ANIMALI STRAORDINARI
“Il cane è la virtù che, non potendo farsi uomo, si è fatta bestia”
(Victor Hugo)
Il Cane è stato il primo animale addomesticato, oltre diecimila anni fa.
Dal Mesolitico in poi, il Cane è largamente conosciuto in Eurasia.
Tutte le mitologie indicano il Cane “psicopompo”, cioè guida dell’uomo nella notte della morte, dopo esserne stato compagno nella luce della vita.
Quindi, è una “guida delle anime”, specie nel post-mortem, analogamente a come lo è stato durante la vita (sua e del padrone).
Esso è collegato agli Inferi, che custodisce o nei quali dimora, ed alla morte in genere, tanto da poter mettere in contatto con l’aldilà.
Il Cane ha assunto, quindi, rilevanti ruoli in diverse religioni e nei riti propiziatori.
Nell’Antico Egitto, si ritrova la figura del cane nel Dio Anubi, sempre raffigurato con una testa di cane o addirittura con la testa di uno sciacallo, animale che si nutre solo di carogne.
Anubi era il Dio dei morti e ciò lo lega al cane, in quanto si è sempre collegato questo animale, appunto come al guardiano del regno dei morti ed all’accompagnamento delle anime nel proprio percorso verso l’aldilà.
Anche Cerbero, mostro a tre teste con coda di serpente, è il cane dell’inferno, il guardiano delle porte dell’Ade, che lascia entrare ma non più uscire.
Nella mitologia greca Ecate, dea degli incantesimi e della magia nera, aveva la testa di cane e, con il suo famelico branco, si aggirava di notte nei cimiteri, per far incetta di cadaveri.
In alcune culture, si usava seppellire il corpo del Cane insieme con quello del defunto, per propiziare meglio il viaggio nell’oltretomba.
Nelle tradizioni nordiche ed sudamericane, fino ai Maya, il Cane assumeva lo stesso significato, mantenendo inalterato la sua valenza di fedeltà, soprattutto vista verso il padrone, di un capo, di un sovrano.
In Messico, allevavano minuscoli Cani color del leone, che rappresentavano l’immagine del sole, per esser sepolti con il loro proprietario: lo avrebbero aiutato ad attraversare i nove fiumi e raggiungere “la dimora eterna dei morti”. Proprio nell’antico zodiaco messicano, la tredicesima costellazione è quella del Cane, che introduce l’idea di fine e di morte, di universo sotterraneo ma anche di iniziazione e rinnovamento, perché ricomincia tutto: “la tredicesima ritorna … ed è di nuovo la prima”.
I Celti associavano i Cani al mondo dei guerrieri, paragonando un eroe ad un cane, per celebrarlo e rendergli grande omaggio.
Anticamente, alcuni Cani, tra le razze più imponenti e aggressive, erano utilizzati nei circhi, nei combattimenti ed anche in guerra, oltre che per la caccia. Per ottenere il massimo rendimento, venivano addestrati con durezza, così avrebbero mantenuto e rafforzato l’istinto selvaggio.
Per gli Aztechi, il decimo giorno del calendario divinatorio era il giorno del Cane, posto sotto la protezione del Dio degli Inferi, e al decimo Cielo risiedevano le divinità notturne.
La sua funzione di “guardiano di soglia” richiama l’ambivalenza del simbolo.
Da un lato, è suo il regno delle ombre: essendo carnivoro e dotato di forte istinto, non disdegna affatto le carogne. Dall’altro, per la sua familiarità con l’invisibile, è in grado di condurre e proteggere l’anima umana durante il viaggio nel mondo dell’al di là.
In Tibet, il Cane è simbolo dell’appetito sessuale. Inoltre, Buddha dice che: “Chi vive come un Cane, quando il corpo si dissolverà dopo la morte, andrà con i Cani”.
La leggenda del Santo Levriero narra. che il Cane salvò il bambino del suo signore da un serpente velenoso. All’inizio, però, a causa di un equivoco, il cavaliere (e padrone del levriero), non riuscì a collegare subito il fatto e, credendo che il cane, presentatosi al suo cospetto tutto insanguinato, avesse ucciso suo figlio, gli tagliò la testa con un colpo di spada. Poco dopo, rendendosi conto del tragico errore, ebbe un gran senso di colpa, che non lo abbandonò mai: il suo fidato levriero aveva dato la vita per proteggere il bambino da un serpente grande e velenoso; era un eroe.
Quindi il Cane ha una simbologia polivalente: simbolo della fedeltà, di vigilanza, della sicurezza, dell’affidabilità, dell’attaccamento, della pura amicizia, della protezione, della lealtà, della gentilezza, dell’energia, della compassione e della comprensione. E’ da ricordare che la sua caratteristica più nota, è di saper dimenticare e perdonare.
Il Cane è simbolo di fedeltà assoluta, il suo amore nei confronti del padrone va oltre la morte.
Nell’Odissea di Omero, Argo, il cane di Ulisse, attese per lungo tempo il ritorno del padrone e, quando questi tornò, seppur travestito, l’amico a quattro zampe fu il primo a riconoscerlo.
I Cinesi credono che un Cane possa vivere sette vite consecutive.
In Irlanda, si sostiene, invece, che porti sfortuna incontrare un cane che abbaia come prima cosa di mattina.
Nell’Islam, il Cane è un’immagine vile, ma possiede 52 caratteristiche, di cui metà sante e metà diaboliche e la sua fedeltà viene portata ad esempio: “se un uomo non ha fratelli, i cani sono i suoi fratelli. Il cuore di un cane assomiglia al cuore del padrone”.
Come animale totem, lo spirito del Cane rappresenta l’amore, la protezione e la lealtà.
I Cani sono compagni fedeli e protettori affidabili, che amano incondizionatamente i loro proprietari.
Le persone che sono attratte dal totem del Cane sono generalmente costanti, gentili e amorevoli.
Spesso lavorano in campi che consentono loro di servire gli altri, come il lavoro sociale o l’insegnamento.
Il Cane come animale totem incarna anche il sé sociale.
Le persone con questo spirito guida non si allontanano mai dalla loro cerchia ristretta di amici e familiari.
Quando la vita diventa dura, un totem del Cane si avvicina e ci accarezza con amore incondizionato. Giace ai tuoi piedi e veglierà finché le tempeste non passeranno.
Quando vivi con questo totem, ricorda che la tua pazienza per le persone cattive o per coloro che feriscono volontariamente i sentimenti degli altri sarà molto bassa.
C’è una tendenza a “masticarli” senza mezzi termini, che potrebbe essere esattamente ciò di cui hanno bisogno.
Il Cane è compagno di streghe e sortiere, che lo chiamano a parlare alla gente nel linguaggio creato dal sonno.
Nei sogni, il Cane rappresenta il lato animalesco di noi stessi e, quindi, la parte istintiva di ciascuno di noi.
E’ simbolo dell’obbedienza e dell’amicizia, assicura la fedeltà del partner, la protezione di chi è vicino ed un forte legame di amicizia.
Generalmente, il Cane rappresenta una persona che ci è molto vicina, per cui è fondamentale interpretare il significato del sogno, per poter capire i sentimenti che questa nutre nei nostri confronti.
Esempi di interpretazioni:
♠ Cane bianco: lealtà
♠ Cane da caccia: avventure
♠ Cane alle calcagna: litigi
♠ Cane ululante: malattia
♠ Cane idrofobo: preoccupazioni
♠ Legare un Cane: desiderio di mantenere dei legami che ci danno sicurezza e piacere
♠ Cane che abbaia: maldicenze e litigi
♠ Cane che ringhia o attacca: rischio di perdere rapporti duraturi, a causa dell’eccessiva diffidenza
♠ Cane che lotta con altri cani: litigi con amici
♠ Cane che dorme: bisogna rielaborare i propri piani
♠ Cane che mangia: le cose non andranno come avremmo desiderato
♠ Cane ferito: comportamento poco professionale ha creato problemi
♠ Cane triste, che tira il sognatore per gli abiti, senza lacerarli: non farsi sfuggire un amico.
♠ Cane che lacera gli abiti del possessore: grandi beni
♠ Cane che non appartiene al sognatore: maldicenza e nemici di bassa lega, che cercano di minacciarlo.
Nei tatuaggi, il Cane generalmente indica l’amore e l’affetto per un compagno canino.
Ma è anche un ottimo modo di trasmettere il concetto di guida nei meandri oscuri della vita, legato anche alla fedeltà verso se stessi o altri o verso i propri ideali, portando la fedeltà fino alla morte.
Personalmente, da qualche anno accanto a me c’è Nero.
E’ entrato nella mia vita, o forse sono io ad essere entrata nella sua, per interposta persona.
Inizialmente è stata una decisione razionale scegliere di adottare un cane, per aiutare mio figlio in piena adolescenza.
Ho pensato: “Ecco, Sam sarà impegnato a prendersene cura ed uscirà fuori dalla sua introversione del momento! Io non ne voglio sapere!”
Invece, era semplicemente destino che le nostre vite si intrecciassero e diventassero un tutt’uno.
Fin dal primo momento che Sam lo ha portato a casa, ho capito che era (ed è) senza ombra di dubbio, il cane più curioso, particolare, dolce, amorevole e “bellissimo” che possa esistere sulla faccia della Terra.
Mi è bastata una sua occhiata per capire che avrebbe scosso per sempre la nostra esistenza, soprattutto la mia.
Sempre attento ai miei stati d’animo, a consolarmi nella mia tristezza, a captare prima ancora che io entri in casa, se sto bene o meno.
Mi è bastato un giorno, per comprendere l’empatia che possiede.
Giorno in cui la mia tristezza era molto profonda, forse più forte di tutte le altre volte.
Ero sul divano, con lui accanto. Non piangevo , non mi disperavo e non parlavo.
E, ad un certo punto, ha alzato la sua testa, mi ha guardato con quegli occhioni consapevoli e penetranti dritto in fondo al cuore, e piano piano mi ha appoggiato la sua zampa sul mio braccio, leccandomi la mano.
Nero è unico, è un pezzo del mio cuore.
Solo chi ha la fortuna di vivere con un simil amico, può comprendere ciò che provo.
La lontananza da lui, per un periodo della mia vita, mi ha fatto male, riempita di sensi di colpa, di paura di non fare in tempo a recuperare.
O semplicemente a farmi perdonare.
Ma lui è incapace di provare rancore.
Dopo un piccolo periodo di tentennamento nei miei confronti, timoroso che io scomparissi nuovamente, è con me, accanto a me, cuore a cuore, anima con anima.
E’ una panacea alle paure, dolori, sconforto.
Ed è meraviglioso e impagabile passeggiare con lui, guardare un film, condividere un panino e vederlo sorridere.
Si, sorridere.
So che tanti di voi mi capiranno…♥♥
“Quanto più conosco gli uomini, tanto più amo i cani”
(Madame de Sévigné)
Il Bisonte è un mammifero appartenente alla famiglia dei Bovidi, comprendente 6 generi, di cui soltanto due sono sopravvissute: il Bisonte americano ed il Bisonte europeo.
Questo animale ha una struttura fisica particolare, con la parte anteriore del corpo più sviluppata dei quarti posteriori, per cui presenta una gobba piuttosto pronunciata.
Le corna, più piccole rispetto a quelle di altri bovidi, sono ricurve verso l’alto.
L’habitat tipico del Bisonte è la grande prateria nordamericana, nella quale un tempo viveva in enormi branchi, dal Messico al Canada del Sud.
Arrivati i colonizzatori europei, che lo chiamarono “Buffalo”, iniziarono una crudele caccia al Bisonte, per privare anche gli Indiani di un’importante fonte di sostentamento.
Il leggendario Buffalo Bill (William Frederick Cody) si vantava di aver abbattuto oltre 4000 capi.
All’inizio della caccia, in Nord America si contavano circa 70 milioni di esemplari che, in poco più di un secolo, si ridussero a 600.
Nel 1901, fu fondata l’Associazione “Amici del Bisonte”, la quale si prodigò per salvare i Bisonti da sicura estinzione.
Oggi, circa 50.000 Bisonti vivono in parchi e riserve, dal Messico all’Alaska, rimanendo comunque specie a rischio di estinzione.
Il Presidente americano Theodore Roosevelt, nonostante fosse un appassionato cacciatore, promosse il salvataggio del Bisonte.
Il Bisonte è il simbolo per eccellenza della forza soprannaturale.
Esso veniva venerato dalle tribù dell’America del nord, le quali erano solite rappresentare la divinità assoluta (il Grande Spirito) con un Bisonte bianco, corrispondente al nome di Wakan Tanka.
Per i nativi americani, ancora oggi, il Bisonte rappresenta un animale sacro; essi interpretano seriamente ogni segnale o sogno, sulla base della tradizione sviluppata nei secoli.
La simbologia della vita, in base al Bisonte, significa seguire i cicli della natura, agire in accordo con essa e non inventarsi regole astruse per sentirsi superiori, quando invece si sta attuando un comportamento innaturale, come chi si critica.
Una leggenda narra, che una femmina di Bisonte bianco portò in dono una pipa sacra agli esseri umani, in cui nel tabacco usato vennero unite tutte le forze della natura, che avrebbero portato le preghiere del popolo agli spiriti, rendendo visibili i desideri degli Indiani alla divinità che li avrebbe accolti ed esauditi.
Il Bisonte insegna, che tutte le cose sono presenti in abbondanza quando noi impariamo a rispettarle e ad accettarle con riconoscenza, perché è fondamentale apprezzare tutti i regali che riceviamo e augurare anche agli altri che il regno di Wakan Tanka venga a loro.
Questo animale indica che ogni cosa si può ottenere, ma solo con l’aiuto del Grande Spirito del Bisonte bianco.
Nella tradizione cinese, il Bisonte è associato a Hsi Ho, la madre cinese. Simboleggia fortuna e speranza.
Anche il Bisonte fa parte della storia di Lao Tsu, filosofo del VI secolo, noto come il padre del Taoismo e l’autore del testo, il “Tao Te Ching”.
Quando fu deluso dall’avidità e dai desideri dell’uomo, cavalcò un Bisonte e andò fuori dalla Cina.
Poco dopo, scrisse le sue filosofie (Tao).
In molte popolazioni asiatiche, sia antiche che moderne, il cranio e / o le corna di Bisonte rappresentano forza e abbondanza.
Il Bisonte, come amuleto, protegge contro la miseria, la fame e il freddo; aiuta a sviluppare forza e costanza, a rimanere legati alla Madre Terra, apprezzando i doni quotidiani che ci offre e a completare la nostra vita sia dal punto di vista psichico che da quello spirituale.
Esso, quindi, rappresenta l’abbondanza, insegna che tutte le cose sono presenti in abbondanza, quando impari a rispettarle e ad accettare con riconoscenza, come doni dello Spirito.
E’ essenziale apprezzare tutti ciò che riceviamo ed augurare lo stesso al prossimo.
Spiritualmente, questo animale invita anche a preservare il domani, per le generazioni successive, per mostrare gratitudine attraverso le benedizioni.
Nel mondo in cui si vive, si deve recuperare la propria coscienza per ringraziare sinceramente ogni giorno per i quattro elementi, per il cibo che si prende, per i doni che sono stati concessi, per le forme di vita che ci accompagnano lungo la strada, per avere tutto intorno a noi, per imparare ad amare.
Secondo la cosmologia dei Sioux e di altri Indiani nordamericani, al momento della creazione del mondo un Bisonte è stato collocato nel nord-ovest, per contenere le acque del mare.
Le zampe del Bisonte rappresentano le quattro età della vita.
Ogni anno questo Bisonte perde un pelo e quando li perderà tutti, il nostro mondo sarà finito.
Ognuna delle zampe del Bisonte corrisponde a una delle quattro età del ciclo terrestre e i Sioux dicono che, ormai, ai giorni nostri il Bisonte è quasi completamente nudo e ha solo una zampa sinistra.
Se il Bisonte è il tuo animale totem, sei fedele ed amorevole a coloro che ti sono più vicini.
Sei anche protettivo nei loro confronti.
Ti sentirai appagato, sapendo di avere tutto ciò di cui hai bisogno, per vivere una vita che prosperosa.
Molto probabilmente, sei un individuo con i piedi per terra, che sente una profonda connessione con il Grande Spirito.
Come animale potente, puoi evocare lo spirito del Bisonte, quando hai bisogno di forza di mente, corpo e spirito.
Le persone che hanno il Bisonte come animale totem, sono spesso le persone che portano fardelli, siano essi propri o di qualcun altro.
Sono la proverbiale spalla su cui piangere.
Spesso insegnano agli altri (con l’esempio) come sostenere i propri fardelli o come “ripagarli” ed aiutare gli altri.
Nel complesso, il Bisonte rappresenta la gioia nell’atto di vivere.
Gioia attraverso le interazioni con le persone e le credenze spirituali.
Gioia derivante dal vivere una vita piena di gratitudine e dal prendersi cura di se stessi e degli altri.
Se vedrai mai dei Bisonti, ricorda il loro significato spirituale.
Sii grato per quel momento e ringraziali, per le lezioni che ti hanno insegnato sulla vita e sulla tua stessa esistenza.
Nei Sogni:
SOGNARE UN BISONTE: propositi tenaci/viaggio
BISONTE INFURIATO: inibizioni e complessi
BISONTE CHE SCAPPA: profitti e soddisfazioni
ESSERE INSEGUITO DA UN BISONTE: conoscenza di persone importanti
MANDRIA DI BISONTI: fare attenzione all’organizzazione della propria vita, soprattutto agli errori, per i quali non potrebbe esserci un rimedio.
Nei Tattoo:
Abbondanza, Connessione al Grande Spirito, Spiritualità profonda, Centralità della Terra, Libertà, Grande Forza, Onore al sacrificio degli altri, Lealtà, Protezione, Auto-Sacrificio.
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Ovies Aries è il nome generico di un mammifero appartenente alla famiglia dei Bovidae.
La femmina adulta è chiamata “pecora”, il maschio adulto “Ariete” o “montone”, il piccolo “agnello” (fino ad 1 anno di età).
Nell’esoterismo, l’Ariete è solitamente un simbolo positivo, rappresenta la primavera, il rinnovarsi della natura quindi del ciclo della vita e la virilità.
Per gli antichi Egizi, l’Ariete era incarnato dalla figura del dio Ra, il dio del Sole, creatore.
Nell’antico Egitto, Arieti e caproni era adorati in molte città.
Nacque il mito del “Caprone di Mendes”: Ptah, Dio egizio della magia, della conoscenza e della saggezza, divenne caprone e talvolta Ariete, proprio nella città di Mendes.
L’Ariete/Caprone di Mendes rappresenta il “Ba”, l’anima.
Per i Cristiani, l’Ariete simboleggia la redenzione, la salvezza, la purificazione dopo il sacrificio, proprio come l’agnello.
Nella mitologia greca, nel mito del Vello d’Oro, Giasone supera tre prove grazie all’aiuto della maga Medea, recuperando la pelle d’Ariete dorata, alla fine della spedizione degli Argonauti, e riscattando da Pelia il suo trono usurpato.
Sempre per i Greci, il dio Pan è rappresentato con le corna e la barba di un montone e piedi caprini, simbolo legato alla terra, alla fertilità dei campi, alla luna ed alle forze della grande Madre.
In una pittura murale, nella tomba di Nefertari (1290-1220 a.C.), è raffigurato un Ariete, come simbolo solare e personificazione di Amon (divinità dell’antico Egitto), oltre che il ciclo solare quotidiano e la rigenerazione.
Nell’antichità l’Ariete, in quanto miglior capo del gregge, era per definizione deputato al sacrificio.
Infatti, nei culti di Attis e Cibele si praticava il “Criobolio” ovvero, il fedele era posto sotto l’ara rituale, sulla quale l’Ariete era sacrificato, purificando l’uomo con il suo sangue.
Nel Rgveda (una delle quattro suddivisioni canoniche dei Veda, antichissima raccolta in sanscrito di testi sacri), il dio guerriero, pluviale e tonante Indra è appunto rappresentato come un bellicoso Ariete.
Questo Dio è per eccellenza, “l’atterratore di rocche”, il legame tra forza guerriera ed energia sessuale, pertanto l’Ariete è inteso come violatore delle porte chiuse e delle fortezze imprendibili.
Presso i Dori, si adorava Apollo “Karneios” raffigurato come un Ariete, consigliere dei pastori e protettore delle greggi, che salvava dall’epizoozia (malattia infettiva tra animali) e dalle belve.
Infatti, a Sparta, in agosto-settembre, si celebravano in suo onore le feste di nove giorni dette “Kàrneia”.
Nel Corano, l’Ariete di Abramo ed il montone d’Israele fanno parte degli animali ammessi al paradiso di Allah.
Nelle rappresentazioni celtiche appare spesso un serpente con la testa d’Ariete (serpente cornuto) o anche corpi d’Ariete con testa umana, oltre che diverse leggende parlano di Arieti e pecore soprannaturali.
L’Ariete è connesso con il focolare sacro, l’ingresso al mondo sotterraneo che, per i Celti, si trovava vicino all’alare di terracotta o pietra decorato con una testa d’Ariete.
In Gallia, l’Ariete era consacrato al Dio Belin (in francese Ariete = bélier) e alla dea Belisama.
Tra i Greci ed i Fenici era diffusa la “croce Tau”, in seguito adottata dai Druidi celti per rappresentare il dio Hu.
Questa croce, in seguito utilizzata anche da San Francesco, ha origine dalla stilizzazione delle corna dell’Ariete (secondo alcuni del toro), simbolo di virtù e virilità.
Le streghe Wicca tracciavano un pentacolo, durante i loro riti, come funzione protettiva.
Alcuni stregoni, però, lo utilizzavano al rovescio, con la punta in basso. Sostanzialmente le due punte rivolte verso l’alto sono un richiamo alle corna d’Ariete, al Bafometto (idolo pagano) e dunque ad Iside con le corna e il disco solare.
Simbolicamente, l’Ariete è indice di cambiamenti e di nuovi inizi.
Dona maggiore sensibilità, grande perseveranza, stimola e rinvigorisce tutte le facoltà mentali.
A differenza della maggior parte degli altri ovini, che associamo alla gentilezza e alla timidezza, l’Ariete rappresenta il potere e la virilità.
È probabile che lo spirito animale Ariete compaia inaspettatamente nella tua vita.
È importante che tu capisca il suo significato, quando fa la sua comparsa.
L’Ariete entra nella tua vita per aiutarti ad affrontare la tua situazione attuale.
Hai aspetti della tua vita che sembrano impotenti?
Invita lo spirito guida dell’Ariete nella tua vita, per aiutarti a risolvere questa situazione.
Ti aiuterà a sopprimere le tue debolezze, elevando i tuoi punti di forza.
L’Ariete ti ispirerà a trasudare la potenza e l’energia di cui hai bisogno, per fornire alla tua comunità una leadership di qualità.
La caratteristica più importante dell’Ariete sono le sue corna. Esse hanno un potente significato simbolico.
Infatti, dal momento che poggiano sulla testa in modo abbastanza regale, indicano le tue facoltà mentali: il totem dell’Ariete ti consiglia di stimolare il tuo cervello.
Sei una persona autorevole. È importante che ti concentri sulla tua crescita mentale.
Inoltre, ti incoraggia a stabilire alti standard spirituali per te stesso.
L’Ariete ti spinge ad identificare rapidamente i tuoi punti di forza e di debolezza, dandoti la giusta enfasi ai punti di forza e aiutandoti a superare i tuoi difetti.
E’ adatto per le persone sempre in movimento, aiutandole a cogliere al volo le opportunità che la vita offre, senza esitazioni.
L’Ariete si presenta come animale-guida quando:
• Devi essere fertile.
• Hai bisogno di una crescita economica.
• Hai bisogno di crescita spirituale.
• Devi mantenere l’equilibrio in situazioni pericolose.
• Devi proteggere i tuoi confini.
Tu invocalo quando:
• Devi essere potente.
• Devi essere sicuro delle tue capacità.
• Hai bisogno di coraggio.
• Hai bisogno di nuovi inizi.
• Hai bisogno di garanzie in nuove aree.
Spiritualmente, l’Ariete chiede che si impari a procurarsi rapidamente nuove opportunità, con la certezza che alla fine tutto si risolverà.
Sei il tuo animale totem è l’Ariete, l’energia delle pietre sottoindicate può aiutarti a connetterti a un livello più profondo:
Eliotropio – E’ l’antica pietra portafortuna del primo segno zodiacale, rappresentato appunto dall’Ariete. Aumenta anche il proprio senso di forza e coraggio.
Avventurina – Le persone che hanno lo spirito guida Ariete dovrebbero cercare l’avventurina, che li incoraggerà a perseverare di fronte alle sfide.
Ametrino – Questa è una pietra creativa che ispira la propria immaginazione. Essa amplifica la creatività rappresentata dalle corna a spirale dell’Ariete.
Occhio di Tigre – Questa gemma rappresenta il coraggio e la forza, ispirando coloro che la portano a correre rischi.
Tormalina – Robusta e solida, essa ti aiuta a rimanere saldamente radicato nelle tue decisioni, prima di fare un salto nel buio.
Calcite rosa – Anticamente gli Arieti erano un simbolo di sacrificio. Questa pietra nutre anime generose, che hanno bisogno di ricordarsi di prendersi cura di sé.
Anche nei tatuaggi, è scelto come simbolo di cambiamento importantissimo, nuovo inizio, ma anche di forza procreatrice.
Infatti, l’Ariete è una figura di spicco in molte culture e ha sempre rappresentato un simbolo di iniziativa, azione, leadership e determinazione.
Oltre a simboleggiare quei tratti sottili, l’Ariete è anche il primo segno dello zodiaco e sembra rafforzare le sue qualità come l’autorità e la leadership.
Rappresenta anche la virilità, la forza ardente, il fervore impetuoso, il rinnovamento, la spinta emotiva, l’energia, il potere, l’impavidità e la protezione.
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“L’aquila insegna all’inesperta prole, fin dal nido, a fissar gli sguardi al Sole.”
(proverbio italiano)
Le Aquile sono un genere di uccelli rapaci, con un volo potente, veleggiato e maestoso, capaci di piombare dall’alto sulle prede, per afferrarle a volo radente.
Dopo aver immobilizzato la vittima, iniziano a divorarla ancora viva e, spesso, la inghiottono intera per poi rigettarne ossa, penne e piume che non riescono a digerire.
L’Aquila è stata adottata come simbolo fin dall’antichità, nelle più svariate culture.
In tutti i popoli antichi è stata mito d’invincibilità, paragonata al Sole, al messaggero degli Dei o allo stesso Dio.
Come il leone è ritenuto il re degli animali terrestri, l’Aquila è la regina dei volatili.
Sono stati ritrovati reperti archeologici sumeri, che mostrano un animale con corpo d’Aquila e testa di leone, pertanto emblema di sovranità sulla Terra e sull’Aria.
E’ anche simbolo celeste e solare, indicando acutezza mentale e d’ingegno.
Nel terzo millennio a.C., i Babilonesi associavano l’Aquila bicipite a Ningirsu di Lagash, il dio delle tempeste, della guerra e della fertilità.
Gli antichi Egizi vedevano nell’Aquila la rappresentazione della materializzazione del dio Mendes, simbolo del dio sole.
Nella mitologia egizia, l’anima veniva spesso rappresentata sotto le sembianze di un uccello simile a un’Aquila o a un falco, come uccello-anima, Ba, che aveva il compito di accompagnare i defunti nell’aldilà.
All’interno dei sarcofagi di alcune mummie, tra i bendaggi, sono stati ritrovati gioielli rappresentanti gli uccelli-anima.
Questi amuleti avevano il compito di aiutare l’anima a ricongiungersi con il suo corpo mummificato.
Infatti il Ba, ovvero l’anima, avrebbe assunto la forma di Aquila, spiccando il volo al momento della morte.
I Greci consideravano l’Aquila un uccello aruspice (messaggero), che portava i presagi dagli Dei agli uomini.
Nella mitologia greca si narra che Zeus inviò un’Aquila a divorare il fegato del titano Prometeo, come castigo perché aveva rubato il fuoco agli Dei, per donarlo agli uomini.
L’Aquila, in effetti, era consacrata a Zeus, di cui portava i fulmini.
Quando le colombe di Afrodite portarono l’ambrosia, bevanda dell’immortalità, fu un’Aquila a porgerlo a Zeus bambino.
Secondo antiche credenze, l’Aquila può fissare con lo sguardo il sole, senza che i suoi occhi ne patiscano.
Nelle arti divinatorie degli àuguri romani, il volo delle Aquile era interpretato per conoscere gli umori e le decisioni degli Dèi nei confronti degli uomini, o verso particolari circostanze sociali.
A Roma l’Aquila, come il corvo nella civiltà germanica e nella mitologia celtica, era considerata come messaggera delle volontà divine.
Nella mitologia nordica, in particolare quella vichinga, l’Aquila ha un ruolo fondamentale e molteplice.
Il gigante Thiazzi assumeva la forma di un’enorme Aquila, per mostrarsi al dio Loki, per costringerlo, con la forza, a farsi consegnare la dea Idhuun, che possedeva le mele della vita eterna.
Nella vita dei Vichinghi, l’Aquila era molto importante.
Essi la utilizzavano per vendicarsi dei traditori e dei nemici.
Esisteva la pratica detta “Aquila di sangue”, utilizzata come sacrificio al sommo dio Odino, un metodo di tortura che consisteva nell’aprire il dorso della vittima e rompere le costole per farle assomigliare ad ali insanguinate.
In seguito, dalla ferita venivano estratti i polmoni e sulle ferite veniva posto del sale sulla ferita.
L’Aquila aveva anche fama di rigenerarsi.
Secondo una leggenda, all’Aquila anziana si annebbiava la vista e si appesantivano le ali.
Essa allora volava in cielo e bruciava le sue ali e il velo che le copriva gli occhi al calore del sole, dopo di che scendeva in terra e, immersasi tre volte in una fonte, tornava ad essere giovane e vigorosa.
Ma l’Aquila ha anche connotazioni simboliche negative.
La credenza che si cibi di pesci raggiunti e ghermiti mentre nuotano tranquilli, ne ha determinato un’interpretazione negativa, soprattutto perché il pesce era considerato dai primi Cristiani un simbolo di Cristo.
Sotto questo aspetto essa venne vista anche come simbolo di Satana, che attacca e ghermisce le anime, sottraendole alla loro normale fede cristiana.
L’Aquila viene associata al serpente, che contribuisce al suo significato, formando una coppia di opposti complementari, in cui l’Aquila simboleggia la luce, il cielo, le forze supreme, mentre il serpente è l’oscurità, la terra, le divinità ctonie (divinità generalmente femminili legate ai culti di dei sotterranei e personificazione di forze sismiche o vulcaniche).
Inoltre, nutrendosi di serpenti, incarna idealmente il trionfo del bene sul male.
La piuma dell’Aquila era per gli Indiani d’America simbolo di potere e conoscenza, che richiamava al rapporto simbiotico con la Natura e i cicli lunari.
Il fischietto d’osso e il mitico casco di penne d’Aquila, il leggendario “War bonnet”, indicativo del massimo riconoscimento a cui loro aspiravano, erano usati nella propiziatoria e sciamanica “danza del sole”, comune a molte etnie pellerossa, azteche e nipponiche.
Gli Indiani dell’America Settentrionale si cingono il capo con penne d’Aquila, per imitare i raggi del sole.
Secondo loro, l’Aquila è il totem del fuoco: così come il corvo portò l’acqua sulla terra, l’Aquila portò il fuoco.
Nei sogni delle persone comuni, generalmente raffigura un leader o un’autorità superiore invece, nei sogni dei leader, indica il loro potere, la loro ambizione oppure un leader avversario o una forza nemica.
L’Aquila è favorevole a leader, capi di governo o di imprese, condottieri, maestri spirituali, o persone creative ed indipendenti.
È sfavorevole a persone comuni, gregarie, che ambiscono a una vita tranquilla e sicura o anche a chi si accontenta di poco o ha desideri modesti.
L’Aquila è anche un inequivocabile messaggio del proprio inconscio: per esempio, che si sta vivendo una situazione che fa emergere come leader. Si ha davanti una possibilità di ascesa sociale a cui non si deve rinunciare, però la propria volontà è molto forte o non è disposta a cedere davanti alle difficoltà.
Facciamo alcuni esempi.
Aquila che vola tranquilla: favorevole auspicio di buona fortuna.
Aquila che vola facendo giravolte sopra al sognatore: potrebbe essere un indizio di una morte.
Aquila che vola su di sé: ricchezza.
Aquila mansueta o che parla: augurio di buona fortuna.
Aquila minacciosa: mal augurio, preannuncia delle disgrazie.
Cavalcare un Aquila, senza paura: innalzamento sociale e ricchezza.
Aquila immobile appollaiata o su una rupe: alcuni affari o progetti o viaggi verranno interrotti.
Aquila che plana nel cielo molto lentamente: ritardi negli affari.
Aquila morta: disgrazie, difficoltà, disoccupazione, diffamazione, ma promette la libertà ai prigionieri.
Donne incinta che sogna un’Aquila: nascita di un figlio maschio, che sarà famoso.
Aquila che si leva in volo verso il cielo: ottime realizzazioni, successo, amore, oppure un matrimonio felice.
Aquila che si ferma su una vetta: riuscita di un impresa importante.
Aquila che cade o in caduta: pronostica una malattia, dei danni oppure delle difficoltà.
Aquila morta: danni per i ricchi e guadagni per i poveri.
Aquila che porta una preda tra gli artigli: fare attenzione ai nemici. Se nello stesso sogno mangia la preda, è un ottimo presagio di vittoria sui nemici, ricchezza, oppure dei guadagni inattesi.
Sparare ad un’Aquila: cattivo presagio, preannuncia delle perdite o della rovina.
Chiudere un’Aquila in una gabbia: preannuncia una grossa vergogna in famiglia, oppure uno scandalo.
Snidare un’Aquila: preannuncia un forte pericolo, delle minacce e/o delle perdite.
Aquila bianca: ottimo presagio, pronostica una cospicua eredità, dei buoni affari e molta ricchezza.
Nei tatuaggi, il significato più semplice è la libertà.
Le Aquile vengono viste come un uccello non legato a nulla, che sovrasta i cieli ed osserva tutto dall’alto.
Questo simbolo trasmette quindi un’immagine di libertà e di potere di riuscire in tutto sulla vita.
Questo tatuaggio è infatti molto amato dai ribelli, e da chi vuole sentirsi sempre libero, ad ogni costo.
Se il rapace risulta seduto, indica che l’individuo è pronto all’azione, mentre se l’Aquila è già in volo, può rappresentare che si sta già lottando per raggiungere un obiettivo estremamente importante nella propria vita.
Concludendo, l’Aquila ci aiuta ad avere bene a mente gli obiettivi della nostra vita ed a decidere esattamente cosa vogliamo fare della nostra esistenza.
Dunque, siate tutti Aquile!
“L’Aquila guarda senza timore il sole bene in faccia
e tu puoi guardare la luce eterna
se il tuo cuore è puro.”
(Angelus Silesius)
L’Antilope è un bovino di origine asiatica, con quattro corna nei maschi, mentre le femmine ne sono completamente sprovviste.
Nella religione egizia, l’Antilope era associata ad Anpu, Set, Asar e Hor.
In quella romana, era sacra a Minerva, poiché si pensava avesse una vista particolarmente acuta.
Nei “Rgveda” indù, animali simili ad Antilopi sono i destrieri dei Marut, gli Dèi del Vento.
Nel Cristianesimo medievale, l’Antilope simboleggiava l’uomo munito di due corna, rispettivamente le due parti della “Bibbia”.
In India, i Veda menzionano le Antilopi in relazione alle divinità.
L’Antilope è il veicolo del Dio della luna Chandra.
Questo vale anche per Vayu, “Signore del Vento”.
C’è anche Shiva, il Signore degli Animali, una delle cui manifestazioni è un’Antilope.
Una storia racconta di Shiva come un bell’uomo.
Le mogli degli abitanti della foresta quasi dimenticarono i loro voti di fedeltà per rincorrerlo.
Per rappresaglia, i mariti gli lanciarono contro una tigre e un’Antilope.
Quando l’Antilope saltò, Shiva la prese e la tenne ferma in aria, mostrando il suo potere sulla natura.
La mitologia indù ha anche Soma, un Dio della luna associato all’Antilope.
Questi era una divinità importante nel Rgveda (il più antico documento della letteratura e della civiltà indiana) e aveva alcuni parallelismi con Bacco, a causa della bevanda sacra che portava il suo nome.
C’è anche Varuna, il Dio del giorno, le cui raffigurazioni lo includono a cavallo di una grande Antilope (o gazzella).
Nell’antico Egitto, Satis, una dea egizia superiore, aveva un’Antilope come simbolo.
Essa supervisionava le questioni di guerra.
Si ritiene che facesse parte di una triade che includeva Khnum (che custodiva la sorgente del Nilo) e Anuket (che sovrintendeva al Nilo stesso).
Le sue immagini includono spesso la corona dell’Alto Egitto che porta le corna di Antilope.
Satis poteva anche trasformarsi in un’Antilope quando voleva.
Tra i Babilonesi, Marduk ed Ea avevano aspetti di Antilope.
Ea era un po ‘un imbroglione, e sovrintendeva alla magia ed alla saggezza. Marduk era il figlio di Ea e il dio nazionale di Babilonia.
A volte entrambi erano raffigurati con la testa o le corna di un’Antilope.
Un racconto degli indiani Kootenai narra di rane intelligenti, che superano in astuzia l’Antilope attraverso la pianificazione. L’Antilope era molto orgogliosa delle sue capacità di corsa. Mentre si vantava della sua rapidità con tutti gli animali, la rana decise di sfidarla. I due dovevano correre accanto al torrente.
L’Antilope acconsentì, scommettendo sul suo successo, ma la rana aveva un piano. Chiese ai suoi parenti di nascondersi lungo il letto del torrente tra le canne. Quindi tutte le rane, a turno, saltavano davanti all’Antilope, e quindi non correvano il rischio di stancarsi. L’Antilope, esausta e sorpresa, perse la gara. A quel punto, la rana le raccontò del suo stratagemma, spiegando che mentre Antilope può correre veloce, la Rana è una pensatrice più veloce.
La tribù dei Tachi Yokut, in California, ha una leggenda sui cervi e sull’Antilope. Un giorno, i due stavano camminando, quando l’Antilope sfidò il cervo a fare una corsa. Si mossero a sud di un lago vicino, vedendo pianure aperte a ovest e sterpaglie a est.
L’Antilope disse al cervo di prendere il lato est, poiché si vantava di essere in grado di saltare agilmente. Il cervo accettò. Il premio della scommessa era che il vincitore avrebbe avuto la campagna aperta tutta per sè e il perdente avrebbe dovuto nascondersi per sempre tra i cespugli. Ovviamente, l’Antilope vinse. E’ per questo che trovi i cervi nascosti tra i cespugli e le Antilopi nelle pianure aperte.
La tribù Bassari, in Africa occidentale, ha un Dio Creatore chiamato Unumbotte. Unumbotte è sceso dal suo posto nel cielo, creando tre cose: gli umani, l’Antilope e un serpente.
A quel tempo, la terra era piuttosto rocciosa.
Unumbotte ordinò ai tre di pestare il terreno e poi di piantare i semi che erano stati loro dati.
Ma essi seminarono solo i semi e il risultato fu un albero cresciuto molto alto, che portava frutti rossi.
Unumbotte decise che sarebbe sceso dal cielo una volta alla settimana e avrebbe raccolto i frutti per sé.
Nel frattempo, gli animali avevano fame. Gli umani, tuttavia, presero la frutta dall’albero.
Ovviamente Unumbotte si accorse del furto e chiese chi fosse stato e il motivo fu che gli umani erano affamati.
Unumbotte chiese alle altre due creature, se anche loro avessero fame. L’Antilope disse di sì e che le piaceva l’erba, quindi Umunbotte la mise nelle praterie, dove vive allo stato brado.
Per quanto riguarda gli umani?
Furono raccolti in gruppi, ogni gruppo mangiava dalla stessa ciotola, mai con gli altri gruppi.
Alla fine, per questo motivo si svilupparono lingue diverse e le persone continuano a governare il Paese in gruppi diversi.
E il serpente?
Unumbotte gli dette un veleno speciale con il quale, da quel momento in poi, avrebbe potuto mordere le persone.
In Estremo Oriente c’è un mito sull’Unicorno: una creatura benevola che ha il corpo di un’Antilope con un solo corno. Questo animale del mito è entrato sulla Terra solo durante il regno di persone benevole.
Confucio ha menzionato questo, dicendo che è stato ucciso durante una caccia.
C’è anche la giapponese Serow, una capra-Antilope. Vive nei boschi settentrionali vicino a Honshu ed è considerata un simbolo nazionale in Giappone.
Questa creatura è alta circa 80 centimetri e pesa in media 30 kg.
E’ nera o bianca, con le corna ricurve all’indietro.
I Serow si riuniscono in piccole mandrie, contrassegnando il loro territorio con secrezioni ghiandolari.
In Giappone esistono regioni per la protezione e la conservazione di queste creature.
L’Antilope è spesso ricercata dagli Sciamani (animale totem)* per la conoscenza che questo animale racchiude: i segreti della salute e del ciclo vitale.
La sua velocità è un invito a muoversi, a conoscere.
La sua forza è al servizio del bene.
Essa riporta i messaggi dell’Universo utili a trarre d’impiccio, oltre alla capacità di agire e di affrontare i problemi durante il proprio cammino.
L’Antilope conosce i cicli dell’esistenza ed il mistero della Vita e della Morte, dai quali trae la capacità di agire in modo veritiero e senza timori.
Per l’Antilope, l’azione consapevole è l’essenza del vivere.
Se si è in difficoltà, si può evocare la forza dell’Antilope, cercare di cogliere il messaggio che verrà sussurrato; quindi fidarsi del proprio istinto ed agire.
L’Antilope indica come aver fiducia nella propria forza interiore e come seguire la propria ispirazione.
Essa consiglia di trattare con giudizio.
Nel “Fisiologo” greco (opera redatta ad Alessandria d’Egitto, contenente la descrizione simbolica di animali e piante, sia reali che immaginari, e di alcune pietre, presentati in chiave allegorica, che rimandano a significati metafisici, inerenti alle realtà celesti od il comportamento umano) ed in quello latino, si dice che l’Antilope ha lunghe corna, con cui può tagliare alberi anche alti e grandi, ma se si mette a giocare tra i rami dell’erica, vi si impiglia, allora lotta a lungo, ma non può liberarsi e grida a gran voce. Il cacciatore la sente, la raggiunge e l’uccide.
Ciò significa che anche l’uomo, malgrado la forza delle due corna (Vecchio e Nuovo Testamento), si lascia impigliare nelle trame del vizio.
Il Fisiologo latino accentua nella parte terminale i messaggi morali, precisando che sono in particolare il vino e le donne, che inducono ad allontanarsi da Dio.
L’Antilope riveste anche il significato d’una virtù, rappresenta saggezza e giudizio.
E’ l’animale che sa armonizzarsi con i cicli della natura e che li rispetta, anteponendo ad ogni sua azione il fine ultimo del bene della comunità.
Agisce guidata dalla verità e, proprio per questo, non ha paura di esporsi per difenderla.
L’Antilope rappresenta quindi il coraggio di credere fermamente nelle proprie convinzioni e di portarle avanti con saggezza e dignità, senza ottusità o testardaggine.
Uno dei messaggi principali dell’Antilope è “Agisci. Hai una porta davanti a te. Fidati del tuo istinto qui. Ci saranno alcune decisioni lungo la strada per la nuova opportunità che non puoi davvero rimandare. Lo spirito dell’Antilope ti fornisce l’energia per questa impresa”.
Un secondo tipo di messaggio dello spirito dell’Antilope potrebbe dire che “Il tuo angelo custode ti sta dicendo che sei amato. Potresti non percepirlo sempre e sentirti piuttosto lasciato ai margini della strada. Non è necessario che sia così. Allunga la mano, apri le braccia e lascialo entrare”.
Se hai un obiettivo definito, l’Antilope lo supporta.
Questa guida spirituale ha un’immensa quantità di vitalità e resistenza da cui puoi attingere.
Sii consapevole, tuttavia, che Antilope si aspetta che tu abbia fiducia in te: non fare vittimismo.
Lo spirito dell‘Antilope, a volte è rivolto agli studenti che stanno lottando.
Esso gli offre una migliore concentrazione e rapidità mentale, per afferrare chiaramente i concetti e conservare quella conoscenza.
Sul posto di lavoro, lo spirito dell’Antilope ti assiste nella valutazione della tua posizione, se non ti senti sicuro.
È difficile ingannare Antilope e, a dire il vero, non ha pazienza per bugie o doppiezze.
Se la manipolazione è in corso, la vedrai chiaramente: meglio ancora, Antilope ti offrirà strategie efficaci per aggiustare le cose.
Per la comunicazione, lo spirito dell’Antilope ti dà un pizzico di fascino e carisma, che non fa mai male, quando cerchi di far capire il tuo punto di vista.
I nati con un Antilope come Totem sono intelligenti.
Imparano molto velocemente e spesso diventano studenti perenni grazie a un’immensa quantità di curiosità.
Da bambini, questi sono i ragazzi che avevano infinite domande, che uscivano in continuazione dalle loro bocche, esasperando i genitori.
Se l’Antilope è il tuo Totem di Nascita, a volte rinunci al tuo benessere perché ti sforzi di accontentare gli altri.
Hai bisogno di una vocina interiore che dica: fermati prima che ti offra di nuovo volontario.
Aggiungere la parola “no” al tuo vocabolario è essenziale.
Inoltre possiedi un raffinato senso dell’olfatto: potresti passare giorni al banco dei profumi, o persino provare a crearne uno tuo.
Un altro aspetto di questa capacità è “fiutare” i problemi: quando il pericolo è nell’aria, lo sai.
Gli amici di chi ha il Totem di nascita Antilope hanno difficoltà a tenere il passo.
Ti muovi velocemente, costantemente, ci si chiede se ti siedi mai.
Perché camminare, quando la corsa ti porta più velocemente?
A proposito, correre o fare jogging sono ottimi hobby per te.
Il tuo Totem Antilope ti dà finezza ed eleganza; infatti le buone maniere e l’etichetta sono importanti per te, così come la bellezza.
La linea di un dipinto, la curva di una mela, vedi il mondo con occhi colti: noioso e scialbo, semplicemente per te non va bene.
Ultimo ma non meno importante, il tuo viaggio nella vita abbraccia indipendenza e libertà.
Puoi amare qualcuno, ma non riuscirà mai a domare tutta la tua natura primordiale.
Non lasciare che niente e nessuno la schiacci.
L’Antilope aumenta la tua consapevolezza dei sottili cambiamenti nelle energie circostanti.
Ti mostra anche come essere più attento e vigile, permettendoti di padroneggiare i metodi per leggere il linguaggio del corpo e le intenzioni delle persone.
Se non ti fidi dell’intuizione, chiedi aiuto allo spirito dell’Antilope; la creatura ti aiuta a sintonizzarti con le tue abilità innate e i tuoi istinti.
Inoltre, invoca l’Antilope quando vuoi proteggere i segreti; essa ti aiuta a sfruttare al meglio le tue difese, assicurando che tutti rispettino il tuo spazio personale.
Diverse culture e società usavano le corna di Antilope per la medicina, ritenendo che il corno fosse il centro del potere magico.
Anche oggi ad esempio, sebbene in via di estinzione, le corna dell’Antilope Saiga sono altamente ricercate dalla medicina cinese.
Si dice che le corna agiscano come curative per eventuali malattie “calde” come la febbre.
Ci sono alcuni che credono anche che questo corno funzioni come afrodisiaco.
Sognare un’Antilope significa che sarà necessario utilizzare una grande quantità di energia, per raggiungere le tue più alte ambizioni.
Sperimenterai molto successo grazie alla tua propensione per i dettagli e al duro lavoro.
Oppure potrebbe consigliarti di adottare un altro approccio ad un tuo problema.
In alternativa, il sogno potrebbe dirti che è ora di fuggire o ritirarti dalla tua situazione attuale.
Se l’animale è sdraiato, significa che stai perdendo un’opportunità.
Sognare un animale morto, indica che hai perso il momento buono, non è più disponibile per te.
Vedere in sogno la coda di un’Antilope, segnala un pericolo: fai attenzione, perché questo è un chiaro avvertimento per te.
Anche i colori dell’animale possono darti degli indizi. Ad esempio, una creatura bianca è segno che stai compiendo l’azione giusta e che hai seguito correttamente i tuoi istinti.
Simbolo “della velocità”, l’Antilope rappresenta l’Elemento Aria del Chakra Cardiaco.
*animale totem= E’ un simbolo dotato di particolari poteri in cui l’uomo, nelle varie culture sciamaniche, ha imparato a fare affidamento caricandolo di un valore mistico e soprannaturale molto particolare. Più che una guida, l’animale totem può essere considerato un vero aiutante, un compagno di vita. Nella maggior parte dei casi è un’entità sia spirituale che reale, in carne ed ossa. E’ possibile scoprire il proprio animale totem, per capire meglio la vera natura a cui apparteniamo, rimettersi in contatto con essa e imparare a conoscersi ad un livello più profondo.
Prossimamente scriverò come scoprire il proprio animale totem
“Un Asino carico di sale guadava un fiume. Scivolò e cadde nell’acqua, dove il sale si sciolse. E l’Asino, ritrovandosi più leggero, fu molto lieto dell’accaduto. Un’altra volta, giunto con un carico di spugne sulla riva di un fiume, credette che, se vi si fosse lasciato cadere, ne sarebbe uscito più leggero, e così a bella posta scivolò nell’acqua. Accadde però che le spugne si imbevvero e l’Asino, non più capace di uscire dalla corrente, perì annegato.
Allo stesso modo, gli uomini non s’avvedono che sono i loro stessi maneggi a precipitarli nella disgrazia”
-Esopo-
L’Asino è un mammifero del genere degli Equini.
E’ un animale domestico da millenni, utilizzato dall’uomo principalmente come animale da lavoro e come mezzo di trasporto per cibo e merci, in particolare per carichi pesanti o traini.
Gli Asini sono noti per la loro ostinazione e testardaggine, anche se in realtà si tratta di istinti di conservazione dell’animale.
Infatti, è difficile forzare un Asino a fare qualcosa che sia o gli sembri contrario ai propri interessi.
Per questo motivo, l’Asino è considerato anche un simbolo di ottusità e ignoranza
Fin dall’antichità, l’Asino è stato considerato anche un animale molto dotato ed attivo sessualmente.
Nella mitologia greca, Apollo fece crescere orecchie d’Asino al re Mida, perché prediligeva la musica del flauto di Pan e non quella del suo liuto.
Inoltre, collegavano l’animale a Saturno, in relazione con la materia, la terra, l’isolamento, la fine delle cose, ed era venerato perché considerato coraggioso, oltre ad essere associato al dio Marte e a Dioniso.
Nell’antico Egitto, l’Asino aveva un significato importante, soprattutto nella mitologia, ed era utilizzato per raffigurare il dio Seth, con l’immagine di Asino rosso, una delle entità più temibili tra tutte quelle che l’anima del morto doveva incontrare nel suo percorso verso l’oltretomba.
I Caldei consideravano l’Asino un messaggero di morte, la divinità che vi si presiedeva si manifestava inginocchiata su un Asino.
Per i popoli dell’Anatolia, l’Asino era simbolo di regalità e di saggezza, mentre per gli Ittiti le lunghe orecchie asinine erano un segno di sapienza, al contrario delle caricature medievali che ritraevano laici ed ecclesiastici con grandi orecchie d’Asino significanti il peccato d’orgoglio ostinato.
In Cina, l’Asino bianco era la cavalcatura degli immortali taoisti.
In India è la cavalcatura del Re dei Morti.
In esoterismo, l’Asino rosso ha il significato di condurre l’individuo nelle prove della vita che deve superare.
Secondo le antiche credenze popolari, se si prelevavano tre peli dalla criniera nera di un Asino e si mettevano in un sacchetto al collo di un ammalato, facevano guarire dalla pertosse.
Oppure, sempre contro la pertosse, si doveva far passare nove volte il bambino sotto la pancia di un Asino, ma anche metterlo in groppa dell’animale, in corrispondenza dei peli che formano una croce.
Invece, per guarire da ferite di serpenti e scorpioni, era sufficiente mangiare il polmone di un Asino.
Per proteggere un bambino dalla paura, era necessario coprirlo con la pelle di un Asino.
A causa della conformazione a croce dei peli dell’Asino sulla sua schiena, si credeva che nemmeno il diavolo potesse assumere le sue sembianze.
Come gli altri animali, anche l’Asino può presagire cambiamenti climatici infatti, se tende le orecchie e raglia, sicuramente la pioggia è in arrivo.
L’Asino rappresenta a livello microcosmico la sensualità ed i bassi istinti dell’uomo, per questo motivo gli è associato il colore Rosso.
Nei sogni:
-Vedere un Asino: grandi soddisfazioni.
-Gruppo di Asini: in arrivo liti e discussioni.
-Asino nella stalla: guadagno e fortuna.
-Asino che raglia: maldicenze.
-Asino che rotola a terra: malattia.
-Asino che dorme: in arrivo imprevisti noiosi
-Asino che scalcia: in arrivo imprevisti sgradevoli.
-Asino grigio: possibile inganno in famiglia.
-Asino bianco: denaro in arrivo.
-Asino nero: lite.
-Asino fulvo: scoppio di collera pericoloso.
-Asino con carico: fortuna e benessere.
-Asino morto: rovina e disperazione.
-Asino malato: ricchezze a rischio.
-Acquistare un Asino: buoni affari.
-Essere inseguiti da un Asino: desideri erotici inappagati.
-Cavalcare un Asino: buona riuscita in un’impresa.
-Cadere da un Asino: sfortuna in amore.
-Accarezzare o baciare un Asino: evitare di compiere scelte sentimentali azzardate, non lasciarsi travolgere dalla passione.
-Asino che entra in casa: qualche energia inconscia, qualche istinto sta risalendo a livello della coscienza. Potrebbe essere un invito ad essere umile, prudente, parsimonioso, attento alle spese; o anche a lavorare sodo.
-Asino che ride: anche quando ci sono fatiche e sacrifici da fare, si può comunque avere la soddisfazione e la contentezza nel cuore, perché si sa di compiere il proprio dovere.
-Asino che piange: una parte di sé è sofferente, o senso di colpa verso qualcuno.
-Asina: rappresenta una donna che si conosce, o comunque un’immagine del femminile. Se l’asina è incinta o partorisce, è un sogno positivo, che annuncia novità, creatività, progresso; potrebbe anche alludere ad una reale gravidanza.
-Asinello: rappresenta una parte di sè, un ricordo della propria infanzia, o anche un bambino che si conosce.
-Picchiare o uccidere un Asino: si sta cercando di reprimere certi comportamenti che si percepiscono come sbagliati, o come difetti di carattere.
Il nome Anatra racchiude diverse specie di uccelli, appartenenti a generi e sottofamiglie diversi.
L’Anatra è molto legata all’acqua, pertanto è un’ottima nuotatrice.
Gli esemplari viventi negli stagni, si nutrono prevalentemente di una dieta vegetariana, mentre quelli marini sono anche piscivori.
Essendo un uccello migratore, l’Anatra simboleggia il viaggio iniziatico, la difficile ricerca spirituale ed il ciclo delle rinascite .
In Cina, essa ha un posto di rilievo, specialmente sul piano dell’ornamentazione con le Anatre mandarine, apprezzate per la bellezza del loro piumaggio.
In questo Paese, rappresenta la fedeltà coniugale ed è spesso dipinta sulle porcellane bianche e blu del XIV secolo.
Rappresenta lo Yin che, associato al Drago (Yang), è l’unione degli amanti mutuamente rispettosa, in quanto l’Anatra maschio viaggia sempre insieme con la femmina.
Gli Egizi, i primi nell’addomesticare le Anatre, l’associavano alla dea Iside e, vivendo nelle paludi misteriose e pericolose, la consideravano simbolo di fertilità e portatrice di vita, per via del suo collegamento con l’acqua.
I Greci consideravano l’Anatra un uccello sacro, dandole un valore simbolico nella creazione del mondo.
Per i Celti, le Anatre indicavano onestà, semplicità ed intraprendenza, anche la sensibilità, in quanto tendono ad essere molto sensibili al loro ambiente, con collegamenti a significati quali la grazia e l’agilità, in particolare nell’acqua, loro elemento naturale.
Nell’Ebraismo è simbolo d’immortalità.
In Italia e Francia porta sfortuna, forse perché associata alla sua vita nelle paludi, simbolo di morte e sventura.
Ma è anche considerata simbolo di superficialità, di maldicenze, inganni e tradimento, in quanto galleggia sull’acqua.
Per esempio in francese, “canard” significa Anatra, ma anche “falsa notizia”.
Per gli Indiani d’America è mediatrice fra cielo e terra, e guida infallibile soprattutto per i bambini.
Nella tribù degli Omaha si decoravano i bastoni con le piume verdi del collo dell’Anatra.
Per gli Sciamani, attraverso l’energia dell’acqua, con l’Anatra si può vedere chiaramente attraverso le emozioni, è uno spirito aiutante di mistici e veggenti.
Essi credono che l’Anatra ti ricorda di prendere nota di ciò che ti circonda, perché c’è una nuova opportunità a tua disposizione.
Lo spirito dell’animale ti sta facendo sapere che, per avere successo, devi andare avanti rapidamente, così le tue nuove idee possano prendere il volo. In poche parole, questa opportunità non ti aspetterà, prendila al volo.
Quindi, può essere un promemoria, per rammentarti che non devi continuare a trascinarti con il tuo progetto attuale.
Il simbolismo dell’Anatra indica anche che sei collegato alla tua comunità, di apprezzarla, perché ti fa sentire sicuro, a tuo agio e felice.
Sognare un’Anatra in volo, indica la presenza di una persona seccante e l’eventualità di ricevere imbarazzanti lettere anonime.
Ma anche ti ricorda, che c’è un tempo per sfuggire ai colpi della vita e c’è un tempo per affrontarli a testa alta.
Preparati, in modo da poter sopravvivere e uscirne più forte.
Un’Anatra nella propria casa, potrebbe indicare che si sta procedendo bene negli affari e nella vita in generale.
Sognare un Anatra che nuota nell’acqua, significa che si potrebbero ricevere degli inganni e/o delle maldicenze.
Nei tatuaggi, l’Anatra simboleggia la forza di navigare nelle diverse acque della vita.
“Le allodole, amiche della luce del giorno e paurose delle ombre del crepuscolo, quella sera in cui san Francesco passò dal mondo a Cristo, si posarono sul tetto della casa e a lungo garrirono roteando attorno. Non sappiamo se abbiano voluto a modo loro dimostrare la gioia o la mestizia, cantando. Esse cantavano un gioioso pianto e una gioia dolorosa.”
Assisi, 3 ottobre 1126
L’Allodola (Alauda arvensis) è un uccello passeriforme, diffuso in Euroasia.
E’ lunga circa 18 cm. ed è caratterizzata da un piumaggio di colore marrone, leggermente striato di nero nella parte superiore, più chiaro in quella inferiore, nonché da un piccolo ciuffo erettile, che mostra solo se allarmata. La sua coda è corta , così come le sue larghe ali, e bordate di bianche.
Si nutre prevalentemente di semi, vegetali (semi, germogli, foglie), arricchendo la dieta con insetti nel periodo della riproduzione, ma anche di germogli di cicuta, pianta tossica per l’uomo.
Al mattino della bella stagione, si innalza in volo verticalmente, cantando con la sua voce cristallina (tanto che William Shakespeare la chiamava “la messaggera dell’alba”), per poi precipitare rapidamente e ritornare in alto, riprendendo il canto.
Ciò ha dato origine ad una ricca simbologia, facendone anche un animale esoterico.
L’ Allodola ha l’abitudine di fare il nido nei campi di frumento, quando esso è ancora in erba, come narra, fra gli altri, La Fontaine in una sua fiaba, “L’alouette e ses petits avec le maître d’un champ“.
Nella mitologia nordica, l’Allodola è custode dei campi e spirito del grano.
Gli Antichi erano affascinati dal suo volo rapido ed ascensionale, credendola messaggera degli Dei, capace di unire terra e cielo, simbolo dell’immortalità dell’anima.
Nella tradizione greca, l’Allodola era l’emblema di Artemide.
Alcuni testi indiani, indicano l’Allodola come esempio di saggezza e spiritualità.
Allodola, in sanscrito, si dice bharadvaja = “colui che canta” e, tra l’altro, è anche il nome di uno dei saggi del Mahabharata (uno dei più grandi poemi epici dell’India) che, secondo la leggenda, fu nutrito proprio da questo piccolo uccello.
San Bonaventura di Bagnoregio (cardinale, teologo e filosofo del 1200), alla morte di San Francesco, narra che centinaia di Allodole volarono sopra la casa del defunto, nonostante fosse notte inoltrata, per ricambiarlo dell’affetto ricevuto.
Per i Galli era un animale sacro, considerato uccello augurale.
L’Allodola era uno dei più importanti uccelli sacri per i Celti, lasciando così traccia nel folklore bretone, in quanto considerata simbolo di buona fortuna e protezione.
La zampa dell’uccello era riprodotta su talismano, perché conferiva al suo portatore uno spirito vittorioso sulle avversità.
In generale, l’Allodola è simbolo di evoluzione (quando rapidamente sale in cielo) e di caduta (quando discende velocemente verso la terra).
Rappresenta l’unione tra cielo e terra, l’esaltazione giovanile, gioia e voglia di vivere.
Un’antica storia narra, che una delle tre battaglie di Britannia, quella di Arderyde, scoppiò a causa di un nido d’Allodola. Infatti, la prima legione arruolata in Gallia, dopo la conquista dei Romani, fu chiamata Alauda (appunto allodola).
L’Allodola è nota per il suo canto melodioso. Canta anche mentre vola, a differenza della maggior parte degli altri uccelli, che canta solo quando si appollaia.
Questo indica allegria e ci ricorda di trovare gioia nella nostra vita.
L’Allodola è anche ottima imitatrice delle canzoni di altri uccelli. Forse questa sintonia è la ragione per cui è considerata una messaggera nella religione e nella mitologia.
Nel mito di Lakota / Dakota, le Allodole erano i messaggeri del dio Itokaga (Okaga). Itokaga era la rappresentazione del vento del sud. Il sud è la direzione del sole ed è portatore di calore, luce e vita. Pertanto vedere un’Allodola in un prato è una buona notizia, perché l’uccello porta abbondanza e raccolto imminente.
L’Allodola ha una forma a mezzaluna sul petto. La forma a mezzaluna indica spesso qualità lunari e la luna è spesso collegata al concetto di sé. Pertanto l’Allodola riflette il viaggio interiore, che è spesso associato all’auto-scoperta. Ciò va di pari passo con il suo canto, qualcosa che, per gli umani, è spesso considerata un’attività intima e un profondo riflesso del sé interiore.
L’Allodola ci incoraggia ad esplorare il nostro io interiore e cantare ad alta voce.
Quando l’Allodola entra nel nostro campo visivo, ha un messaggio speciale da trasmettere.
La creatura ci chiede di rifiutare di essere trascinati giù e di farci schiacciare da preoccupazioni terrene. Ci invita a riconoscerle per quello che sono veramente, vale a dire capire che continueranno ad angustiarci, solo fino a quando ognuna di loro non sarà stata sufficientemente assorbita e compresa da noi.
L’Allodola ci porta quindi a ricordare di aprire le nostre ali, per sollevarci sopra la vita terrestre e percepire una visione più ampia di tutta la vita, in modo che, con un canto di gratitudine e ringraziamento nei nostri cuori, possiamo sollevare non solo il nostro spirito e la nostra anima, ma anche quelli di tutto il mondo.
Ha anche il potere di garantirci il dono della comprensione, ispirandoci e mostrandoci come possiamo fare la nostra parte, per rendere il nostro mondo più pacifico e piacevole in tutte le sue forme di vita.
Essendo l’Allodola simbolo di connessione con il potere del suono, della musica e della voce, farne un tatuaggio è augurio che la propria voce consegua grande potere, magia ed incisività.
N.d.A.: Quante volte abbiamo sentito l’espressione “specchietto per le Allodole?”
Il significato si riferisce ad un comportamento che ha lo scopo di ingannare le persone ingenue con lusinghe e prospettive interessanti, in quanto i cacciatori usano uno strumento (proibito dalla legge), formato da una o più palette che girano, coperte da frammenti di specchio e mosse da un meccanismo a molla o da un motorino elettrico. Questo attrezzo, illuminato dal sole, inganna le Allodole e le attira nella rete preparata dai cacciatori.
L’Alce è il più grande cervide esistente e si distingue dagli altri membri della stessa famiglia, per la forma dei “palchi” (ciò che scorrettamente definiamo corna) dei maschi, che si rinnovano ogni estate, perdendoli in autunno durante il periodo dell’accoppiamento.
Il nome latino “alces” ha un’antica origine indoeuropea, in inglese elk ed in tedesco Elch.
In America elk, però, indica invece il “wapiti” (Cervus canadensis), mentre per l’Alce si usa il termine “Moose”, che si ritiene derivi dal vocabolo mus della famiglia linguistica algonchina (tribù di nativi americani).
L’Alce ha una distribuzione tipicamente circumpolare, essenzialmente legata alle foreste fredde o temperato-fredde.
Un Alce maschio può arrivare a pesare addirittura 700 kg.
Questi re della foresta sono figure imponenti, grazie anche ai maestosi palchi di cui dispongono, ma in generale sono animali timidi, fatta eccezione del periodo di accoppiamento in autunno.
L’unico animale in grado di uccidere un Alce adulto è il lupo.
Anticamente, l’osso d’Alce era il materiale più comune per la creazione di ami: era infatti sufficientemente solido per essere intagliato nella forma desiderata, ma estremamente flessibile per non rompersi nella bocca di un grosso salmone. Molti pescatori incidevano elaborati simboli nei loro “ami fortunati”.
Nelle antiche culture nordamericane, He-há-Ka nella lingua dei Sioux (Lakota), l’Alce racchiude tutte le qualità degne di considerazione di una stirpe molto antica e possiede, inoltre, il dono di incoraggiare gli altri; ottimo compagno ma, se si arrabbia, diviene estremamente temibile.
Apro una parentesi per accennare a un esimio “Alce”.
Alce Nero (Hehaka Sapa), nato nel 1863 e morto il 19 agosto 1950, è un famoso Wichasha Wakan, ovvero
“uomo di medicina” o “uomo santo” , appartenente agli Oglala (coloro che si disperdono), una delle sette tribù dei nativi americani Teton Lakota, originariamente insediatasi nelle Grandi Pianure, i cui discendenti tuttora vivono in alcune riserve indiane.
Era Heyoka, cioè un uomo con visioni degli “esseri del tuono” e con obbligo di compiere i gesti di uso quotidiano in maniera opposta rispetto alle convenzioni comuni: per esempio cavalcando i cavalli all’indietro, indossando abiti o parlando al contrario, dichiarando di aver freddo quando ha invece ha caldo e di lamentarsi quando è invece felice. Nonostante queste stranezze, gli Heyoka sono oggetto di grande timore e rispetto nella comunità e a loro viene attribuito il potere di cambiare il tempo atmosferico, curare alcune malattie e il dolore emotivo. Secondo alcuni studiosi, gli Heyoka hanno una vocazione sacrificale a cui gli altri membri della tribù si appellano, per ristabilire interiormente il collegamento tra il mondo della materia e quello dello spirito e dell’immortalità.
-ALCE NERO-
Alce Nero, all’età di dodici anni, partecipò alla battaglia del Little Bighorn del 1876 con il Generale Custer e al massacro di Wounded Knee nel 1890.
Egli sposò la sua prima moglie, Katie War Bonnett, nel 1892 la quale, essendo diventata cattolica, fece battezzare i loro tre figli. Dopo la sua morte nel 1903, anche Alce Nero fu battezzato, prendendo il nome Nicholas Black Elk e servendo come catechista. Continuò ad essere leader spirituale tra il suo popolo, non vedendo alcuna contraddizione nell’accogliere ciò che trovava valido sia nelle sue tradizioni tribali riguardanti Wakan Tanka, sia in quelle del Cristianesimo. Inoltre, la Comunità pellerossa in cui viveva gli riconobbe poteri di guarigione.
Si risposò nel 1905 con Anna Brings White, una vedova con due figlie, con la quale ebbe altri tre figli, rimanendo sua moglie fino alla sua morte, nel 1941.
Verso la fine della sua vita, Alce Nero rivelò la storia della sua vita e una serie di rituali sacri Sioux a John Neihardt e Joseph Epes Brown perché fossero pubblicati, riscuotendo grande interesse e consensi.
Alce Nero è stato guidato per tutta la vita da visioni, in cui è stato incoraggiato ed esortato ad aiutare il suo popolo.
Nel 2017, la Conferenza episcopale degli Stati Uniti riunita a Baltimora, ha avviato il processo di canonizzazione di Alce Nero, richiesta dalla diocesi di Rapid City (Sud Dakota) che, in caso di conclusione positiva, sarebbe il primo santo nativo americano, dopo Kateri Tekakwitha, proclamata santa nel 2012 da papa Benedetto XVI.
Presso alcune tribù Sioux, l’Alce è associato al fenomeno naturale del vortice. Colui che possiede lo spirito dell’Alce non si lascia influenzare ed ostacolare.
Un’antica leggenda lappone racconta dei Sami (popolazione della Lapponia), che avevano sempre con loro l’Alce. Un giorno, una donna Sami, stanca di questo animale ingombrante, si rivolse a Jubmel, il dio supremo, pregandolo di sostituirlo con un animale più domestico. Il dio accontentò la donna, facendo trovare ai Sami la “renna”. E fu così che l’Alce ritornò nella foresta.
In esoterismo, come talismano l’Alce aiuta a dimostrare coraggio, forza, perseveranza e rapidità nell’ agire nelle varie situazioni; aiuta a stringere nuovi legami e nuove amicizie, incoraggia a condividere le gioie del successo con gli altri.
Indica il rispetto e la stima di se stessi, come anche il riconoscimento che un processo creativo è saggiamente portato a termine, grazie all’Alce, la cui forza e coraggio sono veramente impressionanti.
Da questo animale è possibile imparare ad esprimere ad alta voce la nostra gioia per un’impresa od un compito andato a buon fine.
Spesso proprio le persone più anziane possiedono la forza dell’Alce e possono quindi incoraggiare i più giovani e consigliarli su come usare il loro coraggio e arrivare al successo.
Essi infatti sanno quando è appropriato essere gentili ed amichevoli e quando invece serve dare sfogo alla propria giusta rabbia.
L’Alce insegna, allo stesso tempo, che si dovrebbe imparare a lodare ed a incoraggiare gli altri, perché tutti possano trarre beneficio.
In un tatuaggio, l’Alce rappresenta il coraggio e l’intraprendenza.