fuoco
SEGNO ZODIACALE ASSOCIATO: Vergine
CHAKRA: 3, Manipura (C. del Plesso solare)

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“La speranza è il tappeto magico che ci trasporta dal momento presente nel regno delle infinite possibilità” (H. J. Brown)

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