Il Lentisco (Pistacia lentiscus) è un arbusto sempreverde, appartenente alla famiglia delle Anacardiaceae, che può raggiungere i 5 metri d’altezza, originario dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo.
Insieme al Mirto, Corbezzolo, Leccio, Tamerice, Ginepro e Alaterno forma la tipica “macchia mediterranea” lungo le coste, soprattutto rocciose.
Pistacia: dal greco “pistacchio”, che a sua volta deriva dal persiano “pistáh” = “ricco di farina”.
Lentiscus: dal latino, nome dato a questa pianta.
Altri nomi: Agromato, Chessa, Dentischio, Galletti, Lentis, Lestinci, Listincu, Sondro, Stigno, Stingio, Mastic tree, Lentisk, Arbre au mastic, Pistachier lentisque, Entina, Mata Charneca, Arabic Gum, Arbre à Mastic, Chios Mastic, Lentisk, Mastic Gum, Mastich, Mastiha, Mastika, Mastix.

Ph. MadameBlatt

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La corteccia del Lentisco è rossastra ed i piccoli fiorellini riuniti in racemi, di colore verdastro nei fiori femminili, più scuri e tendenti al rosso nei fiori maschili, lasciano il posto ai piccoli frutti, delle bacche tondeggianti di colore rosso, che divengono nere a maturazione, in inverno.
Le foglie sono alterne e lanceolate, intensamente profumate così come i rami.
È una pianta eliofila (amante del sole), termofila (amante delle temperature elevate) e xerofila (adatta a vivere in condizioni di aridità), di conseguenza teme le gelate.
La resina contenuta nella corteccia veniva utilizzata per produrre un mastice gommoso fin dall’antichità, chiamato in greco “mastiche”, da cui deriva appunto la parola italiana mastice.

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Infatti c’era l’usanza nell’isola greca di Chio (che è il luogo di produzione della resina di maggior pregio) di masticarla come chewing gum.
La resina chiara della pianta si ottiene praticando nella corteccia del fusto e dei rami, alcune incisioni in piena estate, raccogliendola dopo che si è rappresa all’aria, per poi sottoporla a lavaggio, per eliminare le impurità, e conservandola dopo essiccazione in contenitori di legno o di vetro ben chiusi.
Da ogni pianta si possono ottenere annualmente circa cinque chilogrammi di resina.
Sciolta nella trementina purissima, è un’ottima vernice per impieghi artistici (pittura a olio e/o a tempera), sia per “mesticare” colori, che per restauri neutri su dipinti antichi.
Ancora oggi la pianta viene utilizzata in erboristeria, nell’industria dei profumi, nell’odontecnica (come componente di paste per le otturazioni e mastici per le dentiere), e come componente di una gomma da masticare chiamata, appunto, “Mastice di Chio”.

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Sempre sull’isola greca di Chio, si prepara un liquore aromatico molto apprezzato, derivato dalla resina con funzioni digestive, il Mastìka.
Inoltre si produce un dolce caramelloso, il “sottomarino vaniglia” (vanília ipobríchio), così chiamato perché viene servito su un cucchiaino immerso in un bicchiere di acqua fredda, da mangiare come fosse un lecca-lecca, poi si fa reimmergere in acqua tiepida per farlo ammorbidire di nuovo.
In Sardegna, la resina viene usata nella produzione di un gin locale, il Giniu.
In Abruzzo, la popolazione rurale usava la resina di Lentisco come combustibile per illuminazione domestica.
Le bacche, sebbene non comunemente consumate, sono commestibili ed ha un sapore simile all’uva passa.
Anticamente erano usate per aromatizzare le carni e, nel libro di cucina di Marco Gavio Apicio, (gastronomo, cuoco e scrittore romano vissuto a cavallo fra il I secolo a.C. e il I secolo d.C.), si legge che venivano usate in insalata, insieme con altre erbe di prato o come mangime per gli uccelli.

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Le foglie, ricche di tannini, anticamente erano usate per la concia delle pelli, mentre i rami sono usati, ancora oggi, come verde ornamentale.
Il legno di Lentisco è apprezzato per lavori di intarsio, per il suo colore rosso venato, mentre in passato veniva usato per produrre carbone vegetale.
Ancora oggi è apprezzato per alimentare i forni a legna delle pizzerie, in quanto la sua combustione permette di raggiungere alte temperature in tempi rapidi.
L’olio dei semi di Lentisco è chiamato olio di Shina e viene utilizzato per cucinare.
La gomma mastice di Chio è stata utilizzata come medicina tradizionale negli ultimi 2500 anni, soprattutto nei disturbi gastro-intestinali, per ridurre l’acidità di stomaco e proteggere il rivestimento dello stomaco e dell’intestino; aiuta anche ad avere effetti antibatterici e ridurre il gonfiore.
Altre proprietà benefiche del mastice di Chio sono state dimostrate nella guarigione delle ferite, nelle infiammazioni della pelle, nella riduzione dei lipidi plasmatici e dello zucchero nel sangue e nell’igiene orale.
Quindi, negli ultimi anni, è ampiamente utilizzata nei prodotti medicinali, negli integratori alimentari e nei cosmetici, oltre ad essere diventata oggetto di studio, anche nel campo della Farmacotecnologia.
Nell’antico Egitto, il Mastice era chiamato la “ Fragranza che piace agli Dei. “

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In Esoterismo, il Lentisco chiarifica, accelera, illumina e favorisce la concentrazione.
Cotto in dose di 2 a 1 con Rosmarino, è considerato un aiuto per lo studio, ed è una buona base per vari tipi di incenso per la Magia cerimoniale.
Incenso magico cerimoniale
∅ 3 parti di Incenso di Benzoino
∅ 1 parte di Mastice di Chio
∅ 1 parte di Legno di Sandalo indiano
Questa formula è tipica delle ricette tipo “grimorio” e può essere utilizzata in lavori magici generali, per aumentare il potere e purificare l’area.

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Il Mastice viene bruciato nelle operazioni magiche in cui si desidera la manifestazione di uno spirito.
Viene anche usato come incenso per aiutare i poteri psichici ed è stato a lungo dissolto e utilizzato in pozioni per la lussuria, da maghi e streghe in Medio Oriente.
Aggiunto a qualsiasi incenso, il mastice conferisce potenza e potere.
Col suo etereo profumo, è l’ideale nella contemplazione e nella meditazione; le fumigazioni con smudge di Lentisco conferiscono facoltà chiaroveggenti, perché potenziano l’intuito e favoriscono le visioni.
Nella “Chiave di Salomone”, celebre trattato di Magia Talismanica ed evocazioni diaboliche, il Mastice di Chio viene indicato come il fumo più efficace per le operazioni magiche governate da Mercurio, in quanto avente la capacità di unire pezzi separati in un tutto più grande.

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