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L’AUTUNNO ED IL SUO EQUINOZIO

Scritto da MadameBlatt

«Come d’autunno si levan le foglie l’una appresso dell’altra, finchè l ramo vede alla terra tutte le sue spoglie, similmente il mal seme d’Adamo gittansi di quel lito ad una ad una, per cenni come augel per suo richiamo. »
(Dante Alighieri)

Il nome Autunno deriva dal latino “autumnus”, formato da “auctus” = aumentare e “mnos” , riferendosi alla stagione ricca di frutta che viene dopo l’estate, arricchendo i contadini.
Nell’emisfero boreale, l’Autunno astronomico inizia con l’Equinozio intorno al 23 settembre, periodo in cui le ore diurne sono uguali a quelle notturne.
Nell’emisfero australe, esso comincia inizia invece con l’Equinozio intorno al 20 marzo, terminando con il Solstizio che cade intorno al 20 giugno.
Il periodo compreso tra la metà di settembre e la metà di ottobre è caratterizzato principalmente da due importanti ricorrenze, collegate a numerose tradizioni: l’Equinozio d’Autunno e la Festa della Luna.
Per molte culture l’Equinozio d’Autunno, dal latino “equinox “ = il giorno uguale alla notte, è un giorno di celebrazioni.
L’Agricoltura e l’Astrologia sono state sempre strettamente legate ed i culti degli Dei astrali hanno sicuramente origine dall’osservazione dei mutamenti della Natura, in connessione al ritorno di particolari costellazioni nel Cielo.
Gli Antichi, per ingraziarsi la benevolenza delle divinità che potevano garantire il ritorno della fertilità ed il successivo raccolto, maturarono l’idea della necessità di dover sacrificare qualcosa.
Ciò, nel tempo, diventò ritualità e sacralità per tanti popoli. Ancora oggi nelle pratiche delle attuali religioni, nelle credenze e nelle tradizioni popolari permangono ritualità connesse all’idea di sacrificio, che hanno origine nei culti agrari e ancor prima nel sentimento d’incertezza che l’avvicinarsi del buio e dell’inverno generava sin dall’origine nell’uomo.
Una delle celebrazioni più solenni che si effettuavano durante l’Equinozio autunnale, erano i Misteri Eleusini, antichissime ritualità che si svolgevano in Grecia e che avevano lo scopo di celebrare l’eterno ritorno della vita e della prossima primavera.

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Erano infatti direttamente associati al culto di Demetra e alla leggenda del rapimento della figlia Persefone da parte di Plutone, dio dell’Ade, vicenda che dette origine al succedersi perenne della stagione luminosa e calda, e di quella buia e fredda.

Nella tradizione iniziatica questo momento rappresenta un passaggio, un tempo per la meditazione, per rivolgersi all’interno, durante il quale la separazione tra ciò che è visibile e ciò che è invisibile si assottiglia sin quasi a scomparire.
Nella tradizione druidica, l’Equinozio d’Autunno era chiamato Alban Elfed (Autunno, o “Elued”, Luce dell’Acqua).
Esso rappresentava la seconda festività del raccolto, segnando la fine della mietitura, così come Lughnasad ne aveva segnato l’inizio.
Per i Celti l’Equinozio autunnale veniva festeggiato col nome di Mabon: il giovane Dio della vegetazione e dei raccolti.
In Perù, sul Machu Picchu, si trova la pietra Intihuatana, che aveva il compito, con la sua posizione, di mostrare l’esatta data dei due Equinozi e di altri eventi astronomici.

Intihuatana-Ph. LoggaWiggler on Pixabay

Indicato col nome di Maponus nelle iscrizioni romano-britanne, l’Autunno è il figlio di Modron, la Dea Madre: rapito tre notti dopo la sua nascita, venne imprigionato per lunghi anni fino al giorno in cui venne liberato da Culhwch, cugino di Re Artù.
A causa del suo soggiorno ad Annwn, Mabon rimase giovane per sempre.
I Maya, a Chichen Itza in Messico, costruirono una grandiosa piramide a gradoni dai quali, durante gli Equinozi e i Solstizi, sembrava scendere una maestosa scia di luce.
Per la tradizione cristiana, il simbolo dell’Equinozio è invece San Michele Arcangelo, che separa l’estate dall’Autunno, quindi il bene dal male, purificando la natura ed eliminando le scorie negative accumulatesi nel tempo.
L`Equinozio di settembre era il primo giorno dell`anno nel calendario repubblicano francese, usato dal 1793 al 1805.
La  Prima Repubblica Francese venne proclamata e la monarchia francese abolita il 21 settembre 1792, rendendo il giorno successivo (giorno dell`Equinozio) il primo giorno dell`Era Repubblicana in Francia.
L`inizio di ogni anno si basava su calcoli astronomici, seguendo il vero corso del Sole e non gli altri calendari.
Nel calendario iraniano, l’Equinozio è il primo giorno del Mehr o della Bilancia.
E’ una delle feste iraniane chiamate Jashne Mihragan, o “Festival della condivisione dell’amore di Zoroastro”.
Nel Regno Unito, il “Festival del Raccolto” si celebra la domenica della Luna piena più vicina all’Equinozio d’Autunno.

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La “Festa della Luna”, quasi sconosciuta in Occidente, è invece una ricorrenza ricca di significato nel Paesi dell’estremo Oriente.
La celebrazione della festa, in Cina, è strettamente associata alla leggenda di Houyi e Chang’e, quest’ultima è la Dea lunare dell’immortalità.
Le due figure sono collocate tradizionalmente nella mitologia cinese, intorno al 2200 a.C., durante il regno del leggendario Imperatore Yao, successore dell’Imperatore Giallo.
Diversamente dalle solite divinità lunari, Chang’e non rappresenta la Luna, ma ci vive sopra.
Esistono numerose varianti della leggenda.
Una versione racconta che Houyi era un essere immortale, mentre Chang’e era una bellissima fanciulla che lavorava al palazzo dell’Imperatore di Giada come ancella della moglie, la Regina Madre dell’Ovest.
Quando i due si innamorano, Houyi si attirò le gelosie degli altri immortali, che lo calunniarono di fronte all’Imperatore. Houyi e Chang’e vennnero quindi banditi dal Regno del Cielo e costretti a vivere come mortali sulla Terra.
Per sopravvivere, Houyi iniziò a cacciare e divenne un provetto arciere.
In quell’epoca esistevano dieci Soli, che avevano la forma di “uccelli a tre gambe” e vivevano su un albero di gelso nel mare orientale.
Ogni giorno uno degli uccelli doveva viaggiare intorno al mondo su carro condotto da Xihe, la divinità “madre” dei Soli.
Un giorno, tutti e dieci i Soli decisero di viaggiare insieme e la Terra iniziò a bruciare.
L’imperatore Yao, all’epoca imperatore della Cina, comandò a Houyi di usare le sue abilità di arciere per uccidere tutti i Soli tranne uno.
Dopo il successo della missione, Houyi fu ricompensato dall’imperatore con una pillola, che garantiva l’immortalità.
L’Imperatore avvisò Houyi di non consumare la pillola immediatamente, ma di prepararsi pregando e digiunando per un anno.
Houyi quindi nascose la pillola sotto un’asse di legno, finché un giorno non fu nuovamente chiamato al cospetto dell’imperatore Yao.
In assenza del marito, Chang’e notò una strana luce bianca emanare da sotto uno degli assi di legno, scoprendo quindi la pillola. Inghiottendola, si rese presto conto di poter volare.
Quando Houyi tornò a casa e si rese conto di ciò che Chang’e aveva fatto, iniziò a sgridarla, al che lei scappò in cielo volando via dalla finestra.
Houyi riuscì a seguirla fino a metà strada attraverso i cieli, ma fu costretto a tornare sulla Terra a causa dei venti troppo forti.
Chang’e infine raggiunse la Luna, dove espulse una parte della pillola, non riuscendo più a volare.

Chang’e

Chiese quindi al coniglio bianco che viveva sulla Luna, che preparava le erbe medicinali per gli Dèi, di prepararle un’altra pillola per poter tornare da suo marito sulla Terra.
Sembra che il coniglio stia ancora pestando le erbe nel tentativo di fare un’altra pillola.
Houyi, nel frattempo, si è costruito una casa sul Sole (rappresentando il principio maschile dello Yang) in contrasto con la casa lunare di Chang’e (che rappresenta il principio femminile dello Yin).

Quindi, una volta l’anno, durante la festa di metà Autunno, Houyi è in grado di visitare sua moglie sulla Luna, ed è per questa ragione che in quella particolare notte la Luna piena è più bella e luminosa del solito.
Un’ altra versione racconta che Chang’e inghiottì la pillola dell’immortalità perché Peng, uno degli apprendisti arcieri di Houyi, tentò di costringerla a dargli la pillola.
Essendo consapevole di non riuscire a lottare contro Peng, Chang’e non ebbe altra scelta che inghiottire lei stessa la pillola.
Secondo un’altra variante, Houyi e Chang’e erano ancora esseri immortali all’epoca in cui Houyi uccide nove dei Soli.
Ma gli uccelli dei Soli, figli dell’Imperatore di Giada, punirono Houyi e Chang’e per averli costretti a scendere sulla Terra e vivere come esseri mortali e tolsero loro l’immortalità.
Vedendo la moglie affranta per la perdita della vita eterna, Houyi decise di partire alla ricerca della pillola che potesse ridarle l’eternità.
Alla fine del viaggio, incontrò la Regina Madre dell’Ovest, che acconsentì a dargli una di queste pillole, avvertendolo però, che la dose consentita ad una persona per riottenere l’immortalità è solo di mezza pillola.
Houyi riportò la pillola a casa e la pose in un cofanetto, avvisando Chang’e di non aprirlo in alcun caso.

Dopo di ciò, lasciò la casa per un breve periodo.
Chang’e, divorata dalla curiosità, aprì il cofanetto e, trovando la pillola nello stesso istante in cui Houyi rincasava, spaventandosi di essere colta in flagrante, inghiottì la pillola intera, iniziando a fluttuare nel cielo.

Secondo la tradizione popolare coreana, la festa di metà Autunno prende origine dal Gabae , il giorno in cui, durante il regno del terzo re di Silla, terminava una competizione di tessitura, della durata di un mese, tra due squadre.
Il giorno del Gabae, la squadra che aveva tessuto di più vinceva e le veniva offerto un banchetto dai perdenti.
Si dice anche che il Chuseok indichi il giorno in cui Silla riportò una grande vittoria contro il regno rivale di Paekje, organizzando gare di tessitura, di tiro con l’arco e dimostrazioni di arti marziali per festeggiare.
Questa festa di metà Autunno sembra avere la sua origine dalle celebrazioni dello Sciamanesimo coreano, per l’arrivo della “Luna del raccolto”.
Poiché i nuovi raccolti venivano offerti alle divinità locali e agli antenati, il Chuseok, originariamente noto come Hangawi , potrebbe essere nato come rituale di adorazione.
Per festeggiare il buon raccolto, i Coreani si recano nelle città natali dei loro antenati e condividono un banchetto di cibi e bevande tradizionali, come il Songpyeon ed i vini di riso Sindoju e Dongdongju.
A Taiwan, fin dalla metà degli anni ‘80, si è diffusa la tendenza di celebrare la festa di metà Autunno, organizzando delle grigliate all’aperto con famiglia ed amici.
Una leggenda racconta, che le persone si sentano più affamate guardando la Luna piena, e che quindi la voglia di mangiare all’aperto sia dovuta all’impulso della Luna.

Torta lunare-PH. mersonsu10 on Pixabay

E’ usanza mangiare le Torte lunari, un dolce cinese, tradizionale, rotondo o rettangolare, di circa 10 cm di diametro, con ripieno spesso e pastoso, composto tradizionalmente di Anko (marmellata giapponese di semi di azuki) o di pasta di semi di loto, circondato da una crosta sottile, contenente tuorli salati di uova d’anatra.
I Vietnamiti celebrano la festa di metà Autunno, con le tradizionali lanterne a forma di stelle a cinque punte.
La festività è chiamata “Tết Trung Thu”.
Secondo una leggenda che dà origine alla festività, la moglie di un uomo chiamato Cuội, un giorno urinò casualmente su un albero di fico sacro.
Subito dopo, si sedette su uno dei tre rami principali, quando il fico iniziò a crescere ininterrottamente fino a raggiungere la Luna.
La moglie di Cuội si ritrovò, perciò, confinata lassù. Quindi, ogni anno, durante la festa di metà Autunno, i bambini accendono delle lanterne a forma di stella e si muovono in processione, in modo da mostrare alla moglie di Cuội la strada per tornare sulla Terra.
In Vietnam, le torte lunari hanno una tipica forma quadrata piuttosto che rotonda, sebbene quelle tonde si possano trovare sporadicamente.
Un evento importante in questo periodo è la “Danza del Leone”, che viene effettuata sia da gruppi amatoriali di bambini, sia da gruppi professionali.
I danzatori si esibiscono per le strade, bussando alle case e chiedendo il permesso di intrattenere le famiglie al loro interno.
Se l’ospite acconsente, il “leone” inizia una danza rituale, che serve come augurio di buona fortuna per la famiglia.
In cambio, la famiglia ospitante dona al gruppo un compenso simbolico come segno di gratitudine.
In Cina, la Festa della Luna è chiamata anche Festa di Mezz’Autunno, poiché cade esattamente nel mezzo della stagione, quando la Luna si trova alla massima distanza dalla Terra e quindi è perfettamente rotonda ed all’apice della sua luminosità.

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La ricorrenza ha origini dal periodo dell’Imperatore Wu Di, 156 – 87 a.C. e, nel corso dei secoli, da festa prettamente destinata ai nobili ha contagiato anche il popolo, che la celebra decorando le case con lanterne e suonando gong e tamburi alla sera, in onore della Luna.
Le torte lunari, oggi circolari, in passato avevano la forma di una pagoda o di un cavallo.
In Giappone, esiste la “Festa Otsukimi”, letteralmente “guardare la luna”, con origini cinesi ma caratteristiche differenti.
Si celebra verso l’inizio dell’Autunno e si confezionano 12 Tsukimi, grossi gnocchi di riso da impilare a forma di piramide accanto alla finestra da cui si ammira la Luna, insieme con altre offerte di frutta, verdura o fiori.
I Giapponesi sono certi che la Luna porti felicità e, per questo motivo, tutta la famiglia partecipa alla festa, raccogliendosi in contemplazione del pianeta, mangiando gli gnocchi di riso, esprimendo un desiderio.
In Thailandia, esiste la ricorrenza di “Koh Phangan”, in cui Hat Rin è lo scenario del Fullmoon Party.
Migliaia di persone si riversano in spiaggia a godere dei giochi pirotecnici che si riflettono sul mare e della musica che prosegue fino al mattino.

Oktoberfest-Ph. RitaE on Pixabay

In Germania, abbiamo l’Oktoberfest di Monaco di Baviera, che inizia la seconda metà di settembre, ma si protrae fino a inizio ottobre.
L’Oktoberfest è un concentrato di fiumi di birra, musica, cibo e divertimento. Monaco di Baviera in questo periodo è raggiunta da un vero fiume di gente, cosa che rende alcuni giorni i tendoni della manifestazione inaccessibili.
Per questo, molte volte, gli appassionati preferiscono puntare altre feste della birra del centro Europa, ugualmente divertenti, ma sicuramente meno affollate e meno costose.
Nel Tirolo, si svolgono circa una cinquantina di feste per la transumanza del bestiame, le cosiddette “Almatriebe“, segnando la fine del periodo di pascolo e l’inizio dello stallaggio d’inverno.
Adornata magnificamente con campanelle, fiori, fiocchi e stemmi la mandria ritorna nelle proprie stalle dietro la guida della “Moarkuh”, la mucca-capo.
In fila seguono i vitelli, i tori, i vitelloni e il piccolo bestiame come pecore e capre.

Almatriebe-Ph. schauhi on Pixabay


Le decorazioni degli animali non si appongono se c’è stato un lutto all’interno della mandria o della famiglia del contadino.

La ricchezza degli addobbi indica quindi che tutto è andato per il meglio.
La tradizione vuole che questo rito sia un ringraziamento al creatore per aver protetto il bestiame da qualsiasi disgrazia.

Nel nord Italia, in Trentino Alto Adige, il protagonista dell’Autunno è il vino nuovo.
C’è l’usanza, chiamata “Törggelen”, che il vino si gusti accompagnato dalle castagne, nelle caratteristiche osterie.
Queste locande sono spesso dei masi isolati in cui si mangiano anche altri prodotti tipici come lo speck, i canederli, le salsicce o le zuppe di cereali.
Nel mantovano, la zucca diventa regina della tavola, ingrediente di molti dei piatti dolci e salati.
Si organizzano molte manifestazioni per gustare la zucca, partecipare a corsi di cucina, laboratori di intaglio, mercatini e feste contadine.
In Val d’Aosta, nella valle di Cogne, ai piedi del Parco Nazionale del Gran Paradiso, le tradizioni legate alle consuetudini di vita del passato sono ancora particolarmente vive, con suggestive feste e rievocazioni.
Si organizzano week-end dedicati alla “Bataille de Reines” (sabato 19 settembre) e alla “Devétéya”, o ritorno delle mandrie dagli alpeggi (sabato 3 ottobre).

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In pratica, si tratta di una consuetudine nata intorno agli anni ’50, durante la quale avviene l’affrontarsi delle mucche pezzate nere, mucche di razza combattiva che si cercano per serrati confronti, alla fine dei quali veniva sempre decretata una “reina” dell’estate.
La competizione è leale e incruenta, poiché l’animale lotta istintivamente contro un suo simile, senza lo scopo di eliminare l’avversaria, ma di ottenerne la sottomissione. Alla fine dei combattimenti, nel tardo pomeriggio, vengono premiate le bovine che si sono maggiormente distinte.
Praticamente, il primo sabato di ottobre le vacche pezzate di razza valdostana rientrano a valle adornate dei bosquet, copricapi floreali “a tema”, rosso per le bovine più “battagliere” e forti, le regine delle corna, “bianco” invece per le regine del latte, le più produttive.
Le mandrie, precedute dai proprietari in costume tradizionale, percorrono le vie di Cogne per poi farsi ammirare nella Prateria di Sant’Orso, prima di essere riportate nelle rispettive stalle, accompagnate dalle note de Lou Tintamaro.

In Barbagia, esiste la “Sas Tappas”, una sagra nata per creare un percorso enogastronomico ed artigianale, che ripercorra l’antica tradizione di aprire le cantine agli amici per degustare il vino offrendo pane, formaggio e salumi. Ricette tipiche che si possono assaporare sono Su pane vrattau (piatto a base di pane carasau, sugo con salsiccia, pecorino e uova); Sa corra bacca (lumache con sugo di pomodoro e peperoncino); Sa purpuza (carne di suino racchiusa nella salsiccia sarda) e l’ottimo Cannonau locale.
Il tutto condito con le strane maschere di legno e stuoli di campanacci esposti nelle bancarelle degli artigiani, che mantengono viva l’antica arte della vestizione dei Mamutthones e degli Issohadores.

In Sicilia, è tradizione gustare castagne, more,  noci e funghi nelle feste dei paesi montani, così come il miele ed il pistacchio, oltre ai fichi d’India.
Tra le sagre più famose di questa stagione vi è l’Ottobrata di Zafferana Etnea, che si svolge ogni domenica per tutto il mese di ottobre o quella del suino nero dei monti Nebrodi organizzata a Floresta, vicino a Messina.
Le bancarelle vendono le tipiche crispelle, ripiene con ricotta, acciughe o miele.

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In Puglia, olio, olive, vino, orecchiette e funghi cardoncelli sono i protagonisti delle sagre più importanti d’autunno.
Per esempio, nel primo fine settimana di ottobre a Latiano, in provincia di Brindisi le donne preparano le orecchiette chiamate “stanchioddi”, che vengono condite in vari modi, tra i quali sugo di braciola di cavallo, una specialità del luogo.
Ad inizio ottobre a Sannicandro (BA) si svolge la sagra delle Olive.
In occasione della Festa dei “Fucacoste e delle cocce priatorije”  festività dei defunti, le anziane di Orsara di Puglia preparano la “Muscitaglia” (nome composto da “mosto” e “talia”, ovvero grano ed abbondanza), il dolce dei morti, la cui ricetta ha origini molto antiche, risalenti probabilmente agli antichi Greci, poi tramandata anche ai Romani e poi cristianizzata dai Bizantini.
I suoi ingredienti sono, infatti, ricchi di simbolismi che miscelano il pagano al cristiano.
Grano bollito, vino cotto, chicchi di melograno, gherigli di noce e pezzi di cioccolata, simboli di fertilità ed abbondanza ma anche onore e rispetto dei defunti, a cui chiedere protezione ed abbondanza.

Nel Salento, zona che mi appartiene, si svolgono moltissimi eventi.
Parlando di alcuni, per esempio a Galatina (LE) c’è il Salone dedicato ai più golosi: gelati, torte, cioccolato.

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A Martano, intorno alla metà di ottobre c’è la “Sagra della Volia Cazzata” (Oliva schiacciata), che nasce dalla tradizione di ottobre della raccolta delle olive, le quali non sono ancora mature al tempo della raccolta e vengono messe da parte, schiacciate e conservate.
Ogni anno, la seconda domenica di ottobre nel centro abitato di Miggiano, si svolge la “Sagra del Maiale”, la prosecuzione di una più antica fiera, in cui si utilizzavano piatti a base di maiale, come ristorazione per tutti coloro che arrivavano appunto a Miggiano, per la “Fera de Miscianu”.
A Gallipoli troviamo la festa della Madonna del Rosario, durante la quale, oltre naturalmente ai festeggiamenti religiosi, i vicoli della centro storico del paese si riempiono di stand, che propongono l’enogastronomia locale e di artisti di strada, giocolieri e mangiafuoco, che offrono i loro spettacoli, insieme con le luminarie che decorano le vie.
Scorrano celebra San Francesco d’Assisi, con le sue splendide luminarie e fuochi d’artificio.
La “Fiera te lu porcu meu” a Muro Leccese vede protagonista, appunto, la carne di maiale, per la quale vengono proposti numerosi stand gastronomici in cui gustare questo piatto in molti modi differenti.

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Molto frequentata è la fiera “Lu paniri te e site” (cesto delle melagrane, simbolo di fecondità) a Palmariggi, ricca di sapori e colori tradizionali, che rimandano ad un tempo antico contadino più autentico e genuino. Contemporaneamente si svolge la fiera del bestiame e la sera, oltre a degustazioni di ottima carne di maiale cotta in vari modi (alla brace, lessa, bollita), si possono mangiare le “pittule”, pezzetti di cavallo, particolari pani locali con ricotta e alici, caldarroste e vino.
A Ortelle abbiamo la Fiera Regionale di San Vito, in cui gustare vino, carne di maiale e caldarroste.
Leverano offre “Novello in Festa” che, oltre a valorizzare il Vino Novello (protagonista assoluto dell’evento), prevede visite guidate e degustazioni presso le cantine di Leverano, musica, artisti di strada, degustazione prodotti tipici, corsi di avvicinamento al vino, passeggiate didattiche nei vigneti e tanto altro.
Per non parlare dell’11 novembre, giorno molto sentito nel Salento, durante il quale ci si raduna a tavola, presso qualche amico che mette a disposizione la propria casa, oppure si decide di optare per il ristorante o la trattoria. Quindi, si mangia insieme durante una lunga cena, fatta di chiacchiere, di carne genuina alla brace e, naturalmente, di tantissimo “mieru” (“vino” nel vernacolo leccese).

 

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Immagino che abbiate notato che non racconto gli eventi parlando al passato, ma al presente.
Infatti, non sono ben informata se tali fiere e manifestazioni si svolgeranno o meno, vista l’attuale situazione di emergenza.
Ma adoperare il presente è di auspicio affinché, ai giorni tragici che stiamo vivendo, segua non il placido ritorno all’ordine precedente, ma una nuova sensibilità , una nuova attenzione “all’Essere Umano”, che si concretizzi in migliaia di piccoli e grandi comportamenti diversi, che si basino sull’intelligenza e sulla capacità degli uomini e delle donne di prendersi cura del mondo.

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