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ROANOKE, LA COLONIA PERDUTA

Scritto da MadameBlatt

Uno dei più antichi misteri irrisolti d’America risale all’agosto del 1587, quando un gruppo di circa 115 coloni inglesi arrivò a Roanoke Island, al largo della costa dell’attuale North Carolina.
L’insediamento doveva essere la prima colonia inglese permanente nel Nuovo Mondo, dei fratellastri Sir Humphrey Gilbert e Walter Raleigh, i quali condividevano la passione per l’esplorazione e la colonizzazione.
Nel 1578, la regina Elisabetta offrì a Gilbert una borsa di studio di 6 anni, per esplorare e sistemare, per suo conto, porzioni non reclamate del Nord America.
Temendo la guerra con la Spagna cattolica, e bramando la ricchezza spagnola dall’America centrale e meridionale, Elisabetta vedeva la costa americana come un potenziale rifugio per corsari come Sir Francis Drake
Quindi affidò questo ambizioso tentativo a Sir Walter Raleigh, il quale doveva stabilire una base fissa nel nord America, con lo scopo di molestare le navi spagnole, estrarre oro ed argento, scoprire un passaggio per l’Oceano Pacifico e cristianizzare gli Indiani.
Una flotta di undici navi, capitanata da Gilbert, e con a bordo anche Raleigh, salpò nel settembre 1578, ma arrivò solo fino alla costa dell’Africa prima di tornare indietro.

Sir Humphrey Gilbert

Nel 1580, Gilbert inviò il pirata delle Azzorre Simon Fernandes in un viaggio di ricognizione nel New England e sulla costa medio-atlantica, prima di condurre lui stesso una missione più ampia, nel giugno 1583, prima a Terranova e poi a Cape Breton Island, Nuova Scozia.
Inestinguibile avventuroso e talvolta spericolato, Gilbert si imbatté in una brutta tempesta e morì in mare e, a quel punto, il fratellastro Raleigh, si avvicinò molto alla regina, la quale apprezzandone la schiettezza, gli ordinò comunque una nuova missione.
Due piccole navi salparono da Plymouth il 27 aprile 1584, una comandata dal piccolo e capriccioso Philip Amadas, l’altra da Arthur Barlowe, un colto compagno di combattimento di Raleigh in Irlanda.
L’equipaggio era composto da settantacinque soldati e marinai, un capo pilota, ed altri artisti-intellettuali, tra cui il pittore John White ed il matematico Thomas Hariot.
Tutti loro sbarcarono nelle Outer Banks dell’attuale North Carolina e lì stabilirono contatti per lo più amichevoli con gli abitanti di vari villaggi di lingua algonchina, tra cui i Croatoan, tornando in seguito anche in Inghilterra con due di loro: Manteo e Wanchese.

Sir Walter Raleigh

Hariot in seguito descrisse gli indiani Roanoke, che avevano emesso un “grido orribile, come persone che non avevano mai visto uomini vestiti come noi, e si facevano strada emettendo grida come bestie feroci o uomini dalle loro teste”.
Amadas e Fernandes, invece, presero una nave per, probabilmente, il lato nord di Albemarle Sound, e lì incontrarono indiani ostili.
Barlowe rimase fortemente impressionato dal luogo, lodando i suoi “bei boschi, pieni di cervi, conigli, lepri ed uccelli, anche in piena estate, in incredibile abbondanza”, per non parlare dei “cedri più alti e rossi del mondo.”
Spinto dal rapporto positivo di Barlowe e dalla concessione della regina Elisabetta di insediare la “Virginia”, a dicembre Raleigh aveva il sostegno sia della Corona che della Camera dei Comuni e, il 6 gennaio 1585, fu nominato cavaliere durante una celebrazione della dodicesima notte di Natale.
Poco dopo assunse i titoli di Lord e Governatore della Virginia, e il 9 aprile 1585, circa 600 coloni, oltre a Amadas, Barlowe, White, Hariot, Manteo e Wanchese, salparono da Plymouth su cinque navi e due pinnacoli più piccoli.
Circa la metà dei coloni erano soldati, ma c’erano anche falegnami, fabbri, cuochi, calzolai ed almeno un ministro, tutti uomini.
Il 26 giugno, gettarono l’ancora sull’isola barriera di Outer Banks di Wococon, a circa ottanta miglia a sud-ovest di Roanoke.

Roanoke Island-Ph. businessnc.com

Probabilmente non comprendendo appieno quanto potesse essere insidiosa la navigazione nella zona, tre giorni dopo una delle navi si arenò e gran parte del carico si rovinò.
Le provviste inizialmente bastanti per un anno per centinaia di coloni, si ridussero a soli venti giorni.
Di contro nel frattempo, gli Indiani continuavano ad avere sentimenti ambivalenti e contrastanti nei confronti degli Inglesi.
Inoltre, durante l’assenza degli invasori, gli indigeni avevano osservato un’eclissi totale di sole e, subito dopo la ricomparsa dei coloni, una cometa aveva attraversato lentamente il cielo.
Gli Algonchini pensavano che questi fossero segni potenzialmente significativi e, quando i villaggi iniziarono a soffrire di una malattia spesso fatale, videro tutti questi eventi come correlati.
Nonostante ciò ed altri vari problemi, gli Inglesi stabilirono un accampamento fortificato sull’isola di Roanoke, e Thomas Hariot e John White accompagnarono le esplorazioni della terraferma e della baia di Chesapeake, creando mappe, dipinti e descrizioni della cultura nativa.
Ma dopo meno di un anno in America, e poco dopo aver decapitato il capo indiano Pemisapan, gli Inglesi abbandonarono la colonia, lasciando dietro di loro 108 uomini sotto la guida di Ralph Lane, promettendo l’arrivo di una missione di soccorso in autunno.

Pemisapan

Ciò non accadde e quell’inverno i coloni affamati, probabilmente guidati da Amadas, salparono per la baia di Chesapeake, dove visitarono Skicoak, capitale degli indiani Chesapeake, e probabilmente qualche altra tribù.
Nel frattempo, malattie e carestie misero a dura prova gli Indiani a Roanoke, così che quando Amadas tornò in primavera, un capo tribù stava valutando se tentare di spazzare via gli intrusi.
Dopo varie vicissitudini, nel 1587 gli Inglesi tornarono in America, questa volta sotto la guida di White, il quale portò anche la sua famiglia, e con l’intenzione di stabilirsi nel Chesapeake: invece, rioccuparono Roanoke.
In seguito White dovette ritornare in patria anche a causa della guerra contro gli Spagnoli e, nonostante il divieto a tutte le navi inglesi di lasciare il porto, Raleigh riuscì a organizzare una missione di soccorso a due navi, che salpò il 22 aprile 1588, tre mesi prima della temibile Armada spagnola.
Ma uno scontro in mare con i Francesi fece tornare le navi zoppicanti in Inghilterra, e White non fu in grado di organizzare un’altra missione fino al 1590, quando finalmente quattro navi salparono per Roanoke.
Questi erano corsari; non portarono con sé coloni o rifornimenti aggiuntivi ed accettarono solo di lasciare White alla colonia. Quando una tempesta affondò una delle navi all’arrivo, erano ancora più ansiosi di andare avanti, ma il 18 agosto 1590 White e una compagnia di marinai sbarcarono a Roanoke.

by William Ludwell Sheppard su incisione di William James Linton

Il campo era abbandonato, con la parola “CROATOAN” scolpita su un palo.
Tre anni prima, White ed i coloni avevano concordato, che se avessero avuto bisogno di trasferirsi, avrebbero indicato la loro destinazione proprio in quel modo; se si fossero trovati sotto costrizione, avrebbero dovuto incidere una croce sopra le lettere. Con sollievo di White, non c’era una croce del genere.
Ma, nonostante ciò, i coloni erano scomparsi, compresa sua nipote Virginia Dare (la prima bambina inglese nata nelle Americhe), e mai più ritrovati.
La colonia perduta di Roanoke è uno dei misteri più famosi della storia americana; gli indizi criptici lasciati nell’insediamento abbandonato e la mancanza di prove concrete ne fanno il fulcro di speculazioni e teorie selvagge.
Le indagini sul destino della “colonia perduta” di Roanoke sono proseguite nei secoli, ma nessuno ha trovato una risposta soddisfacente.
“Croatoan” era il nome di un’isola a sud di Roanoke, che ospitava una tribù di nativi americani con lo stesso nome: forse, allora, i coloni furono uccisi o rapiti dai nativi americani.
Altre ipotesi sostengono che abbiano tentato di tornare in Inghilterra da soli e si siano persi in mare, che abbiano incontrato una fine sanguinosa per mano degli Spagnoli che erano saliti dalla Florida, o che si siano trasferiti nell’entroterra e siano stati assorbiti in una tribù amica.


Nel 2007, sono stati raccolti i DNA da analizzare delle famiglie locali, per stabilire se fossero imparentati con i coloni di Roanoke, le tribù locali dei nativi americani o entrambi.
Inoltre, nel 2009 la Croatoan Archaeological Society ha iniziato degli scavi sotto la guida del professore ed archeologo inglese dell’Università di Bristol, Mark Horton, insieme con Henry Wright, professore di antropologia all’Università del Michigan, ed esperto di storia dei nativi americani del posto.
I ricercatori hanno trovato migliaia di manufatti, che mostrano un mix di vita inglese e nativa a circa 2 metri di profondità nel terreno.
Parti di spade, anelli, lavagne per scrivere, parti di pistole e vetro si trovano nello stesso strato di terra delle ceramiche indigene e delle punte di freccia.
Insomma, nel corso degli anni vari enti ed organizzazioni hanno tentato di scoprire cosa sia successo ai coloni inglesi.
Concludendo, alcuni dicono che un secolo dopo la scomparsa, l’esploratore inglese John Lawson abbia trovato nativi di Roanoke con gli occhi azzurri.
Oppure che la colonia lasciò l’isola di Roanoke con i Croatoani, per stabilirsi sull’isola di Hatteras, dove prosperarono, mangiarono bene, ed ebbero famiglie miste, resistendo lì per generazioni.
Altri ancora che l’intera colonia sia stata completamente trucidata dagli Indiani.
Le ricerche, gli studi e le supposizioni continuano ancora oggi, ma la domanda rimane: “Come sono potuti scomparire 115 uomini, donne e bambini?”
È un mistero che continua ad ossessionare storici e archeologi da centinaia di anni…

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