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CAPELVENERE, LA FELCE FATATA

Scritto da MadameBlatt

Il Capelvenere, Adiantum capillus-veneris, è una felce appartenente alla famiglia delle Adiantaceae.
Può raggiungere una quarantina di cm. di altezza ed ha un rizoma strisciante di colore bruno-nero.
Presenta piccole foglie cuneiformi, che nell’insieme le conferiscono un portamento frondoso, sotto le quali vengono prodotte le spore chiamate “sori”, che vengono rilasciate nel periodo compreso tra luglio e settembre.
Il Capelvenere cresce in luoghi ombrosi ed umidi, ed è distribuito in Europa, Africa, nord America ed America centrale.
Questa graziosa felce era conosciuta dai Greci e dai Romani col nome di “adianton” e “adiantum”, perché le sue foglie non si lasciavano imbibire dall’acqua (“a”privativo, “diainá”: imbibire).
L’aggiunta della seconda parte del nome, “capillus-veneris”, è dovuta al fatto che i piccioli fogliari sono neri e lucidi come i capelli delle donne, oppure perché, quando Venere uscì dalla spuma del mare, aveva i capelli asciutti, riferimento alle proprietà idrorepellenti delle fronde.

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E’ con questo nome che apparve nel II secolo d.C. in Apuleio.
Il suo nome in altre lingue: Maidenhair fern, Black maidenhair fern, Jungfernhaar.
Il Capelvenere era usato in medicina dai nativi americani.
La tribù Mahuna, che chiamava il Capelvenere “Tal-wal“, usava la pianta internamente per curare i reumatismi, mentre il popolo Navajo usava un infuso della pianta come lozione per le punture di calabrone e millepiedi.
Inoltre, questo popolo lo fuma o lo assume internamente, per curare le malattie mentali.
Comunque, il Capelvenere ha una lunga storia di uso medicinale ed era l’ingrediente principale di un popolare sciroppo per la tosse chiamato ‘Capillaire‘, che rimase in uso fino al XIX secolo.
Nella medicina moderna, il Capelvenere ha dimostrato di possedere effetti antidiabetici, anticonvulsivanti, analgesici, ipocolesterolemici, gozzigeni, antitiroidei, antibatterici, antimicotici, cicatrizzanti, antiobesità, anticaduta, antiasmatici, antinfiammatori, antidiarroici e antispasmodici, antiossidanti nonché diuretici, antiurolitiari e disintossicanti.
In Nepal, una pasta ricavata dalle fronde viene applicata sulla fronte per alleviare il mal di testa, e sul petto per alleviare i dolori al torace.
Le fronde sono usate come guarnizione su piatti dolci, o essiccate per fare un tè.
Dalla pianta si ricava uno sciroppo, una bevanda rinfrescante estiva, facendola bollire in acqua per diverse ore, finché il liquido si trasforma in uno sciroppo denso, aggiungendo zucchero arancia.
Questa speciale pianta era consacrata a Plutone, in particolare per la sua predilezione verso i luoghi poco illuminati.

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Un legame era riconosciuto anche con le Ninfe delle acque, in particolare al mito di Ila e della ninfa Driope.
“Ila era nato nella corte reale dei Driopi (il popolo della terra che sarebbe stata conosciuta come Dori), figlio del re Teiodamante e di Menodice, una figlia di Orione.
Ercole uccise il re e, invaghitosi di Ila, decise di portarlo con sé.
Ben presto Ila divenne il suo portatore d’armi e venne istruito come l’eroe, diventando ben presto più che competente con l’arco e la lancia.
Ad un certo punto, Giasone fu incaricato di riportare il “Vello d’oro” dalla Colchide a Iolco, ed Ercole divenne uno degli Argonauti dell’equipaggio della nave Argo, con la conseguenza che venne arruolato anche Ila.
L’Argo non raggiunse, però, l’Asia Minore e la nave e l’equipaggio si fermarono a Misia, per rifornire le scorte di acqua e cibo.
Ercole andava a caccia mentre Ila andava a riempire le brocche d’acqua, avendo individuato una fonte di acqua dolce presso la sorgente di Peghe.
Questa sorgente ospitava anche le ninfe Naiadi , le quali spiavano il bellissimo Ila, mentre si sporgeva sulla superficie della sorgente.
Le Naiadi avevano deciso che questo giovane mortale dovesse essere loro, e così una di loro, Driope, si allungò attraverso l’acqua e, afferrando Ila, lo trascinò sotto la superficie della sorgente, provocandogli un grido di sorpresa.
L’argonauta Polifemo, udendo l’urlo, partì alla ricerca di Ila, temendo che il giovane fosse stato attaccato dai banditi e, incontrando Ercole di ritorno dalla sua spedizione di caccia, continuarono insieme la ricerca.
 Per quanto cercarono, Ila non fu trovato, in quanto le Naiadi trasformarono la voce di Ila in un’eco, così che quando Ercole e Polifemo lo chiamavano il giovane non poteva far altro che ripetere il proprio nome.
Inoltre, si narra che Ila, non desiderando essere trovato e trasformato in immortale, visse contento tra le belle Naiadi per l’eternità, nascosto sotto un cespuglio di Capelvenere”.

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Nel linguaggio dei fiori questa pianta indica un sentimento amoroso, che non si ferma davanti alle avversità.
Esotericamente, la pianta porta purezza e bellezza a qualsiasi lavoro e spazio, e porta rinnovamento e guarigione al nostro spirito e alla nostra forma.
Il Capelvenere è anche ottimo per attirare amore, bellezza, ricchezza e salute.
E’ conosciuta anche come “Felce fatata” in quanto, secondo la leggenda, le fate indossavano corone di Capelvenere nelle importanti occasioni festive.
Esse arrotolavano anche le fronde per usarle come cuscini.
Per potenziare la magia difensiva, porta un piccolo sacchetto con foglie essiccate o polverizzate.

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Il Capelvenere è anche fondamentale per bandire qualsiasi cosa indesiderata dalla tua vita.
Per preparare un’acqua che allontani la negatività, usa il Capelvenere, Issopo, Salvia bianca, Cedro, corteccia di Quercia bianca e sale marino e cospargi te stesso ed il tuo spazio, per liberare e rivendicare lo spazio sacro.
Per una lozione rigenerante, prepara una tisana di Capelvenere, Camomilla, petali di Rosa, Lavanda e fiore di Sambuco, mescolala in una lozione da applicare su viso e corpo per restituire giovinezza e vigore.
Questa pianta è ottima negli incantesimi afrodisiaci.

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PIANETA: Plutone
ELEMENTO: Acqua
SEGNO ZODIACALE ASSOCIATO: Scorpione
CHAKRA: 4, Anahata (C. del Cuore)

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